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Israele lancia l’operazione “Muro di Ferro” per combattere il terrorismo in Cisgiordania

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È tregua nella Striscia, ma la lotta al terrorismo non si è fermata. Oggi, le Forze di difesa israeliane (Idf), coadiuvate dallo Shin Bet e dalla Polizia di Israele, hanno avviato un’operazione su vasta scala nella città di Jenin e nel suo campo profughi. Denominata «Muro di Ferro», l’iniziativa mira a colpire con decisione le basi di Hamas.

Netanyahu: “Agiamo in modo deciso contro l’asse iraniano”

«Questo è un ulteriore passo verso il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati: rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria. Agiamo in modo sistematico e deciso contro l’asse iraniano ovunque esso estenda le sue mani. E non finisce qui», ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu, delineando la portata strategica dell’operazione.

Hamas lancia l’appello all’escalation

Mentre il governo israeliano enfatizza la necessità di neutralizzare le minacce, l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha condannato con forza l’intervento, definendolo un atto di aggressione contro il popolo palestinese. L’agenzia ufficiale dell’Anp, Wafa, ha riferito che l’attacco ha causato la morte di otto palestinesi e il ferimento di altri 35.

Parallelamente, Hamas ha esortato i palestinesi in Cisgiordania a intensificare la resistenza contro lo Stato ebraico. In una nota ufficiale, l’organizzazione ha lanciato un appello «all’escalation in tutte le sue forme per far fronte al terrorismo dei coloni e di Israele».

I palestinesi accusano Trump

L’Autorità nazionale palestinese (Anp) accusa Trump di incitare «i coloni estremisti»israeliani alla violenza contro i palestinesi revocando le sanzioni contro i coloni israeliani nella West Bank. «La revoca delle sanzioni contro i coloni estremisti li incoraggia a commettere più crimini contro il nostro popolo», ha affermato il ministero degli Esteri palestinese in una nota.

Lo scenario sul terreno: scontri e scambi di prigionieri

L’azione, iniziata nella tarda mattinata di martedì 21, ha visto l’impiego di carri armati e supporto aereo, segnando una delle offensive più significative degli ultimi mesi. Secondo fonti militari, l’azione è stata preceduta dal ritiro delle forze di sicurezza del governo palestinese, che avevano recentemente condotto un’operazione propria nel campo di Jenin, la prima dopo anni di assenza.

Nonostante l’impegno dichiarato dall’Anp, l’attacco terroristico del 6 gennaio nei pressi di Kedumim ha spinto Israele a considerare insufficienti gli sforzi locali per il contrasto alla jihad islamica palestinese.

Nelle stesse ore, Hamas ha annunciato la liberazione di quattro donne israeliane sabato prossimo, nell’ambito di uno scambio di prigionieri. «Le quattro donne detenute israeliane saranno rilasciate in cambio di un secondo gruppo di prigionieri palestinesi», ha dichiarato Taher al-Nunu, funzionario delle milizie.

Le violenze dei coloni e le reazioni internazionali

Un’indagine iniziale dell’esercito sull’attacco cominciato ieri sera tardi da parte di coloni in due villaggi palestinesi della Cisgiordania riferisce che erano coinvolte decine di aggressori e che anche le truppe sono state attaccate. «Decine di civili israeliani, alcuni dei quali mascherati, sono arrivati di notte nella zona di al-Funduq, hanno incendiato proprietà e causato danni». Tzahal afferma che, dopo aver ricevuto la segnalazione, soldati e agenti di polizia sono stati inviati sulla sul posto.

Gli aggressori coinvolti nell’attacco ad al-Funduq e al villaggio adiacente di Jinsafut «hanno lanciato pietre e attaccato le forze di sicurezza», afferma l’esercito. Le immagini trasmesse dall’emittente pubblica Kan mostrano i coloni mascherati mentre danno fuoco alle auto. Il filmato li mostra anche mentre cercano di entrare nelle case e lanciano pietre.

Il Ministero della Difesa israeliano, Israel Katz, ha ribadito l’intento dell’operazione di scoraggiare ulteriori disordini e rafforzare la sicurezza regionale. Tuttavia, il quadro complessivo resta intricato.

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