Li Gotti uomo di destra? Lo smentisce personalmente: «Mi sento di sinistra e voto Pd»
Forte della popolarità ritrovata grazie all’esposto contro il premier Giorgia Meloni, i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano, l’avvocato Luigi Li Gotti, già sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi, s’è guadagnato una partecipazione al programma di Rai Radio1 Un giorno da pecora, condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. E ha smentito personalmente tutte quelle voci della sinistra che lo hanno presentato come un uomo di destra per sostenere la tesi che l’attacco al governo non arrivasse dalle loro parti. «È vero che ha fatto parte del Msi?», gli hanno chiesto i conduttori. «Quando ero ragazzo», ha risposto Li Gotti, che oggi ha 78 anni e che ha poi spiegato che il partito cui si sente più vicino è il Pd.
Li Gotti smentisce la tesi dell’uomo di destra: «Mi sento di sinistra, voto Pd»
«Attualmente mi sento di sinistra», ha ammesso Li Gotti, chiarendo che «non voto a destra dalle politiche del 1994». Dunque, i trascorsi nel Msi risalgono, presumibilmente, a non meno di 40 anni fa e l’ultimo voto a destra a 31 anni fa, mentre oggi «l’unica collocazione che riesco a vedere meno lontana da me è il Pd, che ho votato alle politiche e alle europee». E fa niente che, per sua stessa ammissione, «Meloni è una buona comunicatrice, che sa parlare in modo molto sciolto», mentre «la Schlein ogni tanto si impapocchia».
Le battute stantie contro Ignazio La Russa
Se non fosse bastato, l’avvocato, che nella sua carriera professionale è passato alle cronache principalmente per aver difeso pentiti di mafia come Tommaso Buscetta e Giovanni Brusca, ha ritenuto di rincarare la dose riservando battute stantie alla seconda carica dello Stato, “colpevole” di aver evidenziato che lo scontro non è con la magistratura ma con l’autore dell’esposto. «Come risponde a La Russa?», hanno chiesto ancora i conduttori di Un giorno da pecora. «È una persona educata, che mi vuol dare, l’olio di ricino?», ha detto Li Gotti, che, incalzato, ha aggiunto «e che devo fare? Manganelli non penso di meritarmene…».
Il commento sulla scelta del governo di Giulia Bongiorno come avvocato
«Come valuta la scelta da parte di Meloni di avvalersi dell’avvocato Giulia Bongiorno per la difesa?», gli è stato chiesto ancora. «È un bravissimo avvocato. Mi è dispiaciuto che non sia stato nominato un mio carissimo amico, Giuseppe Valentino, c’era posto anche per un secondo avvocato», ha risposto Li Gotti, tirando in causa, a freddo, il presidente della Fondazione An, universalmente riconosciuto come un galantuomo sul piano umano e come un eccellente avvocato sul piano professionale. È francamente di scarso interesse mettersi a cercare di interpretare questa sortita, ma certo non può sfuggire a Li Gotti il significato – anche – politico della nomina di Bongiorno: la maggioranza marcia compatta anche in questo frangente.
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