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Ucraina, contro i droni con fucili da caccia e proiettili speciali

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Contro i piccoli droni, specialmente quelli nati per uso commerciale e trasformati in ordigni, tornano a essere efficaci i fucili di precisione. Così, sia i russi, sia gli ucraini, stanno sperimentando munizioni di diverso tipo rispetto alle classiche pallottole singole a forma di ogiva.

L'efficacia di armi leggere è quindi in valutazione, anche perché si fonda essenzialmente sulla precisione di chi spara per colpire il drone contro quella di chi lo pilota, che deve compiere traiettorie quanto più imprevedibili per evitare le azioni di difesa e arrivare al bersaglio. Tutto si gioca quindi negli ultimi 150 metri di volo, quando ormai l’operatore ha scelto che cosa colpire mentre chi deve difendersi può aver cominciato, ma non è scontato, a sentire il rumore delle eliche che si avvicinano. La tecnica vede quindi realizzare munizioni composte da pallettoni di calibro medio piccolo, sparate ad altissima energia in modo da divergere il meno possibile per colpire più parti di un drone, e di sostituirle a quelle in dotazione per combattere, ovvero i proiettili 5,45 x 39 mm usati nei fucili d'assalto. Non servono grandi calibri per abbattere droni costruiti in materiale leggero; nel caso poi dei quadricotteri per uso ricreativo e modificati per scopo bellico, è sufficiente danneggiare un’elica per farli precipitare.

Da parte russa è da tempo noto l’uso di fucili da caccia calibro 12 per questo scopo, spesso posizionando un tiratore sul retro di ogni veicolo militare che transiti vicino al fronte in funzione di ultimo baluardo per la salvezza dell’equipaggio, ovvero quando eventuali sistemi elettronici per l’intercettazione (che disturbano i segnali radio di controllo del drone), non sono disponibili, non possono essere spostati con facilità oppure hanno fallito. Un’altra tattica vede invece la ricerca del luogo di decollo del drone e la neutralizzazione della postazione con l’artiglieria, ma risulta oltremodo dispendiosa e complessa, anche per via del fatto che i piccoli droni, caricati con esplosivo, a causa del maggiore peso non possono volare per lungo tempo né per lunghe distanze. Diversa invece la resistenza a queste tattiche da parte dei piccoli droni non controllati a vista dal pilota ma condotti nella modalità Fpv (Visuale in prima persona), poiché più resistenti e veloci in quanto progettati per le gare di velocità (arrivano a oltre 140 km/h) e alta manovrabilità. Ma hanno meno autonomia e il tempo di volo medio durante un attacco è compreso tra cinque e sette minuti, quindi è essenziale pilotarlo con traiettorie più dirette possibili. In questo caso colpirli è più difficile e per aumentarne l’efficacia occorre ampliare la superficie coperta dalla rosa dei proiettili.

Da quanto sperimentato dai soldati sul campo di battaglia, nella maggior parte dei casi anche i droni Fpv sono stati abbattuti, tuttavia rispetto a quelli tradizionali la percentuale di quelli colpiti ma rimasti in volo è stata superiore. L’industria militare è da sempre sensibile alla necessità di poter fornire sistemi antidrone, ma questi si sono rivelati spesso molto costosi, ingombranti e complessi da movimentare. Si trattava, inizialmente, di apparati per guerra elettronica in grado di disturbare o sovrastare i segnali radio di comando e controllo, che soltanto in seguito sono stati migliorati e dotati di analizzatori in grado di comprendere il contenuto dei segnali stessi per divenire più efficaci. Inoltre hanno in genere una portata limitata. Diventa quindi evidente che se tali sistemi possono essere giustificati laddove da difendere c’è una postazione fissa, nei casi dei convogli e delle squadre di soldati è più economico ed efficace ricorrere ai fucili da caccia. Per questo il produttore di cartucce svedese Norma, appartenente alla holding Beretta, ha sviluppato lo Ad-Ler (Anti-drone Long effective range) pensata per il contrasto dei droni Pfv.


(Norma)

Si tratta di una munizione calibro 12/70 da 34 grammi con pallini in tungsteno che viaggiano a 405 metri al secondo (1458 km/h all’uscita della canna), che può abbatterli causando danni catastrofici fino a 50 metri di distanza, utilizzabili con armi come il fusile Benelli M4. A dimostrazione che spesso la semplicità batte la tecnologia.

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