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Travaglio attapirato: gli hanno condannato il vignettista a un anno e 4 mesi per molestie sessuali

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Brutto risveglio per i giustizialisti del Fatto quotidiano e per il suo fondatore, Marco Travaglio.  Beppe Mora, uno dei vignettisti di punta del giornale, è stato condannato dal tribunale di Treviso a 16 mesi per molestie sessuali su una ragazza.

A dare notizia non il giornale di Travaglio, ma la Tribuna di Treviso: Giuseppe “Beppe” Mora, 62 anni, è un vignettista molto noto, ha disegnato anche per il settimanale satirico Cuore. Sul Fatto quotidiano ha disegnato il 21 gennaio, come ultimo “capolavoro”, una vignetta dove si vede Giorgia Meloni alle spalle, o per meglio dire alle terga, di Donald Trump. Un disegno che lascia spazio a pochi margini di equivoco e che si fatica a definire satira. Ma lo “stile” dei vignettisti del Fatto, Natangelo fa scuola, è noto.

Per che cosa è stato condannato Beppe Mora

Non erano invece noti e non erano mai finiti sui giornali i fatti contestati a Mora. Risalgono al 17 ottobre del 2023. In base alla denuncia di una ragazza di Treviso, quel giorno Mora si trovava ai tavoli del suo locale, un bar molto noto del centro. Dopo alcuni apprezzamenti, l’artista le avrebbe preso le mani per accarezzarla e poi, con un gesto repentino, le avrebbe appoggiate sui propri pantaloni, all’altezza delle parti intime. Questa l’accusa, dalla quale Mora ha subito preso le distanze, negando ogni addebito.

Il sostituto procuratore della Repubblica Daniela Brunetti aveva, a suo tempo, aperto un fascicolo per violenza sessuale (609bis il reato contestato in base al codice penale) e al termine delle indagini aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Mora. Il vignettista trevigiano ha scelto, d’accordo con il suo legale, di essere processato in rito abbreviato.

L’ultimo capolavoro del vignettista del Fatto, Meloni dietro le terga di Trump

Al termine della discussione, il giudice delle udienze preliminari Piera De Stefani ha accolto le richieste della pubblica accusa condannando Mora ad un anno e quattro mesi di reclusione. Il giudice ha inoltre subordinato la sospensione condizionale della pena, alla frequenza di “corsi di rieducazione”, entro un anno dal passaggio in giudicato della sentenza. Alla presunta vittima, che si è costituita parte civile nel processo, il giudice ha riconosciuto un risarcimento danni di quasi tremila euro.

Mora, che si è sempre professato innocente, potrà impugnare la sentenza di condanna di primo grado del tribunale di Treviso in Corte d’Appello a Venezia. Nell’attesa che possa dimostrare la sua innocenza, è giusto (e doveroso) rimanere garantisti. Sarà curioso vedere, semmai, come reagiranno i lettori del Fatto, che col garantismo non hanno mai avuto un rapporto idilliaco.

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