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Trasparenza sulla casa, Renzi attacca Meloni ma spunta una condanna per i lavori fatti da sua mamma

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Nei giorni più duri dello scontro tra Matteo Renzi e la premier Meloni, originato dalla decisione del governo di vietare le consulenze retribuite da parte di Paesi stranieri nel corso di mandati parlamentari, il leader di Italia Viva ha reagito facendo presentare a un suo fedelissimo, il senatore Bonifazi, due interrogazioni: una sui presunti regali ricevuti dalla premier nel corso del suo mandato, un’altra sui soldi utilizzati da Meloni per la ristrutturazione di una casa acquistata a Roma. Oggi, sulla Verità, viene raccontata una vicenda che riguarda i genitori di Renzi, in particolare la madre, la signora Laura Bovoli, che sarebbe stata condannata, in primo grado, al pagamento di lavori da lei commissionati a una ditta per una residenza sui Colli fiorentini. Il racconto, con citazioni di carte e sentenze, è di un ex amico della famiglia, l’imprenditore Bacci, che nell’articolo – a colloquio con Giacomo Amadori – si chiede “perché Matteo va a cercare gli scheletri negli armadi degli altri, quando i suoi genitori non mi hanno mai pagato la ristrutturazione della loro casa e alla mamma è stata pure pignorata parte della pensione?”.

Meloni, Renzi e i lavori nella casa di sua madre

Nell’articolo si parla di lavori effettuati nella villa sulle colline di Rignano sull’Arno dove vivono Laura Bovoli e Tiziano Renzi, un’ampia magione che nel 2012 i figli, compreso Matteo, hanno acquistato dai genitori, accollandosi anche l’ipoteca e accendendo un mutuo da 1,3 milioni di euro. I lavori di ristrutturazione furono eseguiti dalla Coam srl, la vecchia impresa edile di Bacci. Poi la crisi, i libri in tribunale, nel novembre del 2017 la nomina di un curatore, la scoperta del credito vantato dalla ditta nei confronti della Bovoli, per 67.000 euro, su un totale di 149.300. “Fu incaricato un perito di verificare la situazione, anche perché la mamma di Renzi sosteneva di aver pagato il dovuto e a riprova di ciò aveva ricordato di aver affidato alla Coam, nel 2015 (gli anni dell’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi), anche la ristrutturazione di un altro immobile, un incarico che, a giudizio della mamma del fu Rottamatore, ‘mai la parte attrice avrebbe accettato senza prima pretendere l’ipotetico saldo pregresso’. Di fronte a tale obiezione, ci preme ricordare che all’epoca Renzi era il presidente del Consiglio e Bacci un suo stretto collaboratore, più o meno ufficiale. Così vicino che qualcuno pensò persino di candidarlo alla presidenza di Telecom Sparkle”, scrive La Verità. L’accordo tra le parti, per il pagamento dei residui 67.000 euro, l’emissione di una fattura (numero 22, del 16 maggio 2017), la contestazione, la decisione del tribunale che certifica, per la Coam, un compenso pari a 54.638,06 euro condannando la Bovoli al pagamento di quanto dovuto, somma poi, per interessi e spese legali, lievitata a circa 110.000 euro. “La sentenza è stata appellata, ma non sono molte le probabilità che venga ribaltata”, scrive La Verità. Ma intanto i pignoramenti erano iniziati, pensione della donna compresa.
“Chissà se Renzi metterà sui social la notizia della condanna della mamma. Fa le feste e dice che le paga con i risarcimenti dei giornalisti querelati. Dovrebbe raccontare anche le cause che perdono, lui e i suoi parenti”, dice alla Verità Bacci.

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