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Secolo d'Italia.it
Январь
2025

Selena Gomez, le lacrime isteriche e l’ipocrisia del jet set: quando le star miliardarie si scoprono martiri

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Che cos’è peggio di un video strappalacrime di una celebrità? Un video strappalacrime di una celebrità che, nonostante miliardi di dollari a disposizione, si limita a piangere davanti alla telecamera. L’icona del pop e attrice miliardaria Selena Gomez lascia ai suoi 422 milioni di followers il suo pianto isterico, che pubblica e poi rimuove. Perché? Perché Trump ha ordinato e attuato il rimpatrio dei migranti illegali presenti ancora sul suolo americano. «Tutta la mia gente è sotto attacco. I bambini, non capisco. Mi dispiace così tanto. Vorrei poter fare qualcosa», dice singhiozzando la celebrity. Ma è davvero questa l’immagine di il mondo ha bisogno?

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La risposta dello zar dei confini

Mentre la star sciorina il suo dramma esistenziale, Tom Homan, lo zar dei confini dell’amministrazione Trump, non perde un attimo a rispondere a tono davanti a questo inutile piagnisteo. «Ho incontrato centinaia di madri e padri Angel separati dai loro figli perché hanno dovuto seppellirli, uccisi da immigrati illegali», rilancia in un’intervista a Fox News.

«Abbiamo mezzo milione di bambini vittime di tratta sessuale in questo Paese, separati dalle loro famiglie, messi nelle mani dei cartelli criminali per essere contrabbandati qui. Questa amministrazione non riesce a rintracciarne oltre 300.000. Dove sono le lacrime per loro?», incalza Homan. E conclude, dicendo che, se ciò alla signora Gomez non piace, «allora vada al Congresso e cambi la legge. Faremo questa operazione senza scuse. Renderemo la nostra comunità più sicura».

Un’altra puntata dell’ipocrisia progressista

Ogni volta che Trump nomina i confini, la sinistra statunitense e d’oltreoceano  impazzisce, ma le retate dell’Ice degli ultimi giorni stanno veramente scatenando una tempesta mediatica e la corsa per raccogliere anche un briciolo di attenzione. E visto che dei politici dem l’America se ne frega, questi mandano avanti star e influencer pronti a raccogliere like, trasformando il dibattito in uno spettacolo emotivo. Più di 1.100 arresti sono stati effettuati in una settimana, colpendo immigrati irregolari con precedenti penali. Per Homan, queste operazioni sono essenziali per la sicurezza nazionale: «In più, i casi di overdose da fentanyl diminuiranno. La tratta sessuale di donne e bambini diminuirà. Ne vale l’investimento», ha sottolineato.

Ma per Gomez, sembra che l’impatto umano delle deportazioni conti più di tutto il resto. Il problema? Le sue lacrime non trovano terreno fertile. «Selena Gomez ha un patrimonio stimato di oltre 1 miliardo di dollari. Quanto spende per prendersi cura degli immigrati illegali? E per gli altri americani? O per chiunque altro oltre a se stessa?», risponde al video un utente su X.

L’America si chiede: chi è davvero «la tua gente», Selena?

Non è solo Homan a mettere in discussione la posizione di Selena Gomez. Il mondo social si scatena. «Patetica», scrivono i più gentili, e ancora «Selena Gomez è americana. Sua madre è americana. Suo padre messicano l’ha abbandonata. Ma lei non ci considera ‘la sua gente’. Questo è il frutto della mentalità vittimista woke e ingrata».

L’America non ci crede più al vittimismo social

Nel caso di Selena, le critiche sembrano dunque superare il supporto. «Dov’eri quando 350.000 bambini sono scomparsi al confine?», scrive un utente. «Dov’eri quando i cartelli portavano fentanyl nel nostro Paese? Pronuncia i loro nomi, Selena». E un altro allega anche le foto delle vittime:  «Selena, sai chi altro non può fare nulla? Laken Riley, Rachel Morin e Jocelyn Nungaray, perché sono state violentate e uccise da immigrati illegali».

Un’America divisa, una Hollywood sotto attacco

Non è un caso isolato, il pianto delle cantanti anche in Italia è un déjà vu. Eppure, lungi dal suscitare compassione mette a nudo sempre di più il divario tra le élite progressiste da salotto e l’America profonda. E se le politiche migratorie di Trump e Meloni fanno arrabbiare o piangere la sinistra rappresentano però una risposta concreta ai problemi reali delle persone.

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