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Crisi idrica, ora tocca alla Puglia

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Neanche il tempo di gioire per la risoluzione della crisi idrica in Basilicata che subito se ne apre un’altra. Questa volta è la Puglia, dove nelle ultime settimane i livelli delle falde acquifere utilizzate nell’erogazione di acqua potabile nella provincia di Foggia si sono pericolosamente assottigliate.

La situazione, fortunatamente, non ha ancora raggiunto i livelli critici della Basilicata o della Sicilia, dove i razionamenti di acqua potabile erano all’ordine del giorno (e in parti della Sicilia lo sono ancora). Tuttavia la situazione è stata giudicata sufficientemente grave da spingere il governatore Michele Emiliano ha inviare una nota al Governo e al Commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua. Nella lettera Emiliano afferma che “le particolari condizioni climatiche e meteorologiche degli ultimi mesi hanno aggravato il problema strutturale dell’approvvigionamento idrico delle regioni del Sud”. Emiliano invita quindi a realizzare lavori di collegamento fra l’invaso molisano del Liscione e il sistema di distribuzione idrico pugliese, giacché “le disponibilità [dell’invaso] eccedenti l’utilizzo attuale non sono utilizzate, ma finiscono inutilmente in mare”.

Per parte sua, la Regione Puglia, insieme all’Acquedotto Pugliese e al Consorzio per la bonifica della Capitanata, fa sapere di aver già avviato l’attività di progettazione per la parte di propria competenza. Emiliano ha quindi chiesto che questo intervento venga inserito dal Commissario Straordinario per la scarsità idrica nel Piano idrico nazionale, sottolineando la disponibilità della Regione a contribuire sia finanziariamente che progettualmente.

Naturalmente la polemica politica è già scoppiata. Il 28 gennaio i Consiglieri regionali Barone (M5S) e Cutolo (Per la Puglia) hanno occupato l’aula consiliare in segno di protesta contro la presunta inazione del Governo. Immediata la reazione dei Consiglieri di Fratelli d’Italia: “Dovrebbero chiedere conto a Emiliano”. Per ora la crisi idrica nel foggiano si è fatta sentire soprattutto nel comparto agricolo, non a caso oggi circa 150 trattori sfileranno per le strade di Foggia in segno di protesta contro l’aggravamento della crisi idrica e l’aumento dei costi di produzione.

Come da copione, anche Emiliano ha ovviamente sottolineato le “particolari condizioni climatiche”, che avrebbero “aggravato il problema strutturale dell’approvvigionamento”. Sicuramente la mancanza di precipitazioni dei mesi scorsi ha gravato sul livello degli invasi, di fatti, secondo i dati dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche (Associazione regionale consorzi gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue), il livello degli invasi artificiali della provincia di Foggia al 20 gennaio 2025 segnavano solamente 52 milioni di metri d’acqua, rispetto ai 149 milioni di metri cubi dello scorso anno. Rimane comunque poca l’attenzione posta sulle perdite idriche che occorrono durante la distribuzione dell’acqua. Un problema endemico, che riguarda tutta Italia ma che nel Mezzogiorno raggiunge livelli critici, con la sola Puglia, fra le regioni del Sud, a mantenere un dato di spreco dell’acqua leggermente migliore di quello medio nazionale (dati Istat).

Qualcosa però si sta muovendo. Il Pnrr ha infatti visto il nostro Paese ideare un Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico. L’Anbi ha effettuato la scorsa settimana un punto sulle attività fin qui realizzate nell’ambito del Piano. Da questo si evince che, per il momento, l’iter di realizzazione dei 136 progetti Pnrr gestiti dai consorzi sta rispettando i tempi previsti dal Piano. La strada sembra quindi tracciata, sempre che la burocrazia non si metta di mezzo.