Il governo Meloni fa scuola: la Francia vara una stretta mai vista contro l’immigrazione clandestina
Anche la Francia, dopo il governo Meloni in Europa e l’amministrazione Trump negli Usa, annuncia una stretta sui flussi di migranti irregolari e l’immigrazione clandestina. Entra in vigore infatti la riforma della cosiddetta circolare Valls. Una misura che segna la fine delle regolarizzazioni ”alla rinfusa” delle persone irregolari: questo il messaggio lanciato dal nuovo ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau, noto per il pugno duro sui migranti, in una circolare in cui invita i prefetti ad un nuovo giro di vite.
«L’obiettivo – ha detto il ministro dell’Interno francese ai microfoni di radio Europe 1 – è diminuire l’immigrazione, lottare contro l’immigrazione, in particolare, illegale e non regolarizzare alla rinfusa». E ancora: «Se vogliamo diminuire questa immigrazione, in particolare illegale, non bisogna regolarizzare in modo troppo quantitativo, altrimenti diamo un premio all’irregolarità, a coloro che hanno frodato». «Non c’è diritto alla regolarizzazione», dice Retailleau, precisando: «Ho ricordato (ai prefetti) che non esiste un diritto sistematico, un diritto automatico» alla regolarizzazione.
Immigrazione clandestina, ora in Francia si parla la lingua del governo Meloni
Il nuovo testo di legge entra in vigore da oggi ed è stato presentato ufficialmente dallo stesso Retailleau durante una missione nelle Yvelines, nell’hinterland di Parigi. La circolare prevede, in particolare, di stravolgere la filosofia della circolare Valls, che consente alle prefetture di regolarizzare annualmente oltre 30.000 sans-papiers per motivi di lavoro o familiari.
Su Europe 1, Retailleau ha anche annunciato una prossima circolare sulle naturalizzazioni, «con lo stesso obiettivo». «Si parla sempre meno del concetto di assimilazione perché abbiamo un guasto nell’integrazione – sottolinea il ministro – Ma il codice civile è chiaro: evoca la parola assimilazione». «Assimilare dei valori, assimilare dei valori di libertà, di credere o non credere, di eguaglianza tra uomini e donne, la fraternità non è una fraternità religiosa, ma repubblicana, civile», ha precisato.
“In Francia da almeno 7 anni e aderenza ai principi della Repubblica”
Esponente dell’ala più conservatrice dei Républicains, quella che flirta col Rassemblement national di Marine Le Pen, Retailleau ha ribadito che per le altre regolarizzazioni, il permesso sarà subordinato a una presenza in Francia “di almeno sette anni”, rispetto agli attuali cinque anni. I prefetti dovranno verificare l’integrazione dello straniero, che richiederà “la padronanza della lingua francese”, comprovata da un diploma di studi o da un certificato linguistico, ma anche la firma di “un contratto” in cui si impegna a rispettare “i principi della Repubblica”.
Per il ministro Retailleau, questi includono «la libertà personale, la libertà di espressione e di coscienza, l’uguaglianza tra uomini e donne, la dignità della persona umana, gli slogan e i simboli della Repubblica”, così come «l’integrità territoriale, definita dai confini nazionali, e la laicità».
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