Giustizia, Meloni ricorda la Costituzione all’Anm. E su Santanchè e Almasri mette ko la sinistra
Giustizia, Almasri, Santanchè, Mps. In un punto stampa a Gedda, nel corso della missione per la firma del partenariato strategico con l’Arabia Saudita, Giorgia Meloni ha fatto chiarezza sui temi che infiammano il dibattito politico italiano, riportando i dossier nella loro corretta prospettiva. Così, mentre in patria la magistratura inscena proteste all’inaugurazione dell’Anno giudiziario, lei ricorda che il faro della riforma della Giustizia voluta dal governo è la Costituzione. Mentre l’opposizione continua a chiedere le dimissioni di Daniela Santanchè, Meloni chiarisce che non solo non c’è alcun braccio di ferro in atto, ma il clima è «assolutamente sereno». E che su Almasri l’Italia darà alla Cpi i chiarimenti richiesti, ma ne chiederà a sua volta.
«Per l’Anm ogni riforma della giustizia è l’apocalisse»
«Le proteste sono sempre legittime. A me può rammaricare questo atteggiamento dell’Anm per cui qualsiasi tentativo di riforma materia di giustizia viene letta come una specie di apocalisse, una fine del mondo che bisogna rifiutare senza se e senza ma. Penso che non giovi neanche ai magistrati, perché anche tra le posizioni più distanti, quando poi ci si siede a un tavolo e ci si confronta, dei punti di contatto si trovano», ha detto il premier, sottolineando che «rispetto a quella Costituzione che viene ostentata, mi corre l’obbligo di ricordare che l’articolo 49 della Costituzione dice che i cittadini hanno diritto di associarsi in partiti politici per concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale».
«Questo significa che i cittadini si organizzano in partiti politici, i cittadini votano, i cittadini decidono attraverso i programmi di chi vince le elezioni quali debbano essere le scelte della politica e quindi noi stiamo facendo qualcosa che è perfettamente “fit”, perfettamente adeguato a quello che c’è scritto la Costituzione, mentre io non trovo – ha sottolineato – un articolo della Costituzione che dice la giustizia non si può riformare».
Meloni su Santanchè: «Le parlerò, il clima è assolutamente sereno»
Sulla questione del rinvio a giudizio di Daniela Santanchè, Meloni, spiegando di essere «contenta» di dire la sua, ha innanzitutto voluto «sgombrare il campo» dalle ricostruzioni di certi retroscena: «Non c’è nessun braccio di ferro, non c’è preoccupazione, non c’è un imbarazzo che addirittura mi porterebbe a non presentarmi al Consiglio dei ministri, a spostare la data della mia visita in Arabia Saudita per non incontrare il ministro Santanchè». «C’è una riflessione che deve tenere conto del quadro generale in un clima assolutamente sereno», ha spiegato il premier, ribadendo che non basta un rinvio a giudizio per giustificare le dimissioni di un ministro. «Penso anche che il ministro Santanchè stia lavorando ottimamente, dopodiché la valutazione che semmai va fatta è quanto tutto questo possa impattare sul suo lavoro di ministro», ha sottolineato Meloni, chiarendo che si tratta di una valutazione che deve fare prima di tutto la stessa Santanchè.
«M5S e Pd chiedono le dimissioni per il rinvio a giudizio, ma loro hanno condannati e arrestati»
«Io attualmente non ho le idee chiare», ha spiegato ancora, aggiungendo di non aver ancora avuto modo di parlare con il ministro perché le priorità della propria agenda sono altre, ma che «sicuramente parlerò con Daniela». Su questo tema, però, Meloni ha mandato anche un messaggio alle opposizioni, una risposta al loro «cancan». «Essere garantisti con la sinistra e giustizialisti con la destra anche no», ha avvertito, ricordando che «Giuseppe Conte mi dice che devo far dimettere un ministro che non è mai stato condannato quando ha un vicepresidente del partito condannato in via definitiva; Elly Schlein invoca le dimissioni del ministro Santanchè per un rinvio a giudizio, ma non chiede le dimissioni al presidente della provincia di Salerno agli arresti domiciliari per corruzione. Quindi, lezioni da questi pulpiti anche no».
I chiarimenti sul caso Almasri? «Li daremo e li chiederemo: la Cpi deve spiegare i tempi»
Per quanto riguarda l’altro caso che negli ultimi giorni è diventato un cavallo di battaglia della sinistra, ovvero l’espulsione del generale libico Almasri, il premier ha ricordato che «è stato liberato sulla disposizione della Corte d’Appello di Roma, non sulla disposizione del governo: quindi non è una scelta del governo». «Quello che il governo sceglie di fare, di fronte a un soggetto pericoloso per la nostra sicurezza, è espellerlo immediatamente dal territorio nazionale» e l’utilizzo del volo di Stato per rimpatriarlo non è stata «un’innovazione», ma una «prassi consolidata», adottata anche dai governi precedenti, quando in gioco ci sono questioni di sicurezza. Meloni ha poi spiegato che il governo manderà alla Cpi i chiarimenti che chiede, ma, ha avvertito, «ne chiederemo a nostra volta». «Credo che anche la Corte – ha sottolineato – debba chiarire perché il mandato di arresto sia stato spiccato quando Almasri aveva già attraversato credo almeno tre nazioni europee e lasciava la Germania per andare verso l’Italia. Spero che su questo tutte le forze politiche vogliano darci una mano».
L’orgoglio per quanto fatto su Mps: «Era un problema, ora è perfettamente risanata»
Infine, per quanto riguarda Mps, il premier ha ricordato che si tratta di un’operazione di mercato, ma ha anche rivendicato che «noi dobbiamo essere orgogliosi del fatto che Mps, banca più antica del mondo, per anni vista dai cittadini e dalla politica solo come un problema da risolvere, oggi è una banca perfettamente risanata che avvia operazioni ambiziose». «Penso che questo ci debba rendere tutti quanti orgogliosi per il lavoro che abbiamo fatto su Monte dei Paschi». Se l’operazione Mps su Mediobanca «dovesse andare in porto ovviamente noi parleremmo della nascita di quel terzo polo bancario del quale abbiamo a lungo parlato nel dibattito, non solo politico, italiano. Sicuramente, è un polo che potrebbe avere un ruolo importante nella messa in sicurezza dei risparmi degli italiani».
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