Telegram è superata. Una nuova chat ultra segreta sta prendendo il suo posto
Lo spartiacque sono stati gli arresti dello scorso settembre per l’operazione ribattezzata «Terrorgram». Da quel momento i gruppi estremisti, in particolare, si è scoperto, i neonazisti, hanno cominciato ad abbandonare quella che per anni è stata la loro casa digitale: Telegram. La diaspora ha preso una direzione chiara: SimpleX, una nuova app di messaggistica che promette anonimato e decentralizzazione. Il suo principale punto di forza, che allo stesso tempo si presenta come una potenziale grande criticità per la sicurezza pubblica, è la possibilità di registrarsi senza fornire un numero di telefono o un «Id», cioè altri dati che possano costituire un riferimento all’identità dell’utilizzatore. Questo dettaglio ha reso l’app particolarmente attraente per chiunque desideri operare senza lasciare tracce digitali. È possibile chattare semplicemente comunicando un Url (un «indirizzo» digitale), anche con un QrCode, il quadratone a barre bidimensionato che si trova perfino sui bollettini per i pagamenti della Pa. Lo sviluppo è stato finanziato in parte con la forma del «venture capitalism», spiegano le riviste del settore, cioè con una raccolta pubblica di fondi, e in parte dall’ex di Twitter Jack Dorsey. Il modello di business dichiarato è quello di arrivare a inserire alcune funzionalità extra a pagamento. L’ideatore è Evgeny Poberezkin, misterioso ingegnere russo che sul suo profilo Linkedin afferma di vivere nel Regno Unito e che si presenta come un produttore di software per l’editoria, le telecomunicazioni e la pubblicità. Poberezkin aggiorna anche un blog tutto suo in cui si occupa anche di privacy: un aspetto che la sua app sembra aver estremizzato. Panorama ha testato le funzionalità e studiato i rischi che, potenzialmente, il suo uso può comportare.
SimpleX, progettata in Russia al pari di Telegram, è stata pensata per evitare il controllo centralizzato e per questo è caratterizzata da una struttura distribuita che promette di rendere difficile qualsiasi sorveglianza. In teoria, l’app, scaricabile dagli store di Apple e Android, assicura un controllo rigoroso dei contenuti diffusi dagli utenti, ma al momento non è riuscita a impedire ai vari gruppi estremisti di occupare la piattaforma con materiali di propaganda già esistenti (come manuali e risorse militanti) e di usarla per cercare di reclutare nuovi membri. Dopo l’arresto dei due leader del gruppo suprematista bianco (Dallas Humber, 34 anni, di Elk Grove in California, e Matthew Allison, 37 anni, di Boise in Idaho) che animava Terrorgram, accusati negli Usa di aver cercato di scatenare una «guerra razziale» attaccando ebrei e immigrati, l’Institute for strategic dialogue, organizzazione che si occupa di geopolitica e che ha sede a Londra, ha mappato la diaspora verso SimpleX.
«Lo spostamento segna un’evoluzione strategica per questi gruppi estremisti, riflettendo un tentativo di sfuggire a controlli sempre più severi e di consolidare la propria presenza in un ambiente digitale che, almeno in teoria, offre maggiore protezione e anonimato», scrivono gli analisti di Isd in un report consultabile online. «Non abbiamo progettato gruppi che possano essere utilizzabili da più di 50 utenti» ha spiegato Poberezkin, che si è detto anche sorpreso per la velocissima «espansione» nonostante quella che lo stesso ideatore dell’app definisce una «limitata usabilità». «Le discussioni» degli estremisti, secondo gli esperti dell’Isd, «vertono su scambi di idee e ideazione di operazioni e sono caratterizzate da linguaggio cifrato e riferimenti allusivi. Così facendo essi «cercano di sfruttare le vulnerabilità della piattaforma per creare un ecosistema favorevole alla loro crescita». La «reunion» sulla nuova app, secondo l’analisi di Isd, non rappresenterebbe «solo un tentativo di preservare e propagare ideologie estremiste, ma anche uno sforzo per raccogliere risorse umane di valore all’interno di una struttura apparentemente più sicura». Il nodo è questo: la sicurezza.
Tra le funzioni più accattivanti di SimpleX per i cyber eversori, infatti, c’è la possibilità di cambiare continuamente server per la connessione, la cancellazione della chat su entrambi i telefoni (anche avvisando l’interlocutore con una notifica) e soprattutto quella di usare il proprio profilo in incognito. Così facendo i messaggi arrivano all’interlocutore con un nome di fantasia, che unito alla mancanza di un numero di telefono, in caso di sequestro di uno dei cellulari da parte delle forze dell’ordine, rende gli altri partecipanti alle chat praticamente irrintracciabili. Non solo: i messaggi (crittografati) rimangono sui server fino al momento del loro recapito, ovvero sono irrecuperabili successivamente, e non viene neppure richiesto l’accesso alla propria rubrica. È possibile usare profili diversi per ogni chat o per ogni gruppo in cui si entra. I profili non sono collegabili all’utente e quindi si possono intrattenere più chat contemporanee con nomi e indirizzi diversi e perfino su server differenti. Gli esperti della rivista web Lealternative.net hanno spiegato in modo molto efficace questo passaggio: «Per gli amici si usa un profilo con la foto di Goku (personaggio del manga Dragon Ball, ndr), con la famiglia un profilo con la propria faccia, con i colleghi un’altra ancora e via così. Potete inoltre iscrivervi al gruppo “xxx” con il profilo “yyy” e al gruppo “zzz” con il profilo “ccc”». Offre perfino una versione desktop, così da permettere l’utilizzo sul computer, ma lo smartophone deve restare acceso e deve essere collegato alla stessa rete web. Inoltre, l’app, permette la trasmissione di file e immagini con una velocità maggiore rispetto alle concorrenti più commerciali. E anche la qualità audio delle chiamate è ottima. Ammesso che si riesca a far partire la telefonata. L’operazione, infatti, durante i nostri test si è rivelata particolarmente difficoltosa e da migliorare in futuro. Sempre che l’uso illecito che viene fatto dell’app non finisca con il portare al suo bando dagli store dei fabbricanti di telefoni.