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PELLEGRINI: "La Roma è casa mia. Ranieri mi capisce. Mai pensato di andare via. Dopo Bruxelles parlai a Hummels"

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GAZZETTA DELLO SPORT - Lorenzo Pellegrini , il capitano della Roma, ha rilasciato un'intervista al quotidiano sportivo. Ecco le parole del numero 7 giallorosso, protagonista nell'ultimo derby con il gol che ha deciso il match.

Come si sta dopo aver deciso un derby? “ Bene, anche se era già qualche settimana che stavo bene. Nel senso che si è parlato forse anche un po’ troppo del mio umore. Era normale che fossi arrabbiato, le cose non stavano andando bene per tutti noi. E di questo ho parlato con il mister, anche se con lui non c’è neanche bisogno di parlare. Mi conosce bene, sotto alcuni aspetti ci assomigliamo e questo gli permette di capirmi. Lui è stato eccezionale, ha ridato a me, alla squadra e alla città quella serenità di cui avevamo bisogno ”.

Ranieri ha sempre parlato bene di lei, ma poi non la faceva giocare.  “ Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, quello di chi non dice troppe cose ma…. Per esempio, la famosa chiacchierata prima della Lazio è durata in tutto due minuti. Poi ci siamo abbracciati. Era una cosa che sentivo: gli voglio bene, lo stimo come persona prima ancora che come allenatore. Qui ha rimesso a posto un po’ tutte le cose. Poi è normale che si possano incontrare delle difficoltà, ma con lui ora ci sembra tutto più giusto ”.

Con i tre gol nei derby sta diventando un po’ l’incubo della Lazio. A quale è più legato dei tre?  “ Il più bello dal punto di vista estetico è quello su punizione, forse anche il più bello della mia carriera. Lì non ero sicuro di calciare, poi Mancini mi ha detto: ‘Lore, mettila’. E io l’ho messa. La rete in questo derby e quella di tacco sono invece più importanti. Questo non c’è neanche bisogno di spiegare perché, ma anche il primo è arrivato dopo un periodo un po’ complicato. E da lì siamo ripartiti ”.

Dopo il gol si è battuto a lungo il petto, sullo stemma. Che significato aveva quel gesto lì? “ A volte mi sembra che la mia riservatezza, il mio essere silente venga un po’ travisato, come se la personalità sia solo far casino. Per me non è così, la personalità è essere se stessi. Era un gesto per dire che questa per me è una società speciale, è casa mia. Non ci sarà mai un giorno in cui Pellegrini darà qualcosa in meno per la Roma. Era solo questo. Al di là di ciò che si dice su di me e su altri miei compagni, chi ci conosce sa che veniamo a Trigoria per fare il bene della Roma: che sia giocare, andare in panchina, anche lavorare per ritrovare il sorriso e poi rigiocare. L’impegno è sempre massimo, perché per me questa è una maglia molto speciale ”.

La gente al derby è tornata ad acclamarla, i fischi sono solo un brutto ricordo? “ Di questo sono contento, ho vissuto un momento difficile. Se un tifoso mi fischia perché gioco male ci sta, ma se succede a inizio partita perché qualcuno crede che io abbia fatto cose che non ho fatto, questo un po’ mi dispiace. Ma va bene uguale. vado avanti lo stesso. Quando Ranieri è arrivato non ero triste ma arrabbiato, perché le cose non stavano andando bene. E siccome io alla Roma ci tengo, quella situazione mi faceva male. E come quando torni in famiglia e capisci che qualcosa non va… ».

Lei è uno che interiorizza sempre tutto. Avere un carattere diverso l’avrebbe aiutata? “ È   vero, se le cose non vanno per il verso giusto ci sto male. Sono uno molto autocritico e sempre pronto a chiedere a me stesso cosa posso fare in più per gli altri. A volte però dovrei scindere l’uomo dal calciatore. Il calciatore dovrebbe sempre giocare con leggerezza, l’uomo non ci riesce. E avere un altro carattere mi avrebbe aiutato. lo non sono uno che riesce ad esternare ciò che è con tutti, quanto ci tiene a una cosa. Ma sono uno leale. E se dico che ci tengo alla Roma, è così. Altrimenti non lo direi ”.

