Il Milan dello scudetto 2022 non c'è più
Del Milan dello scudetto festeggiato sul prato di Reggio Emilia il 22 maggio 2022 non rimane quasi più nulla. E non solo perché in meno di mille giorni (987 per la precisione) sono cambiati proprietà - da Elliott a RedBird - amministratore delegato (da Gazidis a Furlani), non ci sono più Maldini e Massara sostituiti da Moncada e Ibrahimovic che prima stava in campo ora è dietro la scrivania. E nemmeno per l'alternanza di allenatori: da Pioli a Conceicao passando per Fonseca.
Il Milan dello scudetto 2022 non c'è più, smantellato sessione dopo sessione dalle scelte di calciomercato delle dirigenze che si sono alternate a Casa Milan. L'ultimo colpo l'ha dato il doppio addio a gennaio di Bennacer e Calabria, due dei protagonisti della cavalcata culminata nel sorpasso beffa all'Inter che era rimasta in testa a lungo nel corso della stagione e che era poi caduta ad aprile nel recupero contro il Bologna atteso da mesi e risultato fatale.
Via tutti. O quasi. Di quella rosa rimangono alcuni pilastri mentre sono stati spazzati via i comprimari. C'è ancora il portiere Maignan, indicato ora come leader silenzioso dello spogliatoio, contratto in scadenza nel 2026 e trattativa lunghissima per il rinnovo. La stessa vicenda di Theo Hernandez, quello che tra le colonne del Milan tricolore è rimasto più lontano da allora nelle prestazioni, sia per qualità che per quantità. E poi Leao, portoghese volante la cui primavera fu esplosiva a tal punto da farne salire le quotazioni ben oltre i 100 milioni di euro.
Allora tutte le proposte d'acquisto furono rispedite al mittente. Tre anni dopo e con un rinnovo oneroso alle spalle, Leao è rimasto il giocatore che era: inarrestabile nelle giornate buone ma non sempre continuo. Se fosse stato per gli uomini mercato rossoneri all'elenco ristretto non si sarebbe unito Tomori, ancora a Milanello per sua volontà nonostante le chiacchierate (e non solo) intavolate con Juventus e Tottenham; si è impuntato ed è rimasto milanista. Almeno per ora.
Gli altri due sono Gabbia, che nel 2021/2022 era un giovane di belle speranze con 8 presenze in campionato da esibire insieme allo scudetto e Florenzi, ai box per un grave infortunio al ginocchio destro subito nel corso della preparazione estiva. Molti degli addii sono stati indolori, altri hanno colpito nell'animo il popolo rossonero come quello di Tonali, ceduto un anno dopo il trionfo al Newcastle per un discreto pacchetto di milioni di euro.
Poi ci sono stati i saluti obbligati: Giroud e Kjaer, arrivati a fine corsa. O il tormentone della partenza a parametro zero di Kessie che è andato a guadagnare tanto, ma non si è più nemmeno avvicinato alle emozioni di quello scudetto vinto a San Siro e che dal punto di vista calcistico ci ha sicuramente perso non poco. Altri girano ancora in Italia, nel caso di Saelemaekers legati al club e solo in prestito, e molti hanno preso strade diverse. Resta la domanda sul perché quel gruppo non sia diventato la base per un ciclo e la sensazione che Pioli abbia compiuto un miracolo con una squadra forte, ma che non in quella primavera ha performato più del prevedibile e messo in cartellone una sorta di prima e ultima recita.