Sette anni senza Pamela Mastropietro, la diciottenne violentata e uccisa: Macerata la ricorda oggi
Sette anni. Tanto è passato dal giorno in cui il corpo fatto a pezzi di Pamela Mastropietro venne ritrovato in due trolley abbandonati alla periferia di Macerata. Un delitto che sconvolse l’Italia e che la città ha voluto ricordare con una cerimonia sobria ma carica di significato ai giardini Diaz, promossa dall’Amministrazione comunale.
Una camelia per dare un messaggio di nuova vita
Davanti alla targa commemorativa posizionata quattro anni fa, è stata piantata una camelia bianca. Un simbolo di vita in risposta alla morte brutale che la ragazza ha dovuto subire. «Davanti alla violenza di chi distrugge, noi piantiamo una nuova vita — ha detto il sindaco Sandro Porcaroli — che il suo ricordo possa generare speranza nel solco dei valori positivi della vita». Il vescovo di Macerata, monsignor Nazzareno Marconi, ha poi guidato un momento di preghiera, a cui hanno preso parte le autorità civili e militari.
Un tributo alla memoria e una responsabilità collettiva
Il dolore non si è dissolto con il tempo, e lo si è percepito nelle parole di chi è intervenuto. «Questi fatti non devono accadere mai più», il monito di Lorella Benedetti, presidente del Consiglio delle Donne di Macerata. Parole che trovano eco nel vice sindaco e assessore alle Politiche sociali e pari opportunità, Francesca D’Alessandro: «I giardini Diaz sono un luogo di vita, un punto di incontro per tanti giovani. Oggi il nostro pensiero va a Pamela e a tutti i nostri ragazzi, perché la tragedia che l’ha colpita non sia dimenticata e perché le istituzioni si assumano la responsabilità di proteggerli».
Poi, il momento più toccante. In collegamento telefonico, Alessandra Verni, la madre della 18enne. «Vorrei che mia figlia fosse ricordata anche davanti alla palazzina di via Spalato, dove è stata uccisa. Che ci sia una benedizione anche lì».
La giustizia conferma l’ergastolo per Oseghale
Sul piano giudiziario, la giustizia si è espressa. Due settimane fa, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso straordinario presentato dagli avvocati di Oseghale, già condannato all’ergastolo per l’omicidio di Pamela. La Suprema Corte ha confermato che il nigeriano approfittò della giovane in condizioni di vulnerabilità, abusò di lei e la uccise quando la giovane tentò di reagire.
«Sono contenta, sollevata. Spero solo che Oseghale resti in carcere e che non possa più fare del male a nessuno», dice la mamma. Dall’altra parte, la difesa continua a contestare la ricostruzione giudiziaria, affermando che la ragazza aveva accettato volontariamente il rapporto sessuale prima di essere condotta in via Spalato. La Cassazione, però, ha respinto ogni tentativo di revisione: la violenza e l’omicidio rimangono tali, così come il destino del condannato, che sconterà la sua pena nel carcere di Ferrara.
Un nome che non deve svanire
In un’Italia dove la cronaca spesso divora il passato, riducendo le tragedie a date da archiviare, oggi a Macerata è successo qualcosa di diverso. La città ha scelto di guardare in faccia il dolore e di trasformarlo in impegno contro simili ingiustizie.
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