ru24.pro
Secolo d'Italia.it
Январь
2025

E Fini disse: “La nostalgia di An non serve”. Al convegno per i 30 anni di Fiuggi si parla di futuro

0

Ignazio La Russa le ha definite «sliding doors»: tutte quelle occasioni in cui la destra, dall’immediato dopoguerra in poi, si è trovata di fronte a momenti determinanti per la propria storia. Occasioni che, una dietro l’altra, questa parte politica ha saputo cogliere fino ad arrivare al governo della Nazione, facendo leva su due punti qualificanti: la ferma determinazione a farsi «partito degli italiani» e la «capacità di osare», di rischiare scommettendo sul futuro, anche quando le circostanze potevano indurre ad adottare una linea di prudenza. Con questo spirito crebbe il Msi, con questo spirito si celebrò la svolta di Fiuggi, con questo spirito è nato FdI. Ed è in nome di questo spirito che il fondatore di An, Gianfranco Fini, mentre si celebravano i 30 anni di An ha avvertito che «la nostalgia di Alleanza nazionale non serve».

I 30 anni di Alleanza nazionale: una storia che guarda al futuro

La Russa e Fini sono intervenuti al convegno “Alleanza Nazionale. A 30 anni dalla nascita della destra di governo”, organizzato a Palazzo Madama dalla Fondazione Tatarella, con il patrocinio del Senato e in collaborazione con la Fondazione An e il Secolo d’Italia. Con loro c’erano il presidente della Fondazione An, Giuseppe Valentino, il deputato e responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, il ministro Adolfo Urso, i giornalisti Stefano Folli e Antonio Polito e il vicepresidente della Fondazione Tatarella, Fabrizio Tatarella, e il direttore scientifico della Fondazione An, Francesco Giubilei, che hanno introdotto il dibattito.

Fini: «La nostalgia di An non serve»

«La nostalgia deve essere quella del futuro», ha detto Fini, aggiungendo che «quello che serve è avere il coraggio di osare, di rischiare, di dimostrare con i fatti che vale ancora il punto di partenza: lo faccio perché ci credo». E non può essere un caso che quella «nostalgia del futuro» citata dal fondatore di An sia una formula tanto simile alla «nostalgia dell’avvenire» così cara al Msi.

La Russa: «Noi sempre a testa altissima»

La Russa, cui sono state affidate le conclusioni dei lavori, ha ricordato che il primo slogan voluto da Meloni per FdI è stato «a testa alta». E «la nostra caratteristica ieri come oggi e spero domani è quello di guardare al nostro presente e al nostro passato a testa non alta, ma altissima», ha detto La Russa, rivolgendo alle Fondazioni An e Tatarella l’invito a pubblicare le tesi di Fiuggi.

La scommessa di Pinuccio Tatarella sulla generazione che sarebbe venuta

Il senso di una storia che è proseguita nel corso dei decenni, passando per innumerevoli “sliding doors”, è stato il filo conduttore di tutti gli interventi, segnati inevitabilmente anche dall’omaggio alla memoria di Pinuccio Tatarella, che – ha ricordato il nipote Fabrizio – sapeva che i semi gettati a Fiuggi sarebbero maturati pienamente con la generazione successiva. Del resto, come ha ricordato Valentino, per le generazioni precedenti la destra al governo dell’Italia era più di un sogno, era «una sorta di utopia». E ciononostante tutti lavorarono credendoci fino in fondo, nella convinzione profonda che quella fosse la scelta giusta, che lì si incarnasse l’amore per la patria.

Donzelli: «Mai fatto scelte perché ce lo chiedeva la sinistra»

Donzelli ha ricordato le parole di Giorgia Meloni che la sera della vittoria dedicò il risultato «a tutti quelli che ci hanno preceduto e non hanno potuto assistere a questo momento». I numerosi dirigenti e parlamentari noti, ma anche, soprattutto, le migliaia di militanti che negli anni hanno fatto la destra – senza che i più ne conoscessero il nome – con quello slancio volontaristico che è sempre stato uno dei tratti maggiormente distintivi di chi sceglieva questa parte, a lungo additata come “sbagliata”. Colpevolizzata, guardata con sospetto, giudicata sempre indietro anche di fronte a scelte come quella di Fiuggi. «Ma la destra non ha mai fatto cambiamenti perché lo chiedeva qualcuno, non li ha mai fatti perché lo chiedeva la sinistra, ma perché li riteneva giusti», ha rivendicato Donzelli.

Polito ha ricordato che nonostante tutte le aperture, nonostante le famose “tesi”, nonostante tutto, nel 1995, c’era chi continuava a giudicare la destra inadatta, le sue scelte sempre non sufficienti a portarla nella modernità. E, ha ricordato, sono gli stessi che oggi lo dicono di FdI, rivalutando invece An. Un modo «stucchevole di giocare con la storia», ha avvertito il giornalista, sottolineando che il messaggio di Meloni in occasione del Giorno della memoria di quest’anno chiude qualsiasi partita intorno all’uso strumentale dell’antifascismo.

Urso e la missione della destra di governo: «Siamo nella terza fase»

E se Tatarella, ripercorrendo le conquiste fatte ha detto che «manca un ultimo passaggio: l’elezione di un presidente della Repubblica, proveniente dalla destra italiana», è stato Urso a spiegare in quale fase si trova oggi la destra. «La prima fase è stata An, con la nascita della destra di governo; la seconda con Giorgia Meloni e la destra al governo; la terza fase è la destra al governo dell’Europa», per cui oggi si creano le condizioni e che vale una partita che travalica anche i confini dell’Unione e dello stesso Vecchio continente. La vera sfida cui è chiamata oggi la destra italiana è quella della difesa dei «valori dell’Occidente, minacciati da altri attori globali». Urso ha ricordato che una volta si diceva che senza democrazia e libertà non ci può essere crescita economica e ha chiamato a testimone la Cina per dimostrare che non è così. «Si può tornare indietro nella storia», ha avvertito il ministro, sostanzialmente avvertendo che il compito più alto della destra in questa fase storica è continuare a essere baluardo del futuro, come è sempre stata.

L'articolo E Fini disse: “La nostalgia di An non serve”. Al convegno per i 30 anni di Fiuggi si parla di futuro sembra essere il primo su Secolo d'Italia.