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Leone XIV, ecco come il Papa agostiniano vuole riscrivere la Chiesa

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Sta scritto: «In verità, in verità vi dico, uno di voi mi tradirà». Ci hanno già provato a tradire, almeno il suo pensiero. Leone XIV conosce il passo di Giovanni e ha deciso nel giorno del suo settantesimo compleanno di divulgare un estratto della doppia intervista che ha concesso alla giornalista e scrittrice americana Elise Ann Allen – significativo il primo incontro a Castel Gandolfo, dove Bergoglio non ha mai messo piede – e da cui è tratto il libro León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI uscito da pochi giorni in Perù.

Lo hanno tirato troppo per la talare. Ma Robert Francis Prevost ha stoppato la deriva interpretativa. Dalla sessualità all’economia, dall’opposizione ai conflitti fino ai migranti, la Chiesa di Leone XIV è lontana da quella del predecessore.

Francesco vs Prevost

Papa Francesco era un gesuita convinto che Dio si rivelasse nelle cose del mondo; ha finito per essere quasi uno spot. Prevost è totalmente agostiniano: Dio è oltre la storia e compito della fede è redimere un mondo che sbaglia.

Per questo, di fronte al conflitto russo-ucraino, Prevost candida il Vaticano a luogo d’incontro e chiama il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, nella ristretta cerchia dei consiglieri per le altre confessioni. Ha espresso giudizi durissimi su Bibi Netanyahu, ma Leone gli suggerisce anche di dire «che su Gaza serve una narrazione diversa per finire questa guerra che non ha alcun senso».

L’Onu, Trump e la politica

Di suo – anche di fronte alla commissione a guida islamica delle Nazioni Unite che qualifica come genocidio l’offensiva israeliana a Gaza – aggiunge: «In teoria, le Nazioni unite dovrebbero essere il luogo in cui molte di queste questioni vengono discusse, ma l’Onu ha perso il suo multilateralismo».

E chi si aspetta che sia freddissimo verso l’America di Donald Trump lo trova «a pregare per Charlie Kirk, sua moglie e i suoi figli anche perché», ha riferito la sala stampa vaticana, «è preoccupato per la violenza politica e ha parlato della necessità di astenersi dalla retorica e dalle strumentalizzazioni che non portano al dialogo».

Le tensioni con i gesuiti

Difficile immaginare che Francesco e Prevost possano seguire la medesima traiettoria. Eppure c’è chi ci prova. Monsignor Antonio Spadaro – direttore della Civiltà Cattolica e gesuita suggeritore di Bergoglio – in un libro e sui giornali pubblica un’intervista a Leone XIV. In realtà non è un’intervista, tantomeno al Papa, ma un discorso tenuto il 7 agosto 2024 nella parrocchia agostiniana di St. Jude Church a New Lenox, Illinois.

Con i gesuiti “comandati” da Arturo Sosa Abascal e orfani del potere papale, Leone XIV ha più di un problema: teologico e pratico. Deve rimettere ordine in curia, su sessualità, economia, relazioni internazionali, e guardarsi dai “tradimenti”.

Democrazia, sinodo e delusioni

Chissà cosa ha pensato leggendo i giornali italiani che si sono buttati sull’affermazione: «Se guardiamo a molti Paesi del mondo di oggi, la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto».

Detto da un americano in tempo di Trump, se non è benedizione è manna dal cielo. Gli ambienti progressisti cattolici hanno sorriso, ma resteranno delusi. L’affermazione del Papa è conseguenza di un altro ragionamento: quello sul sinodo e la sinodalità che spiazza il cardinale bolognese Matteo Maria Zuppi.

Dice Prevost: «Non si tratta di cercare di trasformare la Chiesa in una sorta di governo democratico, si tratta piuttosto di rispettare e comprendere la vita della Chiesa per quello che è e dire: dobbiamo farlo insieme».

Sessualità e dottrina

Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Georg Batzing, ha reagito male. Ma anche i conservatori storcono il naso: Leone XIV non ha ancora avviato la rivoluzione in curia, pur muovendo passi “arditi”.

Prevost non ha impedito il Giubileo della comunità Lgbtq+, ma non s’è fatto vedere; ha ricevuto padre James Martin e suor Caram ma i colloqui sono rimasti privati. Al tempo stesso proclama: «La famiglia è fondata sull’unione tra uomo e donna» e afferma che verso il peccato non c’è tolleranza, ma serve la cura che diventa poi assoluzione.

Economia e finanza vaticana

Va letta così l’affermazione: «Ho letto la notizia che Elon Musk è destinato a diventare il primo triliardario al mondo. Se questa è l’unica cosa di valore oggi, allora siamo nei guai».

Bergoglio diceva che il denaro è lo sterco del diavolo, Prevost sostiene che il mondo va corretto. E infatti comincia a mettere le mani anche sui soldi del Vaticano.

Rimpasti e strategie

Pare scontato che il cardinale americano Timothy Dolan sarà chiamato al vertice della Segreteria per l’economia, dando il benservito a Maximo Caballero Ledo.

Un’altra sostituzione in pectore riguarda Victor Manuel Fernandez, detto Toucho, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, che potrebbe lasciare spazio al teologo spagnolo Luis Marín de San Martín.

Rispunta l’elemosiniere Konrad Krajewski, destinato al Dicastero per lo sviluppo umano integrale. Tra i pensionandi ci sono Kevin Farrell, Arthur Roche e Kurt Koch.

I nomi che girano attorno a Prevost sono quelli di Ilson de Jesus Montanari e Mario Grech, mentre incerta è la conferma del C-9, l’organo creato da Bergoglio.

Una trasformazione lenta

Quella di Leone XIV non sarà una rivoluzione, ma una lenta trasformazione. Lo conferma la permanenza del cardinale Luis Antonio Tagle a Propaganda Fide, utile a gestire i rapporti con la Cina.

Perché, come dice Prevost nella sua intervista: «Sono ovviamente americano e mi sento molto americano».