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Virus globali e “innocenti invasioni”: quando gli hacker ragazzini mandano in tilt il sistema

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Una cameretta e un computer è quanto basta agli hacker ragazzini per bypassare anche i più impensabili sistemi informatici. Ma come è possibile che, ancora oggi, le chiavi di accesso ai server siano così fragili? Può un “semplice” click violare server di dominio statale o internazionale? Sono solo alcune delle domande venute a galla in seguito alla notizia che vede protagonista il baby-hacker di Cesena. Il 15enne, studente di un istituto tecnico, è al centro delle indagini per essere entrato nel registro elettronico, modificando per sé e altri suoi compagni i voti in pagella. Il ragazzo inoltre sarebbe riuscito a deviare le rotte delle navi mercantili in transito per il Mediterraneo. Un “gioco elettronico”, un passatempo per mettere alla prova le proprie abilità, non badando agli effetti concreti nel mondo reale. Quello del cesenate è solo uno dei tanti casi che vedono al centro giovani hacker.

Nel 2013, un adolescente polacco, ai tempi 15enne anche lui, creò un software che consentiva di rubare le password Facebook degli altri utenti, causando non pochi problemi alla privacy di ognuno. Un 18enne tedesco, nel 2004, creò un virus che si diffuse in maniera globale, causando danni alla sicurezza di computer privati, aziendali e statali. Nonostante il worm non fu generato appositamente per provocare tale effetto, il ragazzo parlò di esperimento sfuggito di mano, il caso evidenziò il bisogno di lavorare maggiormente sulla sicurezza informatica. Nel 2019 un 16enne italiano fu indagato per aver tentato di hackerare il sistema di un’azienda di telecomunicazioni, avrebbe agito ispirato dal film The social Network. Un baby-hacker è stato arrestato anche a Cipro, per aver attaccato diversi server bancari, dichiarando di voler diventare un hacker come quelli dei film.

Claudia Lofino, vicequestore di Polizia di Stato al servizio per la sicurezza cibernetica, intervistata a Unomattina, ha chiarito come entrare all’interno dei server informatici e fare ciò di cui è stato capace il ragazzo di Cesena è estremamente difficile, tutti gli enti sono dotati di un buon livello di cybersecurity. Una capacità di pochi, dunque, quella di scovare i lati vulnerabili e forzare le chiavi di accesso ai siti. Sia il settore pubblico che quello privato stanno investendo e richiedendo importanti consulenze per migliorare ulteriormente i livelli di sicurezza. Risulta sempre più difficile, dunque, che “un semplice click” possa violare dati sensibili ma vi è la forte consapevolezza di dover rafforzare sempre di più i sistemi di contrasto.

Il ragazzo di Cesena verrà giudicato e incorrerà nei provvedimenti previsti per i minori, incentrati prevalentemente nella rieducazione e alla messa alla prova. Il talento degli hacker ragazzini, come afferma Claudia Lofino, non va sprecato e se utilizzato correttamente può essere di grande aiuto. Acquisita la consapevolezza delle azioni e raggiunta la maggiore età il 15enne di Cesena potrà lavorare per lo Stato? “Sarebbe una grande speranza, noi li cerchiamo”, afferma il vicequestore, sperando in un futuro del giovane dal lato giusto della barricata, in contrasto agli atti illeciti dei diversi hacker in giro per il mondo.

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