Pulisic e sofferenza, cosa ha detto la sfida tra Milan e Napoli
Riflessione alla fine del primo tempo della sfida di San Siro, che ha consegnato al campionato una vetta della classifica condivisa dalle due contendenti con aggiunta della Roma: Allegri ha incartato Conte, vantaggio del Milan netto e meritato anche al di là della contabilità del possesso palla, favorevole al Napoli. Sintesi della ripresa: alzando ritmo e baricentro da subito i campioni d’Italia fanno paura e tanto. La follia di Estupinian (rigore causato e cartellino rosso) che ha condannato i rossoneri all’inferiorità numerica per oltre mezz’ora ha fatto il resto.
Però alla fine ha vinto il Milan e di certo non ha demeritato. Le statistiche della sfida fotografano realmente la partita solo in parte: 64% possesso palla Napoli, 19 tiri verso la porta di Maignan (contro 6) di cui 7 nello specchio (3) e situazioni pericolose a profusione. Dopo la strigliata dell’intervallo, che ci deve essere stata visto che il Napoli del primo tempo è parso imborghesito e lento mentre quello della ripresa aveva gli occhi iniettati di sangue.
Milan-Napoli, cosa ha detto la sfida di San Siro
Cosa resta dei quasi cento minuti di San Siro? La sensazione che il Milan di Allegri sia una squadra con le palle quadrate e una capacità di difendere già metabolizzata mentre il Napoli stia ancora a metà del guado. I rossoneri non sono da scudetto perché c’è una differenza di qualità al momento enorme tra i titolari (nemmeno tutti) e le riserve: basti pensare al momento in cui si sono trovati in campo con Bartesaghi e il terrorizzato Athekame sugli esterni.
Conte, invece, guida una corazzata che ha potenzialità certamente superiori a quanto fatto vedere fin qui. La caduta a Milano può essere episodica solo a una lettura superficiale ed è stata anticipata dagli scricchiolii contro Cagliari e Pisa. L’approccio con il Milan, primo big match giocato con lo scudetto cucito sul petto, non è stato all’altezza e su questo il tecnico dovrà lavorare molto in fretta.
Milan-Napoli, i dubbi di Allegri e Conte
I due tecnici, però, sono accumunati da portarsi via da San Siro più di una riflessione da approfondire. Il Milan, ad esempio, veste ormai alla perfezione l’abito del nuovo modulo anche se il rientro di Leao – già titolare a Torino con la Juventus? – obbligherà a sacrifici dolorosi nel reparto offensivo. E poi gli esterni che vanno a velocità troppo differenti rispetto al resto della squadra tolto Saelemaekers che si sta confermando l’apriscatole più utile per l’allenatore livornese.
Per Conte si avvicina il momento delle scelte. Si è presentato a San Siro in emergenza difensiva ma non può certo lamentarsi delle alternative tra le quali ha potuto pescare in corso d’opera. Dalla panchina sono usciti via via Elmas, Lucca, Neres, Lang e Gilmour con Beukema rimasto a guardare gli altri: una ricchezza diffusa che pochi hanno in Italia. Le scelte, però, riguardano soprattutto i magnifici quattro del centrocampo, la coperta di Linus di questa prima fase della stagione: prima o poi le rotazioni spingeranno verso il ritorno al 4-3-3 con cui sfruttare al meglio la qualità sugli esterni.