Crosetto, stop alla guerra dei 30 anni tra magistratura e politica: ora un patto istituzionale e nuovi equilibri
Il caso Almasri segna l’apice di uno scontro che il Corriere della sera che ha intervistato il ministro Crosetto stigmatizza nella locuzione “la guerra dei Trent’anni”: una definizione che lo stesso titolare del dicastero della Difesa argomenta ricostruendo esegesi e passaggi nodali di un gioco di forze e di equilibri tra magistratura e politica in corso da tempo. Non è un caso allora se, proprio nel giorno in cui Nordio e Piantedosi interverranno in Aula sul rimpatrio del libico, il ministro della Difesa Guido Crosetto lancia una proposta per una tregua: perché nella ricerca di un’alchimia complessa, l’enzima imprescindibile è proprio l’equilibrio.
Crosetto, l’analisi sul rapporto tra politica e magistratura: “La guerra dei 30 anni”
Ci vorrebbe – spiega Crosetto al Corriere della sera – un «grande patto istituzionale» tra poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) per far cessare «la Guerra dei Trent’anni. Modernizzare le strutture dello Stato. E rendere l’azione del governo più rapida, efficiente». Un patto – sottolinea il quotidiano di via Solferino – che riesca a contrastare le autocrazie che vanno a manetta, contro «vecchi meccanismi», quelli delle democrazie, costruiti decenni fa.
«I giudici sono gli unici che, se sbagliano, non pagano dazio»
Non un redde rationem, insomma, esattamente il contrario: un piano per lo stop alla guerra giudici-governo. Una road map, quella proposta da Crosetto, in cui – spiega il ministro – «non vedrei scandalo a tornare alla responsabilità civile». Del resto, aggiunge anche, «i giudici sono gli unici che, se sbagliano, non pagano dazio». Un tema sensibile, quello che il ministro affronta nell’intervista sugli scontri attuali fra politica e toghe, che tra aspetti latenti e criticità endemiche, non coglie certo di sorpresa Crosetto che infatti si dice non «particolarmente colpito da ciò che accade. Lo riscontro da trent’anni». Ma, precisa anche, «non parlo di atteggiamenti della magistratura in generale, ma di sue frange, pezzi di correnti che pensano che il potere legislativo ed esecutivo debbano essere sottoposti a una sorta di controllo e autorità morale che si sono auto-attribuiti, tenendo sotto scacco gli altri».
Crosetto, tra politica e magistratura la storia di uno scontro e di un equilibrio da rifondare
E allora, venendo al caso Almasri, per Crosetto questo è «un piccolo pezzo del puzzle, pur clamoroso. Non esiste automatismo nell’iscrivere sul registro degli indagati un premier, ministri, un sottosegretario! Esiste sempre la possibilità del magistrato di valutare i fatti come deve. Tanto varrebbe eliminare la norma dell’obbligatorietà dell’azione penale: ognuno di loro la usa come gli pare». Per questo, a stretto giro, il ministro parla di quello che definisce «il vero potere che io temo, da parte dei magistrati: la capacità di distruggere la reputazione di una persona. Migliaia di cittadini sono sottoposti alla gogna di indagini, magari anche di condanne che poi, dopo anni, finiscono in assoluzioni».
La questione della terzietà del giudice
«Nel mentre – prosegue – la loro vita è stravolta. Non parlo di Berlusconi, ma di esponenti di tutti i governi, da Renzi a Mastella, da Calogero Mannino alla Boschi, fino all’ex deputato del Pd Stefano Esposito». Una casistica che va anche ben oltre questi singoli casi, spia, secondo il Crosetto, del fatto che «c’è un problema di responsabilità, non solo nei confronti di terzi, ma verso sé stessi e verso il ruolo fondamentale che dovrebbero svolgere in democrazia: la terzietà del giudice».
Sulla necessità di reintrodurre l’immunità parlamentare
Ed è a questo questo punto della disamina che Crosetto ribadisce la necessità di reintrodurre l’immunità parlamentare. «Lo dico io che non sono parlamentare e non ne usufruirei, ma se la nostra Costituzione è considerata “la più bella del mondo”, perché quella è l’unica parte che è stata cassata? Era uno dei capisaldi dell’equilibrio tra poteri. In tutte le nazioni chi esercita funzioni così delicate gode, finché dura il mandato, di una protezione».
La separazione delle carriere
Mentre, sulla separazione delle carriere per i magistrati, il ministro della Difesa evidenzia che «a differenza di molti, io mi preoccupo anche della possibilità che questa riforma possa creare “caste” ancora più chiuse e forti, come dice Marcello Pera. Il punto vero, però, è un altro», aggiunge anche Crosetto: «Può un governo avere il potere di decidere in fretta, stando al passo con i tempi, sempre più rapidi, delle scelte? Lo fa Trump, ma anche autocrazie che oggi si muovono con disinvoltura e ci scavalcano. Possono decidere in un giorno. Noi in tre anni».
«Vorrei, che ogni potere avesse i suoi compiti e limiti»
Per questo, ribadisce, «vorrei, che ogni potere avesse i suoi compiti e limiti. Non solo un esecutivo rapido, e pronto a decidere, ma un Parlamento non ridotto, come è da troppi anni, a fare il passacarte di decreti legge, bensì un organo “davvero” legislativo e di controllo. Negli Usa, il presidente può decidere su alcune materie, ma è sottoposto all’approvazione del Senato su molte altre. Chi si presenta davanti al Senato Usa — militare o industriale che sia — trema: deve dare testimonianza di verità. Lì c’è davvero la rappresentanza e la forza di un Paese. In Europa, per anni, ci siamo illusi che i nostri temi indirizzassero il mondo, impiccandoci a regole che sono già obsolete. Penso al cambiamento climatico. Intanto, gli altri se ne sono infischiati e sono andati avanti. La democrazia è fatta di decisioni, controlli, sanzioni, se serve. Non immobilismo».
L'articolo Crosetto, stop alla guerra dei 30 anni tra magistratura e politica: ora un patto istituzionale e nuovi equilibri sembra essere il primo su Secolo d'Italia.