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L’editoriale. Il ritorno di Cecilia e la grande “questione” del sapere essere Nazione

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Riportare a casa sana e salva Cecilia Sala (bentornata, di cuore, anche da tutti noi del Secolo) è stata a tutti gli effetti una grande questione nazionale. È chiaro: quando c’è un italiano in grave difficoltà in qualunque parte del globo – a maggior ragione, come nel caso della nostra collega, totalmente innocente e vittima dell’arbitrio altrui – la sua vicenda diventa “interesse” di tutti. Essere Nazione significa essenzialmente questo. Un principio che per Giorgia Meloni e il suo governo rappresenta, in tutti i campi, il vero imperativo categorico: il motore immobile dell’agire politico.

Già, agire. Mai come in questo delicatissimo caso, accanto al lavoro di alta diplomazia, all’impegno dei ministeri coinvolti e degli apparati di sicurezza, è stata determinante l’azione politica, in prima persona, della presidente del Consiglio. Segno che in un stato d’eccezione come quello che stiamo vivendo, in un contesto globale così tumultuoso, poter avere in casa un certo tipo di leadership rappresenta l’elemento in più. Quell’elemento innovativo capace di sbloccare o ribaltare una situazione nell’interesse, ancora, di tutti: essere Nazione significa anche sapere esprimere ciò.

Questa è, del resto, la chiave per comprendere le dinamiche di tutta una stagione. Il successo politico ottenuto in Europa, ad esempio, con l’indicazione della vicepresidenza esecutiva per Raffaele Fitto è stato frutto di un’intuizione meloniana: costruire un rapporto schietto con Ursula von der Leyen sulle cose da fare. Oltre la sua maggioranza “che non c’è”. Anche qui l’elemento scatenante è stato l’agire politico in nome di quell’interesse nazionale direttamente proporzionale alle (vere) necessità dell’Ue: se è vero come è vero – parole di Aldo Moro che la premier, significativamente, ha fatto sue – che l’Europa non può che incarnare «il luogo in cui le Nazioni diventano più grandi senza perdere la loro anima, è una casa comune per le differenze».

Stesso discorso vale in politica interna. Saper essere Nazione, infatti, significa impegnarsi a non lasciare nessuno indietro: a tutelare l’interesse di tutti a partire da chi ne ha più bisogno. E il governo Meloni ha agito proprio a favore di quel contesto che solo una letteratura dozzinale e sgangherata vorrebbe non consustanziale alla destra produttivista: quello rappresentato dai ceti medio-bassi. A loro, per la terza manovra di fila, sono state destinate le misure sociali più imponenti e un taglio delle tasse, adesso reso strutturale, mai ottenuto prima.

Davanti a risultati come questi, che aiutano a spiegare perché l’Italia guidata dal destra-centro (in attesa dell’investitura del nuovo presidente Usa) è l’unica realtà stabile dell’intero G7, i tentativi goffi di sminuirne la portata da parte delle opposizioni, politiche e mediatiche, fanno davvero tenerezza. Nel caso di Cecilia Sala, poi, si è assistito al festival del grottesco. Non potendosi scagliare contro la missione-lampo in Florida di Giorgia Meloni da Donald Trump – decisiva per il destino della giornalista – hanno provato ad aggirare l’ostacolo sollevando un polverone sulla leggenda del fantomatico accordo del governo italiano con SpaceX.

Tutto questo con l’illusione di nascondere la realtà: ossia che l’Italia è tornata ad essere Nazione in ogni dossier. È tornata “a girare” agli occhi del mondo. E loro sono gli unici a non voler partecipare alla giostra. Che continuerà comunque a girare nel nome dell’interesse nazionale. Quello di tutti. Anche del loro. Nonostante loro.

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