Jacobs e Tortu, veleni che sporcano i giorni più belli dello sport italiano
L'inchiesta sul dossieraggio che ha colpito Marcell Jacobs con presunto mandante Giacomo Tortu, fratello di Filippo, manda in pezzi una delle immagine più belle della storia dello sport italiano. Una scia di veleni il cui effetto primario, in attesa degli sviluppi giudiziari, è scolorire il ricordo di quel 6 agosto 2021: il giorno in cui la staffetta azzurra con Jacobs e Tortu insieme a Desalu e Patta salì sul gradino più alto del podio olimpico beffando la Gran Bretagna (poi squalificata per doping) grazie a una rincorsa folle e spacca cuore di Filippo. Il culmine di una settimana pazzesca, aperta da Jacobs re dei centro metri nel quarto d'ora dell'oro di Tamberi nel salto in alto che ha fissato per sempre l'irripetibilità di un momento in cui ci siamo sentiti i più forti di tutti.
La vicenda è nota. Giacomo Tortu, fratello di Filippo, è iscritto nel registro degli indagati della Procura di Milano con l'accusa di presunto spionaggio nei confronti di Marcell Jacobs. Sarebbe lui il mandante del dossieraggio contro il campione azzurro per cercare esami medici, telefonate e chat con il suo staff e il nutrizionista nel periodo subito successivo all'Olimpiade di Tokyo 2020 (autunno 2021), quando già Jacobs era inseguito da voci false di doping. Perché? Sarà lui a doverlo spiegare ai magistrati che lo interrogheranno, mentre il fratello Filippo si è dichiarato del tutto estraneo.
Jacobs ovviamente non l'ha presa bene. Ufficialmente ha detto di credere alla versione del compagno (ex?) di squadra e di essere semmai in attesa di un attestato di solidarietà da parte della Federatletica che sta vivendo momenti di forte imbarazzo. Il presidente Stefano Mei ha garantito che ci sarà anche un'indagine sportiva innestata su quella penale e ha provato a tenere insieme i cocci di un progetto sportivo che sembra, però, destinato ad andare a pezzi. "In staffetta verrà sempre e comunque convocato chi va più forte" ha detto, fingendo di ignorare che non potrà essere così.
L'effetto collaterale dell'inchiesta e dei veleni è un altro. Sporcare una delle storie più belle dello sport italiano e rileggere con filtri diversi anche quanto accaduto dopo l'avventura di Tokyo. La staffetta azzurra non si è più ripetuta, anche se ha portato a casa uno straordinario argento mondiale nel 2023 e a Parigi, dove ha chiuso quarta a un passo dal podio, ha fatto battere forte i cuori di milioni di persone. Almeno così appariva. Nella realtà, si viene a sapere ora, era attraversata da gelosie e rapporti gelidi da tempo.
Così si capisce, ad esempio, la dura polemica di chi a Parigi la scorsa estate avrebbe voluto schierato il giovane e velocissimo Alli al posto di Tortu che da ormai sette anni non corre in 10" netti i cento metri e che non si è più ripetuto (10'15'' il suo miglior crono nel 2024). E si comprendono anche le difficoltà di Jacobs il cui post Olimpiade 2021 è stato un viaggio tormentato tra sospetti, infortuni, cadute e risalite che lo hanno tenuto ai vertici ella velocità pur senza le punte assolute di quella estate giapponese.
Comunque vada a finire, lo sport italiano non se lo meritava.