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All’armi, siam l’Europa. Arriva l’onda d’urto di Trump: la “pacifista” Ue avvia la difesa comune

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All’armi, siam l’Europa. La svolta sembra essere vicina, sul fronte della difesa comune. Massima flessibilità nei conti per favorire la spesa per la difesa e fermezza nella risposta contro eventuali attacchi commerciali da parte del presidente americano, Donald Trump. Sono i due principali messaggi con cui la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è presentata ieri sera ai giornalisti al termine del ritiro informale dei leader di ieri sera al Palais d’Egmont di Bruxelles.

Sembrano cadere nel vuoto invece le richieste di chi avrebbe voluto anche uno strumento di debito comune per finanziare la produzione di armamenti. La riunione informale del Consiglio europeo di ieri segna un avvicinamento delle posizioni: come ha sintetizzato il primo ministro portoghese Luis Montenegro, su come reperire i fondi necessari alla difesa “tutti gli Stati membri sono avanzati” nella loro posizione, che “non è ancora consensuale”, convergendo sulla direzione di massima: “In primo luogo, essere rapidi. In secondo luogo, avere gli strumenti per essere rapidi, in particolare dal punto di vista finanziario”.

L’Europa accelera sulla difesa comune

“Per molti anni abbiamo investito troppo poco nella difesa”, ha sottolineato nel breafing finale con la stampa Ursula von der Leyen. “Inoltre, stiamo lavorando con la Banca europea per gli investimenti per aumentare la flessibilità delle pratiche di finanziamento. La Bei è disposta a farlo e, giustamente, sottolinea che ha bisogno di progetti di punta concreti sul tavolo. Naturalmente, abbiamo bisogno anche di maggiori finanziamenti privati. Dobbiamo avviare un dialogo con il settore bancario privato affinché modernizzi le sue pratiche di finanziamento”, aggiunge von der Leyen.

Dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è arrivata dunque un’apertura significativa, a soli venti giorni dalle elezioni politiche in Germania: nell’Ue “c’è grande urgenza di aumentare la spesa per la difesa, e per questo servono prima di tutto più fondi pubblici – ha detto – sono disponibile a esplorare e userò tutta la gamma disponibile della flessibilità nel nuovo patto di stabilità e crescita, per consentire un significativo aumento nella spesa per la difesa”. La riunione è la prima “esclusivamente” dedicata alla difesa da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina, quasi tre anni fa: nei quattro anni della presidenza di Joe Biden i leader Ue, dopo aver tirato un sospiro di sollievo per la sconfitta di Donald Trump, non avevano mai sentito il bisogno di parlarne in maniera così approfondita.

Ora che Trump è tornato alla Casa Bianca, l’onda d’urto a Bruxelles è arrivata. Eccome. “Dobbiamo fare di più, meglio, in modo più forte, veloce e insieme”, esorta il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa. I leader, spiega, hanno convenuto di concentrarsi “sulle lacune più critiche tramite il lavoro dell’Agenzia europea per la difesa, in piena coordinazione con la Nato, focalizzandosi sulle aree in cui l’Ue offre un valore aggiunto evidente. Chiare priorità sono la difesa aerea e missilistica, missili e munizioni, mobilità militare e risorse strategiche”.

Il declino dei Paesi Frugali

La riunione di ieri ufficializza il rapido declino, se non la definitiva scomparsa, del fronte dei Paesi Frugali, che all’epoca di Next Generation Eu si batterono fieramente per ottenere contropartite agli aiuti concessi ai Paesi meridionali più colpiti dalla pandemia di Covid-19, dando via libera dopo quattro giorni di summit e solo a fronte di sostanziosi ‘rebates’, sconti, sui contributi nazionali al bilancio Ue. I Frugali hanno perso tutto il fronte est, in particolare i Paesi Baltici che, direttamente minacciati dal ritorno dell’imperialismo russo, chiedono all’unisono forme comuni di finanziamento per la difesa.

Il presidente lituano Gitanas Nauseda, la premier lettone Evika Silina e il collega estone Kristen Michal si sono espressi nello stesso senso, aprendo esplicitamente a “prestiti congiunti” (Nauseda), “finanziamenti centrali” (Michal) ed emissione di “obbligazioni” (Silina) per finanziare la difesa del Vecchio continente. Il presidente lituano ha poi bocciato la linea della Commissione von der Leyen, che vorrebbe presentare un Libro Bianco, rinviando tutto al prossimo Quadro finanziario pluriennale 2028-2034. Le misure servono “oggi”, non “domani”, ha detto. Oggi mancava il premier olandese Dick Schoof, a causa di un’influenza, ma persino L’Aja, che pure vede come il fumo negli occhi idee quali un nuovo Next Generation Eu per la difesa, ha firmato, con altri 18 Paesi (tra cui figurano Italia, Francia e Germania) una lettera che invoca un ruolo maggiore per la Bei nei finanziamenti al settore.

Come ha osservato una fonte diplomatica europea, sarebbe opportuno che la Commissione rimuovesse ostacoli come gli obblighi Esg (ambientali, sociali e di governance), dato che finanziare la difesa è cosa diversa dall’investire nelle industrie “del porno o del tabacco”.

Trump e la minaccia dei dazi

Davanti a Donald Trump che continua a prendere l’Ue a martellate (ieri l’ha definita “un’atrocità”) e ne minaccia l’economia (i dazi arriveranno “assolutamente”), la risposta europea non è invece unitaria. Tutti si augurano di poter evitare una guerra commerciale con gli Usa, ma, al di là di questo, i toni usati dai leader sono piuttosto diversi. L’Italia è sulla linea del dialogo con gli Usa e si propone come mediatrice.

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