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Secolo d'Italia.it
Январь
2025

Melania Trump si prende la rivincita e veste 100% americano… Con tanto di cappello

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L’outfit di Melania Trump per la cerimonia d’insediamento di Donald al Campidoglio non è stato solo un abito, ma una dichiarazione. L’ex modella slovena, oggi icona indiscussa del glamour presidenziale, sfida il fashion system: sceglie un elegante completo firmato Adam Lippes, stilista indipendente americano. Un vero e proprio schiaffo in faccia contro un’industria, specialmente europea, che per anni l’ha snobbata per ragioni ideologiche. Eppure, la first lady ha saputo ribaltare anche questa narrazione, trasformando un evento ufficiale in un simbolo di eleganza che sfida l’ostilità del sistema con tanto di capello.

Lo stile come dichiarazione di forza contro la moda radical chic

Melania, impeccabile in un cappotto blu navy abbinato a una gonna dello stesso tono, ha calcato i gradini del Campidoglio con la sicurezza di chi trasforma il silenzio in eloquenza. A completare l’ensemble, un cappello a falda larga con un nastro bianco, firmato Eric Javits, altro nome di punta del design made in Usa. Nulla è stato lasciato al caso: da Ralph Lauren a Michael Kors, i grandi nomi che avevano preferito dissociarsi dal suo nome, oggi restano ai margini di una storia sartoriale che li esclude. Con successo.

«Il mio lavoro è vestire le persone, non fare politica», dichiarò Giorgio Armani nel 2017 al — Women’s Wear Daily  il più importante quotidiano di moda del mondo —, proprio quando molti stilisti si rifiutarono di vestire Melania al primo mandato.

L’ombra di uno snobismo ipocrita su Melania

Non è un mistero che il mondo della moda abbia accolto con freddezza l’ascesa dei Trump alla Casa Bianca. Anna Wintour, la temuta direttrice di Vogue, fu tra le prime a orchestrare un boicottaggio spietato, negando alla moglie del presidente quelle stoffe riservate con entusiasmo alle sue predecessore. Da Michelle Obama, ambasciatrice dei giovani talenti come Jason Wu, a Jill Biden, con il suo cappotto ricamato, ogni “donna del presidente” ha trovato il proprio rifugio sartoriale. Melania, invece, ha dovuto costruire il proprio regno da sola. Il celebre abito bianco a colonna, creato nel 2017 da Hervé Pierre con undici giorni di preavviso, oggi custodito allo Smithsonian Museum, resta l’emblema di questo percorso solitario e audace.

Una storia che si ripete. Anche Giorgia Meloni, prima donna premier d’Italia, ha incontrato gli stessi ostacoli d’oltreoceano. Ma l’eleganza appartiene all’essere, così non impiegò molto a trovare la maison italiana per eccellenza, casa Armani. E come anche il New York Times ha dovuto ammettere l’eleganza Made in Italy della presidente del Consiglio.

La lezione di due donne, Giorgia e Melania

Melania e Giorgia incarnano una femminilità che sfida le convenzioni, una visione che va oltre le tendenze per dettarle, perché forse non è il potere a definire lo stile, ma la consapevolezza di saperlo indossare. L’industria della moda, spesso pronta a ergersi a giudice morale, ha mostrato il volto ipocrita e codardo nei confronti di queste due figure. Giocandosi il privilegio di vestire donne che sono d’esempio per molte altre.

Un messaggio che va oltre

La rivincita di Melania e Giorgia non si misura in abiti, ma in ciò che essi rappresentano: la capacità di riscrivere le regole, di trasformare l’esclusione in affermazione. La moda, spesso ridotta a superficie, in questo caso diventa profondità. E mentre gli stilisti bruceranno d’indivia quest’oggi, loro definiscono un nuovo paradigma, fatto di eleganza, forza e indipendenza. In una parola: rivoluzionario.

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