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Panorama
Январь
2025

Il Garante per la privacy blocca DeepSeek, l’IA cinese che infiamma il duello con gli Usa

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L’AI cinese manda in tilt l’Occidente, ma in Italia non c’è più spazio per DeepSeek. Il software sulla bocca di tutti dopo le rivelazioni arrivate da Pechino circa le prestazioni e convenienza economica per l’addestramento del software, è stato bloccato con effetto immediato dal Garante della privacy. Perché DeepSeek non può trattare i dati degli utenti italiani. Questo è il motivo per cui il Garante ha aperto un’istruttoria contro l’azienda cinese, che ha fornito all’Autorità una risposta insufficiente sulle modalità con cui raccoglie e gestisce le informazioni degli utenti.

DeepSeek ha riferito di non operare in Italia e che perciò non deve sottostare alle norme previste dal GDPR, il regolamento sulla protezione dei dati in vigore in Europa. La realtà è diversa, perché in specifici casi le regole riguardano anche chi opera oltre i confini europei e ha versioni del sito in lingue europee. Un copione che si ripete altrove, poiché l’operato di DeepSeek non è stato messo sotto accusa solo in Italia; anche le Autorità di Francia e Irlanda hanno chiesto informazioni per approfondire come la compagnia cinese tratta i dati degli utenti che usano i suoi modelli IA.

Vale la pena ricordare che nel marzo del 2023 il Garante italiano aveva avanzato le stesse richieste, con conseguente apertura di un’istruttoria e blocco temporaneo di OpenAI, per le modalità operative di ChatGpt. La compagnia di Sam Altman è tornata alla ribalta proprio per l’exploit cinese, lanciando in maniera velata accuse circa una potenziale furto di proprietà intellettuale. Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’azienda avrebbe riscontrato prove di ‘distillazione’, una tecnica che gli sviluppatori sfruttano per accelerare sviluppo e prestazioni di modelli più piccoli, ricorrendo a software più grandi ed efficaci. In tal modo, ci si assicurano risultati migliori a fronte di spese limitate. Si tratta di accuse da provare, ovviamente, ma negli Stati Uniti non hanno dubbi: “Sono evidenti le prove contro DeepSeek”, ha dichiarato David Sacks, il miliardario incaricato da Trump di supervisionare due settori strategici come intelligenza artificiale e criptovalute.

Come già per TikTok, le altre IA cinesi (su tutte quella di Alibaba) e più in generale servizi e piattaforme partiti da Pechino alla conquista del mondo, tra dirigenti dell’amministrazione a stelle e strisce cresce il timore per i rischi legati alla sicurezza informatica. Per ovviare al problema, Trump ha già rilanciato il guanto di sfida con Stargate, un piano da 500 miliardi di dollari mirata alla creazione di una infrastruttura IA nazionale. Un impegno gravoso con una cifra enorme sul piatto, che coinvolgerà Oracle, OpenAI e SoftBank, mentre Microsoft e Nvidia sono le prime candidate ad allungare l’elenco delle grandi compagnie chiamate a realizzare una serie di progetti in grado di far emergere il primato Usa in un settore determinante per il futuro del Paese.