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Leoncavallo, gli occupanti rossi brindano: a vuoto anche il 131mo tentativo di sgombero

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Il centro sociale Leoncavallo di Milano è riuscito ancora una volta a resistere allo sgombero grazie al presidio degli antagonisti, mentre i tentativi di sfratto salgono momentaneamente a 131.

 Il nuovo sgombero è stato rinviato alla data del 19 marzo, anche se per il giornale sarà molto difficile che questo avvenga: in primo luogo perché gli occupanti hanno fatto sapere che per quel giorno verrà organizzato il mercato agricolo e secondariamente perché il nuovo blitz dovrebbe avvenire dopo 24 ore dall’anniversario della morte di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, i frequentatori del centro sociale uccisi durante gli anni di piombo.

Con buone probabilità ci sarà quindi una grande affluenza di persone anche in quella data e di questo passo si potrebbe arrivare al 131esimo tentativo di sgombero, a meno che – come scritto sul giornale diretto da Maurizio Belpietro – a meno che il sindaco progressista Giuseppe Sala non riesca a trovare una soluzione in 60 giorni, anche se già nel 2018 aveva previsto di regolarizzare il centro sociale senza arrivare mai ad una realizzazione del progetto preventivato.

Il centro sociale si è trasferito negli spazi della famiglia Cabassi in via Watteau nel 1994 come ha riportato Il Giorno, ma fino a questo momento gli sgomberi non sono mai avvenuti. Peraltro sarà difficile che palazzo Marino e la famiglia milanese riescano a trovare un accordo per risolvere il problema, visto che secondo La Verità i rapporti tra le due parti non sembrano ottimi. In base alle notizie trapelate dal quotidiano di Piazza della Repubblica, il collettivo del Leonka ha chiamato a raccolta più persone possibili per impedire all’ufficiale giudiziario per eseguire lo sgombero.

Il Leoncavallo resiste allo sfratto: sarà l’ultima volta?

Il Leoncavallo ha resistito allo sfratto, ma secondo La Verità questa potrebbe essere l’ultima volta. Il ministero dell’Interno è stato già condannato a risarcire la famiglia Cabassi con tre milioni di euro in base alla sentenza dello scorso ottobre, visto che per anni lo sfratto è stato richiesto e non è mai avvenuto. Secondo la sentenza della Corte d’appello citata dal quotidiano milanese: “L’ordine pubblico non può giustificare la mancata esecuzione del provvedimento giurisdizionale”. I giudici hanno quindi sostenuto che la colpa dei 22 anni di mancato sgombero fosse da imputare al ministero dell’Interno e inoltre l’avvocatura dello Stato ha escluso la possibilità di un ricorso in cassazione.

Tra le ipotesi di soluzione, per qualche tempo figurava lo spostamento del centro sociale nel capannone di via San Dionigi, tra i quartieri di Rogoredo e Corvetto, ma sembra che l’ubicazione fosse problematica per motivi riguardanti la presenza di amianto.Si parla anche di un piano d’affitto con un canone mensile, che sarebbe uscito dal dialogo tra il prefetto Claudio Sgaraglia e l’amministrazione comunale. Nonostante ciò, La Verità ritiene che l’idea sarebbe quella di risolvere questa situazione prima dell’estate, per evitare lo sfratto forzato della struttura occupata. Servirebbe dunque un accordo tra palazzo Marino e gli occupanti per trovare una soluzione. Ma c’è anche chi ritiene che “le conseguenze di queste perdite di tempo le stanno pagando gli italiani“, come il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato.

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