Gravina rieletto presidente Figc
Non c'era spazio per alcuna sorpresa e non ce ne sono state. Gabriele Gravina resta alla guida della Figc, rieletto presidente per il terzo mandato con prospettiva di restare in sella fino al 2029 che significherebbe aver tenuto il comando ininterrottamente per oltre un decennio, risalendo la prima elezione al 2018. Non potevano esserci sorprese perché il quadro politico intorno a Gravina si era schiarito da tempo, da quando - uno dopo l'altro - il numero uno della Federcalcio era riuscito a mettere all'angolo i suoi nemici.
La fotografia nell'esito dell'assemblea elettiva che a Roma ha ratificato la sua rielezione: 98,68% dei voti e il resto (poco) in schede bianche. Quasi un plebiscito dopo mesi di tensioni e veleni. Da un lato l'insuccesso della nazionale all'Europeo di Germania della scorsa estate, colpo di spugna sulla vittoria a Wembley del 2021 incastonata in mezzo a due mancate qualificazioni mondiali (la prima a carico di Tavecchio), dall'altro le vicende giudiziarie che vedono Gravina impegnato a difendersi dall'ipotesi di reato di auto riciclaggio in un'inchiesta della Procura di Roma: a dicembre l'avviso di chiusura indagini. Vicenda sulla quale il presidente della Figc continua a ribadire la correttezza del suo operato e che non gli ha impedito di ricandidarsi.
Il dato politico, infatti, è che mai come in questo inizio 2025 nei palazzi del calcio italiano c'è una maggioranza solida. Un'onda che comprende anche la Lega di Serie A, l'unica componente a non sottoscrivere la candidatura di Gravina ma non per questo ostile dopo la marginalizzazione di Lotito e l'elezione di Ezio Maria Simonelli con numeri da record per le abitudini di via Rosellini a Milano. Il Gravina-ter nasce, insomma, sotto il segno di un mandato ampio ad agire.
Per fare cosa? Sul programma le priorità indicate sono la messa in sicurezza del sistema calcio e il suo sviluppo attraverso il via libera ai nuovi stadi, senza i quali l'Italia rischia grosso anche in vista dell'Europeo 2032 assegnato a Roma in condivisione con la Turchia. Dunque, ottenere dal Governo, con cui i rapporti sono stati tesi nei mesi scorsi per la scelta del ministro Abodi di commissariare la Covisoc, interventi legislativi che portino proventi da scommesse, tac credit per gli investimenti sui settori giovanili e sostegni diretti e indiretti a un mondo che sviluppa un Pil complessivo di oltre 11 miliardi di euro.
A questo si aggiungono le nuove norme di controllo economico e finanziario perché il calcio continua ad essere un enorme bruciatore di denaro e le sfide che riguardano anche Fifa e Uefa, alle prese con pulsioni centrifughe. Molto della conferma del consenso, però, passerà dai risultati della nazionale di Spalletti che nei prossimi mesi sarà impegnata nelle qualificazioni al Mondiale 2026 che l'Italia non può in nessun modo permettersi di bucare, mancando dal torneo iridato dall'ormai lontano 2014.