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Il libro. L’equivoco del sangue: un noir che illumina la storia dimenticata dell’Africa orientale italiana

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Nel cuore dell’Africa Orientale Italiana, tra le strade polverose di Asmara e le sue architetture razionaliste, si consuma un delitto che non è solo un enigma da risolvere, ma uno specchio che riflette le contraddizioni di un’epoca. Giorgio Ballario, con L’equivoco del sangue. La settima indagine del maggiore Aldo Morosini nell’Africa orientale italiana, conferma il suo talento nell’intrecciare una trama gialla avvincente con una ricostruzione storica impeccabile, in cui il colonialismo non è sfondo inerte, ma nervatura viva del racconto. Questo romanzo fa parte della collana pubblicata da Edizioni del Capricorno.

Il delitto che scuote Asmara

Dicembre 1937. Il duca d’Aosta, nuovo viceré d’Etiopia, è atteso nella capitale coloniale italiana, ma il vero evento che sconvolge la città è l’omicidio di Samya, domestica eritrea della facoltosa famiglia Bouchard. Il maggiore Aldo Morosini, richiamato bruscamente da Massaua, si trova a indagare su un caso che, squarcia non solo la carne, ma anche il velo patinato che avvolge la società coloniale italiana.  Morosini non è un semplice investigatore: è un uomo diviso tra la disciplina militare e le passioni che lo lacerano, un personaggio di rara profondità.

Un’Africa che respira tra le pagine

Ballario non si limita a scrivere un giallo: costruisce un’ambientazione che pulsa, brulica di odori, suoni e sapori, restituendo al lettore un’Africa che non è mai cartolina esotica, ma un palcoscenico in cui convivono modernità e arcaicità. Il suo contesto è un organismo vivo, con le sue ombre e le sue promesse, un crocevia di razze, culture, tensioni pronte a esplodere.

Oltre il giallo: il peso del sangue

Se la trama poliziesca tiene il lettore avvinto, il vero pregio del romanzo è la sua capacità di raccontare il colonialismo non con il filtro della nostalgia, ma con lo sguardo lucido di chi sa che ogni conquista porta con sé cicatrici profonde. L’equivoco del sangue è un titolo che pesa: il sangue è quello versato, quello che lega e separa, quello che la società coloniale vorrebbe ignorare ma che riaffiora, inesorabile. Samya non è una semplice vittima: il suo omicidio è il detonatore di segreti taciuti, ipocrisie che i coloni italiani preferirebbero seppellire.

Personaggi vivi, dialoghi taglienti

Bisogna riconoscere che è nella caratterizzazione dei personaggi che l’autore dà il meglio di sé. Morosini è un uomo diviso tra dovere e sentimento, tra l’amore epistolare per la sfuggente spia tedesca Erika Hagen e l’attrazione per Lucilla Santacroce, una “donna perduta” che si rivela ben più di un’amica. Accanto a lui, il fido maresciallo Barbagallo e lo sciumbasci Tesfaghì, figure che aggiungono profondità e colore alla narrazione. I dialoghi, asciutti e incisivi, cesellano con precisione i rapporti di forza, i pregiudizi, le dinamiche sociali di un’epoca che, pur lontana, continua a riverberare nella nostra Storia recente.

L’equivoco del sangue: Un romanzo necessario

Giorgio Ballario firma un’opera che non si limita a intrattenere. È il settimo episodio di una serie che mette in discussione certezze e che impone domande. La sua accuratezza storica è pari alla sua capacità di tessere un intreccio solido, senza mai scivolare nel didascalico. Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, ma che resta a lungo nella memoria, come il ricordo di un passato che viene seppellito dai più ma che continua a scorrere nelle vene della Storia d’Italia.

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