L’intervista. Nicola Porro: «Il Green Deal non è solo inefficace, è una gigantesca bufala»
Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, conduttore di Quarta Repubblica e autore del libro La grande bugia verde non ha mai avuto paura di sfidare i dogmi del pensiero unico. In questa intervista al Secolo d’Italia, smonta le contraddizioni del Green Deal, riflette sullo scandalo Greengate e mette in discussione le politiche verdi che, dietro una facciata ecologica, celano interessi economici e ideologici enormi.
Toc Toc, Nicola Porro, apriamo questa porta: dietro lo scandalo del Greengate e le follie del Green Deal, c’è davvero una manovra globale di potere? Bruxelles si è trasformata in una lobby mascherata?
«Non credo ai complotti, ma vedo un’ideologia che ha trovato nel Green Deal uno strumento potentissimo. È una sorta di marxismo mascherato da ambientalismo, capace di ridefinire l’assetto di potere in Occidente. Fondendo la promessa di tutela dell’ambiente con una visione dogmatica e centralista, si è creata un’arma micidiale per cambiare le regole del gioco».
Trump a Davos ha definito il Green Deal un “green bluff”. Immagino sia d’accordo con lui… E dunque, secondo lei, l’America di oggi può rappresentare un argine a questa deriva ideologica?
«Assolutamente sì. Ho appena tradotto il mio libro La grande bugia verde in inglese perché credo che il Green Deal abbia ormai contagiato l’Europa in maniera irreversibile, a meno di una marcia indietro forte e dichiarata. Trump, con il suo linguaggio diretto e la sua forza politica, rappresenta ciò che in Europa manca: un leader capace di smascherare questa trappola ideologica. Però, e qui sta il problema, non vedo una figura come Trump che possa influenzare i 27 Paesi dell’Unione».
Nel suo libro ha definito il riscaldamento globale una sorta di “dogma indiscutibile”. Perché chiunque abbia cercato di metterlo in discussione è stato sempre bollato come negazionista?
«Io sono un liberale, non un conservatore. Viviamo in un’epoca in cui non si possono affermare nemmeno le verità più evidenti, come l’esistenza di due soli generi biologici, maschio e femmina. Se dobbiamo riaffermare l’ovvio, figuriamoci quanto sia difficile dire che la natura è più determinante dell’uomo. Il dogma del riscaldamento globale funziona allo stesso modo: mette al centro l’uomo come unico colpevole, ignorando che il clima cambia da milioni di anni, indipendentemente dalle nostre azioni. Questa ideologia rifiuta la scienza basata sui dubbi per sostituirla con una narrativa intoccabile».
Il Green Deal prometteva un futuro sostenibile, ma i costi per famiglie e imprese sono esplosi. È possibile coniugare economia e transizione ecologica senza sacrificare il benessere di tutti?
«No, ed è qui l’inganno. Non si può combattere contro la natura. Il clima cambia da sempre, ed è presuntuoso pensare che l’uomo possa controllarlo o addirittura salvarlo. Questa presunzione si traduce in costi insostenibili. Oggi ci accorgiamo del prezzo da pagare e piangiamo, ma si capiva già da tempo la direzione che si sarebbe intrapresa. Si continua a ignorare che un solo vulcano può produrre più Co2 di milioni di fabbriche. Ma di che cosa stiamo parlando? Il clima cambia. Affermare che ci sia un cambiamento climatico è affermare semplicemente che esiste la natura. Invece, gli amanti delle follie green pensano che il cambiamento climatico sia colpa dell’uomo. Questo è il punto, non negare il cambiamento climatico che è sempre esistito, ma ridimensionare le responsabilità dell’uomo».
Dopo lo scandalo del Greengate e il fallimento delle politiche verdi, c’è spazio per un ripensamento? Se più Paesi iniziano a resistere, come l’Italia sta provando a fare, possiamo cambiare rotta?
«Sono scettico. Anche i politici più critici verso il “patto verde” non osano mettere in discussione il dogma della de-carbonizzazione. È un mantra ripetuto da tutti, come un obbligo ideologico. L’Italia è certamente tra i Paesi più avanti nel sollevare obiezioni, è solo una voce in un coro di 27 Stati membri. E poi manca il coraggio di dire apertamente ciò che va detto: il Green Deal non è solo inefficace, è una gigantesca bufala. Finché non si avrà il coraggio di affermare chiaramente che la responsabilità dell’uomo, non nell’inquinamento ma nella produzione di gas serra, è irrilevante, sarà impossibile ribaltare questa narrativa».
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