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“Landini ha trasformato la Cgil nel surrogato di un partito”: Sbarra picchia duro. “Meloni sa ascoltare”

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Luigi Sbarra, 65 anni, in ossequio allo statuto del sindacato, lascia la guida della Cisl e la affida a Daniela Fumarola. Non prima di avere lanciato siluri a Maurizio Landini. “Io e Maurizio – dice Sbarra al Corriere della Sera-  abbiamo fatto tante battaglie comuni in questi anni. Ma noi abbiamo sempre valorizzato e ci siamo intestati i risultati del dialogo sociale con i governi Draghi e Meloni. La Cgil ha scelto la linea di uno scontro radicale, che si fatica a non definire ideologico; che trasforma e indebolisce la rappresentanza sindacale, trasformandola nel surrogato di un partito”.

Cosa può provocare tutto questo al sindacato rosso? Semplice: “Così – ragiona Sbarra- il sindacato rischia di diventare irrilevante“. Il segretario generale della Cgil, in fondo una sua “irrilevanza” se l’è già guadagnata. Il suo richiamo alla “rivolta sociale” a giudicare dal flop dello sciopero di inizio anno, non sembra attecchire. Vestire i panni di sindacalista per poi fare da traino alle opposizioni; e risvegliare quella galassia antagonista che infiamma le piazze contro il governo significa tradire la missione del sindacato. “La Cisl non ha mai fatto la stampella ad alcun governo. Landini, e non la Cgil che ha una storia fatta anche di grandi leader riformisti, ha invece una visione movimentista, antagonista, ancorata al Novecento: che pretende di scegliere le controparti in base al proprio credo ideologico e politico”, dice al Corsera il quasi ex capo della Cisl (il suo mandato scade il 20 febbraio del 2025).

Sbarra contro la “rivolta sociale” di Landini: “Il sindacato non deve incendiare le piazze”

Landini ha trasformato la Cgil nel surrogato di un partito, insiste Sbarra, dando a Landini, in sostanza, dell’irresponsabile:  «Il sindacato confederale rappresenta più di dieci milioni di persone in Italia. Non deve incendiare le piazze, perché ha una grande responsabilità collettiva. Bisogna lavorare per riformare il Paese, non per rivoltarlo; favorendo la coesione sociale, la partecipazione, stimolando la concordia nazionale come ci indica il capo dello Stato». Invece la lotta e lo spirito divisivo sono pane quotidiano della Cgil.

Sbarra: “Meloni ha saputo interpretare il sentimento del Paese”

Sbarra dà poi un giudizio equilibrato sul governo Meloni: «Ha saputo interpretare il sentimento del Paese tenendo i piedi per terra su asse atlantico, Ucraina, Europa e patto di Stabilità. Sulle politiche di sviluppo ha dimostrato di saper ascoltare: come confermano molti provvedimenti delle ultime tre manovre. Ma ora serve più dialogo, un contratto sociale tra governo, sindacato e sistema delle imprese sulle riforme da fare insieme: alzare i salari, tagliare le tasse al ceto medio, cambiare le pensioni, attuare il Pnrr, combattere la denatalità e la fuga dei giovani, investire in formazione, sanità e sicurezza sul lavoro, costruire una nuova politica industriale ed energetica. Un grande patto sociale da negoziare con chi ci sta». La dimostrazione che essere un sindacalista significa fare di tutto per comporre e non scomporre il paese.

Una cosa è lavorare davvero nell’interesse dei lavoratori, confrontandosi sempre con il governo di turno per garantire diritti e tutele. Altra cosa è scegliere, come ha fatto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, la via dello scontro sistematico, e ideologico, che porta a danneggiare i lavoratori. Un’altra prova: Landini, “a parole dice di voler difendere la contrattazione e poi non solo si oppone ai rinnovi contrattuali del settore pubblico; ma vuole affidare alla legge materie esclusive del sindacato come il salario, l’orario di lavoro o la rappresentanza. Una concezione subalterna del ruolo del sindacato rispetto ai partiti”, conclude Sbarra.

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