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Camarda e Pio Esposito, il futuro del calcio italiano è adesso

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Immaginiamo il fine settimana di Rino Gattuso, che improvvisamente si sarà sentito ricco. Prima Pio Esposito e la rete rompighiaccio a Cagliari, per mettere a tacere il dibattito di quelli che “bravo è bravo, ma non tira mai”. Poi, quasi dal nulla, la rabbiosa capocciata di Francesco Camarda che ha regalato al Lecce un punto insperato e al giovanissimo attaccante made in Milan il primo gol in carriera con i grandi.

Un week end da sogno per il commissario tecnico di una nazionale alla perenne ricerca del numero ‘9’ del presente e del futuro. Che non può essere nell’immediato Camarda, del quale va ricordato essere un classe 2008, e forse nemmeno Esposito che rispetto al collega ha tre anni in più sulla carta d’identità e una storia già avviata e che gli ha già consegnato il titolo di capocannoniere della Serie B.

Significa che Camarda ed Esposito non risolveranno l’urgenza della nazionale, ma non per questo il doppio evento deve passare sotto silenzio. Ha un valore simbolico enorme, racconta di talento che esiste anche da noi e non soltanto altrove e ribalta anche una leggenda metropolitana secondo la quale in Italia c’è spazio solo per i vecchi, con i ragazzi a stazionare in panchina.

Non è così, almeno non sempre. Quando i giovani sono bravi, giocano: anche in una big come l’Inter dove Esposito all’alba della stagione ha già messo insieme 6 presenze e 349 minuti in campo. E giocano appena possibile i giovanissimi forti, come Camarda che si è traferito a Lecce proprio per accelerare un percorso di crescita cui stava troppo stretto il campionato dilettanti del Milan Futuro, la Primavera con gli altri ragazzi e troppo larga la prima squadra di Max Allegri. Non per mancanza di coraggio, ma per oggettiva necessità di mettere su fisico, esperienza ed errori che a 17 anni si devono concedere a tutti.

Esposito e Camarda sono il futuro del calcio italiano, vengono dalla Milano del pallone che li coccola con qualche eccesso. Errore. Entrambi vanno lasciati crescere con la giusta calma, che non significa togliere spazio ma aggiungere iniezioni di fiducia. E devono essere tenuti lontani dal gioco stucchevole di quel bar sport a cielo (telefono) aperto per il quale il successo di uno è il fallimento dell’altro. Non serve sottrarre, basta aggiungere. Almeno per questa volta.