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Paracetamolo e over 65: nuovo studio svela pericoli nell'uso

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L’università inglese di Nottingham ha portato avanti una nuova ricerca che dimostra che dosi ripetute di paracetamolo negli individui di più di 65 anni possono condurre a un aumento di complicazioni gastro intestinali, renali e cardiovascolari. Lo studio, pubblicato su Arthritis Care and Research e condotto dal professor Weiya Zhang, del Centro di Ricerca Biomedica NIHR della Scuola di Medicina dell'Università di Nottingham, ha sottolineato come sia importante essere molto attenti quando gli anziani soffrono di condizioni particolarmente dolorose, come l’osteoartrite. Il paracetamolo, farmaco di prima scelta per far abbassare la febbre o tenere a bada il dolore, e che secondo gli ultimi dati dell’ultimo rapporto Osmed di AIFA (relativo al 2023) che ogni anno dà conto di quali e quante medicine vengono consumate nel nostro Paese, è il farmaco più consumato in Italia, potrebbe non essere solo il nostro “miglior amico” da banco, ma celare pericolose insidie: come del resto tutti i farmaci, in caso vengano assunti in maniera inconsulta o senza una reale e precisa indicazione medica.

La ricerca ha analizzato i dati del Clinical Practice Research Datalink-Gold, concentrandosi su pazienti con un’età media di 75 anni, in una coorte di 180.483 persone che avevano ricevuto almeno due prescrizioni di paracetamolo nell’arco di sei mesi, confrontandoli con quelli di 402.478 individui della stessa età che non avevano assunto il farmaco in modo regolare. I risultati hanno evidenziato un aumento del rischio di diverse complicazioni tra gli utilizzatori abituali di paracetamolo. Per la precisione, è stato riscontrato un incremento del 24% del rischio di sanguinamento da ulcera peptica, un aumento del 36% del rischio di sanguinamento gastrointestinale inferiore e del 9% di insufficienza cardiaca. Anche la malattia renale cronica avrebbe avuto un aumento. La ricerca ha comunque evidenziato anche alcuni limiti: si tratta infatti di uno studio osservazione, cioè che non stabilisce il nesso di casualità tra l'uso del farmaco e le complicazioni alle quali sono andati incontro i pazienti, e anche per questo motivo la stessa professoressa Weiya Zhang, che l'ha coordinato, ha sottolineato la necessità di ulteriori ricerche per confermare questi risultati. affermando comunque che in attesa di ulteriori studi potrebbe essere opportuno rivalutare l'utilizzo del paracetamolo come trattamento di prima scelta negli anziani. Lo studio ha ovviamente acceso un red alert sull'utilizzo del farmaco, e immediatamente le aziende produttrici hanno preso posizione: Kenvue, produttrice di farmaci a base di paracetamolo, ha affermato che lo studio presenta limiti metodologici e non offre sufficienti dati scientifici per arrivare a conclusioni definitive.

Nonostante la grande preoccupazione sollevata a livello globale da questa ricerca inglese, è bene ricordare che il paracetamolo resta uno degli analgesici più utilizzati al mondo e -sempre se assunto su indicazione medica e senza abusarne- ha un profilo di sicurezza considerato sempre e comunque molto alto. E' importante, tuttavia, che gli anziani che lo utilizzano per trattare patologie croniche non superino mai le dosi giornaliere raccomandate e valutino sempre con il proprio medico il corretto rapporto rischio-benefici: in attesa che nuovi studi possano rivelare ulteriori dati, con maggiore precisione e sicurezza.