Per la Roma ha rinunciato anche a un Europeo poi vinto dall’Italia.

Se n’è mai pentito? “ No, mai. lo penso sempre molto a ciò che faccio e quando torno a casa e mi lavo i denti devo essere contento di chi sono. Quella fu una non scelta, non ho mai messo in dubbio di non giocare quel derby. Quell’anno non eravamo ancora riusciti a vincere contro le squadre che ci stavano sopra. Quella era un’opportunità, non un problema. Mi sono preso le mie responsabilità, per me era importante giocare quel derby e vincerlo. E ci siamo riusciti ”.

Essere una persona riservata l'ha penalizzata?

" Non è una colpa essere fatto in un certo modo o in un altro. C'è chi riesce a liberarsi delle cose più velocemente e a viverle con maggiore leggerezza. Ma ognuno ha i suoi tempi per metabolizzare e trovare una soluzione. Ranieri questo l'ha capito: sa come sono fatto, mi era stato vicino anche a settembre. Il mister sa chi sono, mi capisce e questo mi dà serenità. Lui ti sa dire la cosa giusta al momento giusto. Mai troppo né troppo poco., E questo la differenza, soprattutto nei momenti di difficoltà ".

Totti ha detto che, oltre a essere un capitano vero, lei è anche una persona onesta. Nel calcio è meglio essere onesti o ruffiani? “ Dipende da come sei fatto, a me peserebbe di più guardarmi allo specchio e non essere felice di chi sono come persona. Ho sempre pensato che la persona viene prima del calciatore. Mi piace stare in famiglia, che poi è il mio equilibrio. Li capisci davvero quali sono le priorità della vita" .

Lei finora ha segnato 55 gol con la Roma, a 63 c’è De Rossi. È pronto a un piccolo sgarbo?

" Per il rapporto che abbiamo Daniele non si arrabbierebbe se lo superassi…Quando venne qui il primo giorno mi chiese di parlargli della situazione e mi disse: "Qualsiasi cosa succeda, sappi che ti voglio un bene dell’anima. Ma voglio più bene a me stesso, alla mia famiglia e alla Roma". Ho apprezzato, lui è uno trasparente, ti dice sempre la verità. Ho avuto la fortuna di essere allenato da grandissimi allenatori, ma lui non me l’aspettavo così pronto. Invece è stato fantastico, per me farà una carriera meravigliosa: è un uomo top, una persona ambiziosa, ha la capacità di non guardare in faccia nessuno e ha idee di calcio. Per me già adesso è un grandissimo allenatore" .

Le partite finora sono invece 302, per entrare nella top ten giallorossa deve arrivare alle 325 di Perrotta. Il che vuol dire dover andare avanti nelle coppe. La Roma può arrivare fino in fondo?

" Con Ranieri abbiamo ritrovato la via, siamo più positivi guardando al futuro. Ora dobbiamo solo lavorare e pensare gara per gara, mettendoci l’elmetto, come dice il mister. Con lui siamo più agguerriti, ci trasmette la voglia di dare tutto. Mi piacerebbe da morire riprenderci ciò che ci è stato tolto a Budapest. Di certo lotteremo fino alla fine per provarci ".

Il momento più bello e quello più brutto da quando è tornato alla Roma.

" Facile, le due coppe. La Conference è storia, rimarrà lì per sempre. Era un sogno, anche con la mia famiglia, che è tutta romanista. Difficilmente penso che rivivrò un’emozione così: era il primo trofeo, da capitano, una gioia che non sarebbe raggiungibile neanche con altri trofei perché quello era il primo.

Il più brutto Budapest. A inizio partita guardavo i miei compagni e vedevo che stavamo bene. Abbiamo fatto 35′ fantastici, lì mi dicevo: “Segniamone un altro che ne facciamo tre". Eravamo perfetti. Poi abbiamo visto tutti cosa è successo… ".

