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Il Konè di Roma

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LR24.IT - A volte 400 sa essere superiore a 40 milioni. I 400 commenti, cifra di fantasia ma neanche troppo, piovuti addosso in pochi minuti all’account del Friedkin Group su un’intervista di Pickford in cui raccontava come la nuova proprietà avesse portato maggior stabilità all’Everton. Decisamente più instabile, invece, l’umore dei romanisti che da 24 ore venivano punti da indiscrezioni e aggiornamenti che ogni minuto spostavano Manu Koné verso l’ Inter . Costretti in qualche posto da ferragosto, a centinaia di romanisti non restava che organizzare un sit-in virtuale per far arrivare il proprio umore agli uffici della proprietà. Quel post sull’Everton arrivava al tempo giusto, una finestra aperta da cui far entrare il proprio pensiero sull’operazione da 40 milioni, all’incirca. Necessari, almeno nel racconto diffuso, al completamento della rosa e a portarsi avanti con i compiti a casa imposti dal Fair Play finanziario.

Dopo un’ora l’amministratore dei social del gruppo Friedkin aveva dovuto sigillare i commenti. Chiusi, tutt’altro che per festa. Chissà in quell’ora di tempo chi, o come, avrà spiegato ai vertici cosa stava succedendo. Nel frattempo il pomeriggio pare esaurirsi nel silenzio di nuovi aggiornamenti sulla faccenda. Finché alle 19.44 Gianluca Di Marzio, di colpo, preme invio sul seguente messaggio: “La Roma ha deciso di tenere Koné: non ci sono le condizioni per proseguire la trattativa con l’Inter” . Fabrizio Romano, 7 minuti più tardi, conferma lo scenario ma introduce i personaggi principali: “La famiglia Friedkin proprietaria della Roma vuole tenere Koné dopo gli approcci ufficiali dell’Inter di giovedì. Gasperini ha detto al club che considera Koné centrale nel suo progetto. Il tentativo dell’Inter è stato respinto” . I Friedkin parevano essersi affacciati alla finestra, annusato l’umore popolare, fatto vibrare il pollice fino a porgerlo verso. Manu Koné resta, il ferragosto o quel che ne avanza è salvo . 400 è più di 40 milioni. Tutti al mare. Ma c'è vento. Allora a cena. C’è motivo di cui festeggiare.

La serata scorre veloce, si può rientrare e addormentarsi tra i guanciali di Sancho e Baily, che magari giocheranno con Koné. Si stanno svuotando i muretti del lungomare quando uno, in fondo al gruppo, fissando per terra domanda a sé e a chi lo circonda: “Ma allora perché lo stavano vendendo?”. “Chi l’aveva deciso?”. Qualcuno abbozza una risposta, si formano rapidamente le fazioni.

Gasperini , neanche una settimana fa, aveva raccontato di una “riunione bellissima” con la proprietà. Ribatte quello, tentando di spostare la discussione più in alto: “Possibile che non fosse stata già vagliata, in quella bellissima riunione, la possibilità di cedere Koné, o chi per lui, con tutto ciò che avrebbe comportato?” . Il gruppo prova a seguire il filo, anche se dentro sghignazza ripensando alla delusione inferta ai tifosi dell’Inter. Che fosse la mossa giusta o meno, se questa era la strategia decisa, perché fermarsi? S’inneggia alla rivoluzione, di continuo, ma non si accettano i costi che questa può imporre. O, ancora peggio, serve l’urlo dei social che batte sui finestrini per far riprendere la veglia al conducente prima di schiantarsi? Il popular mood advisor.

“Non portate Gasperini a Trigoria” , c’era scritto, in maniera ancora più netta in realtà, su uno striscione fuori dallo stadio a maggio. Un paio di settimane dopo sarebbe diventato l’allenatore della Roma. Se quella era la strategia decisa, valutata come la migliore per la Roma, non poteva essere il malcontento di uno, cento, quattrocento o quattromila tifosi ad annullarla. Sarebbero stati felici più in là, magari, a godere di una Roma forte. Grazie a quella strategia decisa e difesa. Nessuno risponde, tutti scrollano la home del loro social di riferimento: sorridono dentro a veder postata di continuo quella foto di Koné che impugna la bandierina.

‘Namo a dormì, che è tardi.