Malagrotta, scandalo senza fine: 3 anni a Manlio Cerroni per gestione abusiva dei rifiuti speciali
Il tribunale di Roma ha condannato a tre anni Manlio Cerroni e il suo ex braccio destro Francesco Rando in un filone dell’inchiesta della procura capitolina sulla gestione della discarica di Malagrotta.
Il giudice monocratico con la sentenza emessa questo pomeriggio ha condannato anche Carmelina Scaglione a 2 anni. L’ex ras delle discariche romane, ora 98enne, nell’inchiesta capitolina era accusato in qualità, all’epoca dei fatti, di amministratore di fatto del consorzio Colari e della E.Giovi srl, insieme con gli altri due imputati in qualità di legali rappresentanti fino al febbraio 2014 della E.Giovi srl, perché “in concorso tra loro al fine di profitto e con attività organizzata gestivano abusivamente e abitualmente ingenti quantitativi di rifiuti speciali”.
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Il reato contestato riguarda il periodo dal 2006 al 2018, epoca del sequestro. Secondo l’accusa “omettevano di procedere all’emungimento dalla discarica di Malagrotta del rifiuto speciale denominato ‘percolato di discarica’, prodottosi per effetto della infiltrazione dell’acqua piovana nella massa dei rifiuti e della decomposizione naturale degli stessi, che il gestore era obbligato ad emungere e smaltire in base al bilancio idrologico”.
Che cosa sono le acque emunte
Per tutti gli imputati, interdetti dai pubblici uffici per cinque anni, la pena è sospesa. Il giudice, dopo il processo con l’accusa rappresentata in aula dalla pm Rosalia Affinito, ha disposto il risarcimento alle parti civili, tra cui il Comune di Roma, e ha inoltre dichiarato il non doversi procedere per altri due capi di imputazione, in quanto estinti per prescrizione disponendo la confisca della società E.Giovi s.r.l. Lo scorso luglio Cerroni era stato condannato a 6 anni e quattro mesi e Rando a tre anni nel processo per disastro ambientale di Malagrotta.
La discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa, si trova nella zona della Valle Galeria, a ovest di Roma, non lontano da Fiumicino. È un’enorme collina di spazzatura alta 90 metri e che si estende per quasi 2,5 chilometri quadrati. Fu chiusa nel 2013, dopo diversi sequestri e indagini: la discarica non rispettava le norme europee, che già all’epoca vietavano di buttare in discarica rifiuti non trattati. Per questo avrebbe dovuto chiudere nel 2007, ma rimase aperta anche negli anni successivi per far fronte all’emergenza rifiuti di Roma.
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