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Secolo d'Italia.it
Январь
2025

“Troppo vicina a Trump, va fermata”. Spuntano “manine tedesche”e giudici furbi nel caso Almasri

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Il dubbio è lecito e lo ha sollevato, oggi, in prima pagina, “Il Giornale“: esiste una manina internazionale, diciamo europea, meglio se tedesca, con la sponda della Corte Penale dell’Aja, per mettere in difficoltà il governo Meloni invitando l’Italia ad arrestare il libico Almasri dopo che questi aveva scorrazzato ovunque senza che nessuno si ponesse benché minimamente il problema?

Il tentativo di mettere in difficoltà Meloni “amica” di Trump

Mistero della fede, nei giudici. Ma intanto, è lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani a far notare come sia “certamente singolare l’atteggiamento della Corte penale internazionale, visto che questo signore che noi abbiamo espulso girava per l’Europa da parecchio tempo”. “Perché non si è intervenuto prima?”, dice il vicepremier, che aggiunge: “Bisognerebbe chiedere alla Corte penale internazionale perché non ha chiesto alla Germania di fermare Almasri, visto che girava per l’Europa indisturbato. Guarda caso, quando è arrivata in Italia c’è stata una richiesta, e fatta male”. Intanto, il governo è sotto indagine, e qualcuno, all’estero, e non solo in Italia, gode.

La tesi del “Giornale” è più esplicita: l’indagine sul torturatore libico nascerebbe per fermare Giorgia Meloni, «troppo stabile, troppo influente, troppo forte in Europa e troppo vicina» a Donald Trump. Una fonte anonima dice a Fausto Biloslavo – noto inviato all’estero del “Giornale” – che «in prima battuta c’è un disegno, una strategia, per mettere in crisi le relazioni fra Roma e Tripoli, ma danno fastidio anche la stabilità del governo italiano e le iniziative in Africa e Medio Oriente». Dietro ci sarebbero «la Germania e la Corte Penale Internazionale». E ci sarebbe anche una campagna in atto via Telegram e social fatta di pubblicazione di documenti riservati della procura di Tripoli su contatti tra i servizi segreti italiani e i trafficanti di uomini dal 2017, quando c’era il governo Gentiloni.

Tutto quello che non torna nella vicenda Almasri

Il Giornale“, a conferma della sua tesi, pubblica anche le fotocopie dei passaporti diplomatici di agenti italiani, tra cui il capo dell’Aise Giovanni Caravelli, ipotesi di boicottaggi al blocco dei flussi dalla Libia, interessi francesi rispetto ai grandi giacimenti petroliferi che dovrebbero venire affidati ad un consorzio con l’Eni capofila a discapito della Total francese, logiche di paesi europei non difesi dalle rispettive intelligence. Poi c’è l’atto della Cpi, del 18 gennaio, quando l’avviso di arresto viene esteso dalla Corte de L’Aja a Belgio, Regno Unito, Austria, Svizzera e Francia. Ma non all’Italia dove, secondo il Giornale, i tedeschi sapevano che si era diretto Almasri. Alle 22.55 del 18 gennaio la Corte chiede all’Interpol di sostituire la blue notice con quella rossa, massima allerta. Nonostante il parere contrario della giudice messicana, Maria del Socorro Flores Liera, aveva votato contro l’arresto rispetto agli altri due magistrati. Ma la Cpi, a quel punto, aveva già deciso, a maggioranza: incastrare l’Italia?

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