Paris Fashion Week: l'archivio ritrovato di Hubert de Givenchy

A Parigi è andato in scena un altro attesissimo debutto nel mondo della moda, quello di Sarah Burton in qualità di direttore creativo di Givenchy, e per la sua opera prima riparte da una serie di archivi inediti.

Nel 2016, i nuovi proprietari della storica casa/atelier di Hubert de Givenchy, all’8 di Avenue Alfred de Vigny, durante la ristrutturazione scoprono un armadio a muro segreto, al suo interno una serie di schizzi, cartamodelli e prototipi della collezione d’esordio (1952). Questo “tesoro” diventa il punto di partenza del lavoro della Burton per definire il nuovo percorso stilistico della Maison.

«Per guardare avanti, bisogna tornare alle origini. L’atelier, per me, è tutto: il cuore e l’anima di Givenchy» dichiara la stilista. La nuova collezione, tuttavia, non tratta una banale riedizione di quei modelli ma è frutto, piuttosto, di una condivisione di valori legati alla metodologia creativa.

Sarah Burton, così come Hubert de Givenchy, ama lavorare a stretto contatto con l’atelier, lavorare sul campo, dall’imbastitura sul manichino alle prove d’abito. «È un istinto naturale per me tornare alla costruzione dei modelli, all’artigianalità. Modellare, scolpire, trovare l’equilibrio delle proporzioni. È ciò che sento, il mio modo di lavorare, ciò che voglio fare» spiega.

Anche la sfilata, riservata a pochi invitati, prende forma all’interno degli spazi situati al 3 di Avenue George V, dal 1955 sede istituzionale della Maison. La collezione celebra la femminilità forte e vulnerabile al tempo stesso, la sensualità e il rigore di una donna contemporanea.

In bilico tra pret-à-porter e couture, le silhouette si compongono di tagli precisi con spalle strutturate e vita a clessidra, soprattutto nei capospalla, lunghi abiti che prendono forma grazie ai drappeggi, il fiocco, ingigantito, perde la sua valenza di “decorazione” per diventare parte integrante della struttura stilistica.