Statali, buste paga più pesanti: in arrivo gli aumenti. Zangrillo lancia la riforma del merito: «Cambiamo le valutazioni»
Arriveranno in busta paga già a gennaio o «al più tardi a febbraio» gli aumenti e gli arretrati per i dipendenti pubblici. Ad annunciarlo è stato il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, rivendicando l’importanza del rinnovo dei contratti per 200mila statali e per 430mila agenti delle Forze di polizia e militari, che riceveranno «100 euro netti in busta paga». «Aver chiuso nei termini il contratto, e avendo già stanziato nella manovra appena approvata le risorse per i rinnovi del 2025-2027 e del 2028-2030, ci permetterà di mantenere la promessa di dare continuità contrattuale nel pubblico impiego», ha spiegato il ministro.
Non solo gli aumenti in busta paga: Zangrillo lancia la rivoluzione del merito
Intervistato dal Messaggero, Zangrillo ha parlato anche della riforma della Pubblica amministrazione, che «nelle prossime settimane sarà esaminata in Consiglio dei ministri e che proseguirà e rafforzerà il percorso per migliorare le competenze e premiare il merito, che sono alla base dell’efficienza della Pubblica amministrazione e della valorizzazione delle sue persone». «La proposta – ha spiegato – vuole recuperare la responsabilità dei dirigenti nella gestione delle proprie persone, dando loro la possibilità di valutarne i comportamenti e i risultati e premiarle con delle progressioni di carriera. Il concorso non sarà superato, ma sarà affiancato da questa nuova strada per la dirigenza. È una piccola rivoluzione. Tutto avverrà garantendo imparzialità e oggettività della valutazione. Il dirigente non prenderà da solo la decisione, ci sarà un momento di condivisione».
Il ministro: «Il processo di valutazione deve essere cambiato»
«Il processo di valutazione deve essere cambiato. Innanzitutto assegnando obiettivi reali, misurabili, oggettivamente ponderati e, soprattutto, assegnati a inizio anno e non alla fine. E poi introducendo delle barriere all’eccellenza», ha chiarito ancora il ministro, commentando il fatto che allo stato attuali praticamente tutti nel pubblico impiego ottengono valutazioni col massimo dei voti. La barriere di eccellenza, invece, saranno «un parametro, una soglia, oltre la quale non potranno essere assegnati giudizi massimi. Se guardiamo a quello che accade in giro per il mondo, tutte le organizzazioni che adottano sistemi moderni di valutazione delle performance non vanno mai oltre il 30 per cento».
L’obiettivo di rendere la pubblica nuovamente attrattiva per i giovani
Tra gli obiettivi del governo c’è anche quello di rendere la pubblica amministrazione nuovamente attrattiva per i giovani, per questo «entro questo mese» arriverà un decreto legge ad hoc, grazie al quale «non solo recluteremo i giovani diplomati degli Its, le Accademy, ma gli proporremo percorsi di carriera». «Puntiamo – ha spiegato ancora Zangrillo – a fare entrare nelle amministrazioni i giovani diplomati its Academy in materie digitali e tecnologiche per rinforzare questo ambito, inserendoli già nelle qualifiche di funzionari e permettere loro di laurearsi nel corso dei primi anni grazie al contributo dell’amministrazione e al progetto “Pa 110 e lode”».
Il no di Cgil e Uil al contratto degli enti locali
Il ministro inoltre ha manifestato il proprio rammarico per la firma del contratto enti locali da parte di Cgil e Uil. «L’ho vissuto con molto dispiacere, ma ora la legge di Bilancio è chiusa, sappiamo con certezza quali sono le risorse a disposizione. A questo punto vale la pena provare ad essere pratici nei ragionamenti», ha sottolineato, ricordando che «ci sono risorse importanti per i lavoratori, e il contratto non riguarda solo la parte economica. Introduce importanti innovazioni per il welfare, per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Penso si possa arrivare a una sintesi recuperando anche il consenso di Cgil e Uil, o almeno lo auspico».
Verso la settimana corta per le amministrazioni
Tra le novità previste dal contratto, ha ricordato Andrea Bassi, che firma l’intervista, c’è anche la settimana lavorativa di quattro giorni, che genera alcune perplessità nelle amministrazioni. «La settimana corta – ha chiarito il ministro – non significa lavorare meno ore, che restano sempre 36 anche se spalmate su quattro giorni. Ed è una sperimentazione. Dal mio punto di vista necessaria in un epoca caratterizzata dal gelo demografico. Riguardo alla ritrosia delle amministrazioni, a gennaio incontrerò tutti i direttori del personale per definire insieme un percorso condiviso per poter rendere operativa questa possibilità».
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