San Siro, vincono Milan e Inter (ma Sala perde la sua maggioranza)
La lunga partita per la vendita di San Siro è finita alle 3 e 46 minuti della mattina del 30 settembre 2025, dopo oltre undici ore di un dibattito aspro e polemico. Il Consiglio comunale di Milano ha votato la delibera che stabilisce la cessione del Meazza a Milan e Inter perché questi possano poi procedere alla realizzazione di un nuovo stadio nell’area con successivo abbattimento di quella che è stata la casa del calcio milanese.
Per il via libera hanno votato in 24 con 20 contrari e due consiglieri che non hanno preso parte al voto. La maggioranza del sindaco Beppe Sala non è stata sufficiente da sola per chiudere la partita, ma ha avuto bisogno della stampella di Forza Italia che ha dato indicazione ai suoi di non prendere parte alla votazione, abbassando così il quorum dei voti necessari. E’ accaduto e l’assenza strategica nel momento decisivo di tre forzisti ha reso indolore per Sala il voltafaccia di parte del suo esercito. L’ultimo in ordine di tempo, il capogruppo della lista che porta il suo nome.
Sala senza maggioranza, decisiva l’assistenza di Forza Italia
Contrari alla delibera sono rimasti fino all’ultimo Lega e Fratelli d’Italia. Insieme a loro l’anima ambientalista della maggioranza a Palazzo Marino (sulla cui tenuta futura ora si apre un periodo carico di incertezze) e un pezzo importante del Partito Democratico. Non ha votato il capogruppo della lista Sala, Marco Fumagalli, che ha annunciato la sua contrarietà al progetto dopo giornate di riflessione. Per poter essere autosufficiente servivano 25 consensi e non ci sono stati: il conteggio si è fermato a 24 in un clima crescente di polemiche, accuse e difese.
La mossa che ha deciso il destino della partita, però, era stata resa nota in apertura di seduta da Forza Italia: non l’adesione alla delibera, ma la scelta di dare indicazione ai consiglieri di non votare abbassando il quorum. In tre l’hanno rispettata, uno (Alessandro De Chirico) no e il gioco è stato fatto. Il sindaco Sala ha visto andare in frantumi il centrosinistra sulla storia di San Siro, ma anche l’opposizione ha chiuso il dibattito lacerata al suo interno.
San Siro, cosa è accaduto nell’ultimo Consiglio comunale
San Siro diventa proprietà di Milan e Inter dopo una maratona interrotta nel cuore della notte dalla decisione della maggioranza di ‘tagliare’ la discussione sugli emendamenti. Ne erano stati presentati 239, ne sono stati approvati una manciata che modificano solo in parte la delibera uscita dalla Giunta dopo mesi di confronti con i club: quello più importante riguarda la firma di un accordo in Prefettura che garantirà controlli ulteriori per evitare la presenza di aziende infiltrate dalla grande criminalità nella realizzazione dei lavori: le due società dovranno scegliere da una ‘white list’.
Lo stadio attuale e le aree limitrofe costeranno 197 milioni di euro. Milan e Inter si sono impegnate ad abbattere l’attuale Meazza lasciando in piedi solo una parte del secondo anello (tra la zona della curva Sud e il rettilineo circostante), come previsto dal vincolo semplice che scatterà il prossimo 10 novembre 2025. Accadrà alla fine della realizzazione del nuovo impianto che prenderà vita nell’area ora occupata dai parcheggi.
Come sarà il nuovo San Siro disegnato da Foster e Manica
Sarà uno stadio da 71.500 posti disegnato dagli architetti Norman Foster e David Manica, già firmatari del progetto del nuovo Wembley a Londra. Nei piani di RedBird e Oaktree, fondi che attualmente possiedono Milan e Inter, sarà pronto nel 2031 e da lì si procederà alla demolizione di San Siro per il via alla seconda parte dei lavori che interesserà l’area da 280mila metri quadrati con un parco (la metà della superficie), uffici, hotel, il museo e parcheggi. Fine dell’intervento: 2035.
Se saranno rispettati questi tempi, Milano potrà ospitare partite dell’Europeo 2032 che la Figc organizza insieme alla Turchia. Altrimenti accadrà che nessun evento sarà nella città delle dieci coppe dei Campioni, una figuraccia epocale di cui nessuno avrebbe bisogno.
Il via libera del Consiglio comunale chiude per il momento un dossier aperto nel 2019, data di presentazione del prima manifestazione di interesse per realizzare il comparto. Sei anni trascorsi tra pastoie burocratiche e piani alternativi che hanno visto soprattutto il Milan puntare gli occhi anche altrove: i rossoneri hanno acquistato un’area a San Donato Milanese per la quale è stato avviato l’iter amministrativo e che ora potrebbe essere destinata a realizzare la cittadella delle giovanili e dei centri di allenamento della società. L’Inter aveva opzionato un’area privata a Rozzano. Poi il ritorno all’idea originaria di San Siro e la corsa contro il tempo per evitare lo scattare del vincolo storico sul secondo anello.
San Siro, cosa succede dopo il via libera del Consiglio comunale
Il via libera del Consiglio comunale alla delibera di vendita di San Siro a Milan e Inter non conclude l’iter. Anzi. E’ certamente un passo fondamentale e decisivo, ma nei prossimi mesi sulla strada dei due club ci saranno ancora diversi ostacoli da superare. Il primo è legato alla necessità di completare l’atto di acquisto entro il 10 novembre, data in cui diventa realtà il vincolo sul secondo anello dell’attuale Meazza. Senza firma del rogito, le pedine tornerebbero alla casella iniziale e abbattere e rifunzionalizzare lo stadio di oggi sarebbe impossibile con conseguenze che è facile immaginare.
La delibera votata dal Consiglio comunale sarà, inoltre, oggetto di una pioggia di ricorsi che sono stati già annunciati dagli oppositori. Si discuterà sia sulla data del vincolo, che secondo i comitati è antecedente al novembre (settembre 2025 o addirittura qualche mese prima, sulla base di alcune fotografie dell’epoca), sia della legittimità della delibera portata dalla Giunta in Consiglio e poi votata. Un fuoco di fila contro il quale, finora, l’impianto dell’accordo ha retto ma che provocherà certamente non poche fibrillazioni.
I due club si sono cautelati nel contratto d’acquisto mettendo una data limite al via dei lavori: 28 febbraio 2027. Se per quel giorno la “prima pietra” del nuovo San Siro non sarà stata posata, si riterranno liberi da vincoli con il Comune di Milano e sarà poi compito successivo stabilire le responsabilità e i meccanismi di ristoro e rimborso. Ma non è quello che Milan e Inter si augurano. L’obiettivo è che tutto fili liscio e che dal 2031 il calcio milanese possa avere una nuova casa.
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