Trump e lo ius soli: come stanno davvero le cose
Grande scalpore ha suscitato il fatto che Donald Trump abbia firmato un ordine esecutivo, si è detto, contro lo ius soli. Da più parti, si sono levate lamentele sia dal punto di vista politico che tecnico. C’è infatti chi fa notare che lo ius soli è disciplinato dal Quattordicesimo emendamento. Ne consegue che un semplice ordine esecutivo non può certo abrogarlo.
E allora come stanno realmente le cose? In realtà, con quel decreto il presidente non ha abrogato lo ius soli. Ha semmai prescritto una sua interpretazione più restrittiva, sostenendo che tale principio non può valere per i figli degli immigrati irregolari o dei visitatori temporanei. Una decisione, quella di Trump, che ha un valore prevalentemente deterrente. Tuttavia, per capire la questione dal punto di vista tecnico, è necessario fare brevemente un passo indietro.
Il Quattordicesimo emendamento stabilisce che “tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla loro giurisdizione sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono”. Tale dispositivo fu approvato nel 1868 e la sua finalità principale era quella di definire la cittadinanza degli schiavi liberati, che erano nati in territorio americano. Ricordiamo infatti che, tre anni prima, il Tredicesimo emendamento aveva abolito la schiavitù.
Ebbene, secondo quanto si legge nel testo dell’ordine esecutivo, l’attuale presidente non abroga, né potrebbe farlo, lo ius soli, ma ne prescrive un’applicazione in senso restrittivo. In altre parole, il fatto che il Quattordicesimo emendamento parli di persone “soggette alla giurisdizione degli Stati Uniti” significa che lo ius soli non può essere applicato ai figli di immigrati irregolari o di visitatori temporanei, in quanto costoro non risulterebbero pienamente sottoposti alla giurisdizione americana.
Questo poi non vuol dire che il decreto non dovrà probabilmente fronteggiare dei ricorsi legali. Ma non è detto che tali ricorsi avranno necessariamente successo. Nel 2018, la Heritage Foundation sostenne infatti che “il testo del Quattordicesimo emendamento deriva dal Civil Rights Act del 1866, che prevedeva che ‘tutte le persone nate negli Stati Uniti e non soggette ad alcuna potenza straniera’ sarebbero state considerate cittadini”. Inoltre, gli indiani d’America e i loro figli divennero cittadini solo quando il Congresso, nel 1924, approvò l’Indian Citizenship Act: è chiaro che tale legge non sarebbe stata necessaria, se il Quattordicesimo emendamento avesse garantito incondizionatamente la cittadinanza a chiunque fosse nato in territorio americano. Insomma, l'ordine esecutivo di Trump potrebbe rivelarsi giuridicamente ben più solido di quello che crede qualcuno.