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Paris Fashion Week: Valentino sfila in una toilette pubblica

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Immergersi nell’universo di Alessandro Michele non è certo impresa facile. Per la sua seconda collezione prêt-à-porter firmata Valentino, lo stilista indaga sul concetto di intimità, dando vita a un «méta-théâtre» dove può lasciar volare liberi i suoi pensieri filosofici — dopotutto ci ha scritto anche un libro, La vita delle forme — passando da una citazione di Romano Madera a una di Ludwig Wittgenstein.

All’interno di un set che riproduce una toilette pubblica, che Michele definisce come «contro-luogo che neutralizza il dualismo tra interno ed esterno, tra l’intimo e l’esposto», i modelli sfilano lungo un pavimento di piastrelle rosse, colore iconico della Maison, in un caos creativo che lo stilista dichiara voluto. Un contrasto evidenziato da due termini «Apollon» e «Dyonisos» che compaiono sulle t-shirt grafiche a rappresentare due modi opposti e complementari di interpretare la moda, quello di Valentino Garavani e di Alessandro Michele che sceglie, come aveva fatto in passato con Gucci, di porre la sua cifra stilistica davanti all’heritage della Maison per cui sta disegnando.

Non che non ci siano evidenti richiami al passato di Valentino. Lo stesso Michele ama ribadire come gran parte del suo lavoro sia studiare gli archivi e come gli anni Settanta e Ottanta del brand siano per lui fonte inesauribile di ispirazione. Un’ispirazione che spesso si trova schiacciata da un racconto eccessivamente elaborato e pretestuoso.

I vestiti finiscono così in secondo piano rispetto alla narrazione dello stilista che però, intelligentemente, abbandona la filosofia per un secondo per lanciare una collaborazione con il brand di streetwear Vans. È il mercato, bellezza!