Vlahovic e la Juventus, addio da 130 milioni di euro
Lo sbarco di Kolo Muani sul pianeta Juventus imprime una nuova accelerazione al caso Vlahovic. Il serbo, scadenza di contratto nel 2026 e trattativa mai decollata per adeguarlo alle esigenze finanziarie del club, è sempre più un peso per i bianconeri. Fuori per scelta tecnica nelle ultime due contro Milan e Bruges (21 minuti complessivi in campo) pur in assenza di un altro centravanti di ruolo in rosa, Vlahovic rischia di finire in fretta alle spalle del francese nelle rotazioni di Thiago Motta. Il quale ha dimostrato con i fatti di non ritenere Dusan l'uomo ideale per la sua idea di calcio, anche a costo di dover adattare giocatori non di ruolo per coprire le sue panchine o sostituzioni a gara in corso, figuriamoci adesso che l'alternative c'è.
Il piano inclinato verso l'addio di Vlahovic alla Juventus appare, dunque, una realtà. A fidarsi delle parole di Cristiano Giuntoli, dopo la chiusura della finestra invernale di mercato le parti torneranno a discutere di quel contratto non più sostenibile: 10,5 milioni netti fino a giugno e 12 per l'ultima stagione in bianconero, eredità delle scelte di Maurizio Arrivabene nel gennaio 2022 quando il serbo fu strappato alla Fiorentina nel mezzo della lunga volata per un posto nella Champions League.
Il problema è che, viste le cifre in gioco, la strategia di marginalizzarlo per spingerlo all'addio espone tutti - società compresa - al pericolo di vivere un costosissimo contenzioso. Non l'ideale per chi ha un bilancio in forte disequilibrio (meno 200 milioni al 30 giugno 2024) e, pur avendo abbassato il monte ingaggi, continua ad avere la rosa più costosa nella somma tra stipendi e ammortamenti di cartellini.
Far fuori Vlahovic significa in concreto certificare il fallimento di un'operazione costata fin qui oltre 130 milioni di euro alla Juventus tra cartellino (86 milioni commissioni, bonus e contributo di solidarietà compresi) e ingaggi (45 al lordo con altri 35 da versare prima del giugno 2026). Un flop clamoroso con tanti padri. Chi ha puntato una fiche così costosa nel 2022, certamente, e chi non è stato capace di valorizzarla in campo oltre, ovviamente, allo stesso calciatore che non ha confermato le belle cose fatte vedere nella Fiorentina.
La differenza è che un anno fa la colpa delle difficoltà di Vlahovic veniva addebitata tutta al gioco troppo difensivo di Allegri, mentre oggi viene dato per scontato che la responsabilità sia del serbo e non di Thiago Motta. Questione di punti di vista o di narrazioni. I numeri dicono che oggi Dusan ha segnato 12 gol a metà stagione (1.894' in campo, uno ogni 157') e nello scorso inverno, allo stesso punto della stagione, era a quota 9 con il solo campionato a disposizione (uno ogni 137'). Tradotto: il suo problema non sono le reti ma tutto il resto.
In ogni caso, il rapporto pare avviarsi al capolinea. Le prossime settimane chiariranno con quali rapporti di forza e con quale orizzonte. A bilancio il peso di Vlahovic rimane poco sotto i 30 milioni di euro mentre il suo valore sul mercato è inversamente proporzionale al tempo che scorre. Giuntoli dovrà compiere un mezzo miracolo per consentire una exit strategy il meno costosa possibile alla Juventus, archiviando così l'ultima eredità della gestione precedente.