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Сентябрь
2025

Hamas e la flottiglia «Sumud»: i documenti segreti che svelano la regia dell’organizzazione

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Per la prima volta emergono prove dirette del coinvolgimento di Hamas dietro la flottiglia «Sumud», l’ultima iniziativa marittima presentata come un’operazione civile di solidarietà con Gaza. Documenti ufficiali recuperati dagli apparati di sicurezza israeliani all’interno della Striscia, ora resi pubblici, raccontano un’altra storia: quella di un’operazione costruita e finanziata con il marchio del movimento islamista, attraverso una rete di coperture in Europa e nel mondo arabo.

Le carte descrivono con precisione la duplice natura di Hamas. Da un lato l’ala interna, che governa con pugno di ferro Gaza, dall’altro la rete esterna, responsabile delle attività internazionali, in gran parte affidate alla PCPA (Palestinian Conference for Palestinians Abroad). Fondata nel 2018, la PCPA si presenta come una piattaforma civile per i palestinesi della diaspora, ma nei fatti agisce come un’ambasciata non riconosciuta di Hamas, con compiti che vanno dalla propaganda al reclutamento, fino all’organizzazione di manifestazioni e campagne ostili a Israele.

Il primo documento emerso è una lettera del 2021 firmata dal leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. In quel testo, Haniyeh non solo riconosce la PCPA, ma la invita esplicitamente a operare in piena sintonia con il movimento, ribadendo il ruolo di rappresentanza che le compete all’estero. Una legittimazione pubblica, che secondo gli inquirenti israeliani conferma quanto la PCPA sia una diretta emanazione dell’organizzazione madre. Non a caso, già nello stesso anno, le autorità di Gerusalemme hanno incluso la Conferenza nell’elenco delle entità terroristiche.

Un secondo documento rafforza questa lettura. Si tratta di un elenco dettagliato di quadri e attivisti della PCPA, tra i quali figurano nomi di peso legati da tempo alla galassia di Hamas. Tra i più rilevanti, Zaher Birawi, responsabile della sezione britannica, noto per aver guidato negli ultimi quindici anni diverse missioni navali verso Gaza, e Saif Abu Kashk, esponente della PCPA in Spagna. I due, inseriti rispettivamente al numero 19 e al numero 25 dell’elenco, rappresentano il collegamento diretto tra le flotte «umanitarie» e i vertici del movimento.

Il caso di Abu Kashk merita un’attenzione particolare. Non solo figura tra i dirigenti PCPA, ma risulta anche amministratore delegato della società spagnola Cyber Neptune, compagnia di navigazione che controlla decine di imbarcazioni utilizzate proprio per la flottiglia «Sumud». Un dettaglio che trasforma quella che viene presentata come un’iniziativa di società civile in un’operazione orchestrata attraverso società di copertura. Di fatto, spiegano i documenti, molte delle navi che salpano sotto la bandiera della solidarietà internazionale appartengono a Hamas, pur nascondendosi dietro intestazioni societarie.

Queste rivelazioni ribaltano la narrativa promossa dai portavoce della flottiglia, che cercano di accreditare l’operazione come un’azione spontanea di attivisti e Ong. In realtà, secondo le carte, la catena di comando porta direttamente agli uffici politici del movimento islamista e ai suoi referenti in Europa. La strategia è chiara: sfruttare la copertura di associazioni civili per costruire campagne mediatiche, attirare simpatizzanti e, allo stesso tempo, garantire la presenza di Hamas su rotte internazionali difficili da controllare.

Israele da tempo denuncia l’uso delle flottiglie come strumento di propaganda, più che come reale operazione umanitaria. I documenti ritrovati sembrano rafforzare questa tesi, mostrando come la pianificazione delle missioni navali non nasca in ambienti indipendenti, ma sia parte integrante della macchina politica e logistica di Hamas. Non si tratta dunque solo di una questione di immagine: le navi coinvolte, formalmente registrate in Europa, finiscono per diventare un asset strategico dell’organizzazione. Sul piano diplomatico, la pubblicazione delle prove rischia di aprire un nuovo fronte. La presenza di strutture di Hamas in Paesi europei – dal Regno Unito alla Spagna – attraverso la PCPA e società di facciata come Cyber Neptune, potrebbe alimentare pressioni per un rafforzamento delle misure di contrasto. Allo stesso tempo, mette in luce quanto il movimento sia riuscito a radicarsi all’estero, costruendo un sistema che va oltre il tradizionale finanziamento e che utilizza strumenti economici, legali e commerciali per perseguire i propri obiettivi. La flottiglia «Sumud» appare dunque come l’ultimo capitolo di una strategia di lungo corso: presentare al mondo un volto di solidarietà e resistenza civile, mentre dietro le quinte Hamas mantiene il pieno controllo, gestisce fondi e mezzi, e utilizza sigle e società di copertura per mascherare la propria regia. Un doppio binario che i documenti ora svelati rendono difficile da negare