Dai parenti di Prodi alle “mogli di”: la polemica contro Arianna Meloni è l’ennesimo boomerang per la sinistra
Grande è la confusione sotto il cielo dell’opposizione, che ancora una volta si dimostra così a corto di argomenti da andare a pescare quello che non solo è più inconsistente più facilmente si può trasformare in un boomerang. L’ultimo esempio sono le polemiche sollevate in particolare da Italia Viva per le conclusioni della direzione nazionale di FdI affidate ad Arianna Meloni. «Sorellismo», ha accusato il capogruppo alla Camera, Davide Faraone, mentre Matteo Renzi sui suoi social ha scritto che «solo in Italia e in Corea del Nord la sorella del capo del governo chiude la direzione nazionale del partito invitando tutti a sostenere il capo del Governo».
Bignami: «Se Arianna non si chiamasse Meloni minimo sarebbe parlamentare»
«Ricordo quando facevamo attività nel movimento giovanile assieme. Se Arianna non si chiamasse Meloni minimo sarebbe parlamentare. Chiamandosi così ha ritenuto di fermarsi prima, proprio l’opposto del familismo», ha commentato il capogruppo alla Camera di FdI, Galeazzo Bignami, che ha avuto gioco facile nel sottolineare che «mi sembra che si facciano due pesi e due misure». «A Bologna abbiamo avuto Silvia Prodi consigliere regionale e Vittorio Prodi presidente della Provincia. Non mi sembra che da sinistra possano dare lezioni neanche su questo», ha chiarito nell’ambito di un’intervista al Giornale, per il resto tutta centrata sui temi politici sul tavolo, dal caso Almasri all’immigrazione, fino alla riforma della giustizia.
La differenza tra partito e istituzioni che sfugge ai renziani
Ma lo scivolone di Italia Viva per questi attacchi pretestuosi non riguarda solo la questione dei due pesi e delle due misure. La direzione di FdI, ha ricordato il deputato Antonio Baldelli, non è «evidentemente una seduta del Consiglio dei Ministri, un dettaglio che i deputati di Italia Viva, cui resta solo la polemica, potrebbero facilmente cogliere solo sfogliando un qualsiasi manuale di diritto costituzionale».
Quella domanda senza risposta: «Chi ha eletto in Parlamento mariti e mogli e fidanzati e fidanzate?»
E non è neanche il Parlamento, dove, come ricordato dal presidente della Commissione Trasporti di Montecitorio, Salvatore Deidda, a sinistra ci sono clamorosi casi di “ricongiungimenti familiari” tra i banchi. «Insultano, creano banner e immagini con la premier Giorgia Meloni con programmi di grafica con l’Intelligenza artificiale, entrano in merito alle nostre assemblee di partito come se Arianna Meloni fosse stata imposta come presidente del Consiglio e non fosse una militante e una dirigente che è cresciuta con noi da 35 anni. Questa è l’alternativa a Giorgia Meloni e ai Fratelli d’Italia?», ha commentato Deidda. «Su X ho chiesto al collega Davide Faraone se mi può elencare i partiti e le coalizioni che hanno eletto e portato in parlamento marito e moglie, fidanzato e fidanzata e compagno e compagna. Se parliamo di famiglie – ha concluso Deidda – meglio fare chiarezza».
Il boomerang sui social: «Infantilismo»
Allo stato attuale non risulta una risposta di Faraone sul punto. In compenso, sotto i post al veleno suo e di Renzi risultato numerose prese di posizione che confermano quanto la sortita sia stata un boomerang, da chi richiama il «giglio magico» a chi ricorda che Arianna Meloni è stata tra i fondatori di FdI, fino a chi chiede di essere risparmiato da «questi post infantili» e chi sbotta: «Sapete solo fare polemica, ma proposte zero. Continuate così! Bravissimi eh…».
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