La Conference l'ha alzata da capitano. Ma in tutti questi anni la fascia le ha mai pesato?

" Assolutamente no. Giocare, segnare, fare gol e ritrovarsi con sé stessi e con la piazza a volte è stato complicato. Ma come ho detto, sono uno che si è sempre preso le sue responsabilità, sia nei momenti belli sia in quelli brutti.

Per me la fascia è sempre stata un vanto, un orgoglio, una responsabilità che dura tutta la settimana, non solo la domenica. Ecco, a volte forse sono più bravo ad aiutare gli altri che me stesso. Cerco sempre di essere importante per i miei compagni, di aiutarli nelle difficoltà ".

Del resto di recente l’ha ricordato anche uno come Hummels…

" Andai a parlargli dopo Bruxelles, dove giocò Cristante difensore centrale. Mi dispiaceva vederlo giù, gli dissi solo: "Mats, per qualsiasi cosa io ci sono". Lui è un ragazzo eccezionale e si è sempre comportato da campione qual è. Era giusto stargli vicino ".

Spalletti invece all’ultimo giro l’ha lasciata fuori dalla Nazionale. Quanto è dentro il progetto azzurro?

" Con il mister ho un buon rapporto umano. Ho capito quando non mi ha chiamato, sono uno obiettivo. Ci sta, si va avanti. Ma lui mi ha sempre fatto sentire dentro, rendendomi partecipe del progetto. Spalletti è un allenatore che ti migliora come giocatore e io sono contento di poterlo fare. Quando non giocavo mi ha detto di insistere, lavorare. E per me è importante farlo: allenarsi bene è un’opportunità, perché poi sai che quando il mister ti dà un’occasione puoi dimostrare di esserci. Cosa che è successa… ".

Tre aggettivi per descriverla come uomo?

" Buono, perché fondamentalmente lo sono. Poi testardo: anche se penso che posso sbagliare preferisco farlo con la mia testa che non fare la cosa giusta on quella di un altro. Infine leale, se ti devo dire qualcosa te lo dico. Non mi interessano nomi, vestiti o chi sei. Io do rispetto a tutti, ma mi aspetto altrettanto ".

La Roma non vince fuori casa da 16 partite. A Bologna domani si va per vincere?

" Sì, è il momento di invertire la rotta. È inaccettabile che una squadra come la Roma non vinca fuori da così tanto tempo, 16 partite sono quasi un campiona to intero. Ovvio che giocare all’olimpico ci dà una carica diversa. Ma ora dobbiamo dimostrare personalità anche lontano dai nostri tifosi ".

Anche per far contenti i Friedkin…

" In questi mesi è stato tutto molto più difficile anche per loro. Ma ogni volta che abbiamo modo di parlarci, lo facciamo sempre per un qualcosa riferito alla Roma, per il bene del club. È importante avere una presidenza che ci tenga davvero. Perché la Roma non è un club come gli altri: se ti compri la Roma, ti compri Roma tutta ".

Ma lei in passato ha mai pensato di andare via?

" No, mai. Di momenti duri ne ho vissuti tanti, ma anche di meravigliosi.

Ma non sono uno che scappa. Credo che davanti alle difficoltà uno si debba assumere le sue responsabilità. Ed è quello che il mister mi ha letto negli occhi prima del derby. Qui un momento normale diventa bello, uno bello diventa meraviglioso e uno negativo diventa un disastro. Roma è questa, vive di passione. E io questa passione qui me la vivo al cento per cento " Per chiudere, se il prossimo anno arrivasse il suo “idolo” Montella che sensazione le farebbe?

" Sarebbe curioso, da piccolo facevo l’attaccante ed esultavo come lui, poi me lo sono ritrovato come allenatore nelle giovanili. Lo stimo tanto. Ma su queste cose non metto mai bocca, non decido io. Al contrario di ciò che si è detto in passato… ".