Sanremo, Cristicchi all’Ariston con stoccata a Amadeus e un brano da 5 anni nel cassetto: torna il cantautorato finalmente
Simone Cristicchi torna sul palco di Sanremo, con tutto il carico emozionale dei suoi testi e l’amore per il cantautorato che, riconosce tra mestizia e intraprendenza comunicativa, «è stato meno considerato in passato». Una stoccatina in punta di fioretto alle precedenti edizioni del Festival targate Amadeus, decisamente più attente a sonorità orecchiabili e a testi di facile presa sul pubblico giovanile.
Sanremo, Cristicchi torna al Festival in nome del cantautorato, «meno considerato in passato»
«Il mio è un colore all’interno di questo mosaico che Carlo Conti ha voluto creare. Sono contento e lo ringrazio per aver riportato i cantautori a Sanremo. Ci sono artisti meravigliosi», ha voluto sottolineare Simone Cristicchi incontrando la stampa a Milano in occasione della sua partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Quando sarai piccola. Osservando a stretto giro – e assestando un’ulteriore stilettata alle precedenti edizioni della kermesse –: «Con Lucio Corsi, la vera novità, e Brunori Sas, ci sentiamo in una sorta di riserva indiana – ha commentato pungente il cantautore – ed è una novità al Festival: negli ultimi anni il cantautorato è stato meno considerato e oggi su quel palco portiamo avanti la bandiera di chi ci ha insegnato a scrivere le canzoni».
Un brano che ha una forza emotiva potentissima dedicato alla madre anziana
Poi, vendendo al suo brano, quello che proporrà all’Ariston nell’annata del suo ritorno, spiega: «Io ed Amara non abbiamo scritto la canzone perché puntavamo a Sanremo, ma facendola ascoltare ad amici e conoscenti ci rendevamo conto che aveva una forza emotiva potentissima e tuttora succede così. Ci è voluto tanto tempo per cesellare questi versi, non è stato facile scriverli per me», confessa Cristicchi alla stampa incontrata a Milano in occasione della sua partecipazione al prossimo Festival di Sanremo con il brano Quando sarai piccola, dedicato alla madre anziana.
«Ci eravamo concentrati sulla tenerezza – ha spiegato –. Sul prendersi cura di una madre anziana che torna bambina. E ho sentito l’importanza di inserire quel senso di impotenza di fronte a questa trasformazione della vita e quindi la rabbia. C’è un verso che dice “c’è quella rabbia di vederti cambiare”… e a me capita spesso di arrabbiarmi per quello che è successo. Faccio fatica ad accettarlo».
Sanremo, Cristicchi: «Non puntavo al Festival, ma questo è un brano che racconta la vita vera»
Difficile toccare le corde dell’emozionalità senza risultare compiacente o, peggio ancora, patetico. Ma Criticchi non ha paura di osare su temi e perole: e nel corso della sua carriera cantautoriale lo ha ampiamente dimostrato fin qui. Così, ancora una volta, si ritrova a decodificare impegno e talento profuso nei suoi testi, asserendo come ha fatto oggi: con questa canzone «ho cercato di non essere retorico, ci vuole un attimo a scadere nel patetico. Questo è un argomento che bisogna trattare con i guanti di velluto».
Il brano, in effetti, come ha ricordato Cristicchi, «era fermo in un cassetto da 5 anni e aspettava il momento giusto per essere cantato a milioni di persone. È vita vera, vissuta ogni giorno. Ed è per questo che io mi sento nudo su quel palco, perché racconto di qualcosa che mi succede quotidianamente». E non a caso, è costretto ad ammettere lo stesso autore, con la pubblicazione del titolo «mi sono arrivate migliaia di mail e messaggi di persone toccate da questo argomento», ha confessato.
«Ho cercato di non essere patetico, in centinaia mi hanno scritto»
Un’attenzione alle pieghe della vita, alle fragilità dell’esistenza, alla vulnerabilità di fragili e anziani, Cristicchi torna sulla scena con il suo carico di emozioni in musica e parole. E ci tiene a precisare: «La mia attitudine verso i fragili la avevo sin da bambino. Se non avessi trovato lo sfogo dell’arte sarei stato un uomo molto violento e chiuso in me stesso», rivela alla platea di giornalisti. Poi aggiunge anche: «Ho passato due anni della mia vita in camera, chiuso a disegnare – ha spiegato –. Rifiutavo qualsiasi forma di aiuto e gli unici amici erano questi personaggi colorati e divertenti che inventavo per farmi compagnia. Se non avessi trovato questa valvola sarei ancora chiuso in una stanza. La mia cura sono state la musica e l’arte, che hanno curato questa mia ferita profonda».
Sanremo, Cristicchi: «Il mio superpotere all’Ariston? Essere fedele a me stesso»
Ma, aggiunge anche: «Conosco bene le dinamiche del Festival, sento di essere fedele a me stesso e questa è la mia corazza, il superpotere più grande che posso portare lì”. Simone Cristicchi non ha dubbi. Pacato, misurato, chiarissimo. Il cantautore romano si prepara a portare tutta la sua sensibilità al festival di Sanremo con ‘Quando sarai piccola’, una canzone che racconta la fragilità di una madre malata, la sua Luciana, tornata bambina dopo essere stata colpita nel 2012 da una grave emorragia cerebrale. Lui era in autostrada di ritorno da un concerto, i medici non avevano lasciato speranze: la signora era morta clinicamente, fin quando si è risvegliata. «Non era la stessa Luciana di prima – dice il cantautore –. L’anima è intrappolata in una corazza che non le permette di fare granché o di esprimersi correttamente».
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