Garlasco, i soldi fantasma e l’ombra di Venditti: la nuova crepa nel caso Poggi
Tutto parte dai conti bancari: assegni in uscita dalle zie paterne, più di 40 mila euro che finiscono a Giuseppe Sempio, padre di Andrea. Da lì, prelievi in contanti per oltre 30 mila euro, spariti senza traccia. Un flusso anomalo, spiegano gli investigatori, “del tutto incongruo rispetto alle ordinarie movimentazioni”. È questo il cuore della nuova indagine che scuote ancora una volta Garlasco.
L’ex procuratore indagato
Il nome che compare negli atti è quello di Mario Venditti, ex procuratore di Pavia. I magistrati bresciani lo hanno iscritto per corruzione in atti d’ufficio: l’ipotesi è che quei soldi servissero ad agevolare la posizione di Andrea Sempio, unico indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. L’accusa è pesante, capace di rimettere in discussione anni di indagini e processi.
Le voci intercettate e i buchi nei brogliacci
C’è di più. Nel 2017, alcune intercettazioni tra Andrea e suo padre scompaiono dai brogliacci, altre vengono trascritte in modo lacunoso. I dialoghi che restano, però, fanno pensare a una conoscenza preventiva delle domande che sarebbero state poste in interrogatorio. «Se ti infila dentro qualche domanda che non… dici che non ti ricordi», suggerisce il padre. «Sì, lo so», replica il figlio. Parole che suonano come un copione.
Il pizzino che ritorna
E qui riemerge il foglietto dimenticato in un cassetto: «Venditti gip archivia X 20.30 €». Un appunto scritto — lo ha ammesso lo stesso Giuseppe Sempio — ma senza significato chiaro, almeno secondo la famiglia. “Forse soldi per marche da bollo, forse spese legali”, prova a spiegare oggi. Ma resta lì, come un’ombra che si allunga sul presente.
Le difese in tv
«Sono schifezze», dice la madre, Daniela Ferrari, in diretta a Quarto Grado. «Non conosciamo Venditti, non abbiamo corrotto nessuno». La famiglia parla di assegni usati solo per coprire le spese degli avvocati, di contante necessario a pagare difese sempre più costose. Eppure le incongruenze restano: soldi che passano di mano, somme mai giustificate, appunti che non si cancellano.
La stanchezza della famiglia Poggi
Intanto, dall’altra parte, la voce dei genitori di Chiara è quasi spenta. Giuseppe e Rita Poggi non parlano più, affidano solo poche parole ai legali: «Siamo esausti, oltre lo sfinimento». Dopo 6.620 giorni, ogni colpo di scena non è che un nuovo strappo. La giustizia sembra un palcoscenico che non chiude mai il sipario, e il dolore dei Poggi resta lì, immobile, come la scena di un dramma che si ripete all’infinito.
Il giallo senza fine
Garlasco continua a essere un labirinto di piste, ipotesi e colpi di scena. I soldi, il procuratore, le intercettazioni, il pizzino: ogni tessera aggiunta non compone l’immagine, ma la frantuma. E la domanda resta sospesa: finirà mai questa storia o è destinata a rimanere un cluedo infinito, dove la vittima è sempre la stessa e la verità si allontana a ogni passo?