La capacità nel cambiare? A lezione da Chivu
É una vecchia nuova Inter. Christian Chivu non ha sconvolto l’assetto tecnico e tattico della squadra, (anche perchè poco aiutato dal mercato), ma sta comunque dando una sua impronta a quelli che sono i dettami del gioco da esprimere. L’allenatore rumeno sta dimostrando capacità nel cambiare senza stravolgere. Tutto questo è sinonimo d’intelligenza
Continuità con il passato…
Il primo passo intelligente di Chivu è stato quello di determinare una continuità con il passato. L’allenatore non ha “preteso” subito di cambiare modulo, (3-4-2-1), ma ha preferito andare avanti con il sistema di gioco che, negli ultimi anni, ha fatto le fortune della formazione meneghina. Anche da questo si vede la capacità nel cambiare
Tre difensori, cinque centrocampisti e due attaccanti. É ancora questa la strada maestra che caratterizza lo sviluppo tattico della manovra nerazzurra favorendo delle fondamenta su cui, gli interpreti, si trovano a proprio agio. E’ partendo da questa base che l’allenatore sta inserendo, man mano, le proprie idee senza stravolgere quello che è lo spartito principale
Quest’aspetto, a nostro avviso, è sinonimo di profonda intelligenza di un ex calciatore che ha capito come “entrare” in uno spogliatoio di campioni, (che lui stesso ha vissuto in passato), e ottenerne il meglio da un punto di vista di calciatori, ma anche, (o soprattutto), umano. In questo Chivu è stato molto bravo e, non a caso, sta raddrizzando la barca sbandata due volte consecutivamente tra Udinese e Juventus
La capacità nel cambiare….
Fatta la base, attraverso la scelta del modulo, Chivu sta, in altre sfumature, cercando di far comprendere le proprie idee ai giocatori che si trova ad allenare. Progressivamente, con il passare delle sfide, si sta vedendo, sempre più, la mano dell’allenatore rumeno.
In primo luogo, sicuramente, è la fase di aggressione e riconquista palla a rappresentare un taglio differente rispetto al passato inzaghiano. Ora la formazione nerazzurra effettua un’aggressione un bel po’ di metri più avanti rispetto a quanto avveniva in precedenza favorendo il recupero palla anche vicino all’area di rigore avversaria, garantendosi, di conseguenza, una maggior pericolosità. In tal senso, aiutano a capire il miglioramento i dati rilevati in queste prime sfide giocate. In termini di aggressione l’intensità è aumentata del 19%, mentre l’efficacia ha avuto un upgrade del 26%.
Spostando il focus sulla pressione troviamo dati ancora più importanti, in quanto l’intensità è pari a +16%, mentre l’efficacia è tocca la soglia del +105%. Questi dati non sono frutto del caso, ma sono conseguenza di un lavoro fisico e tattico che sta man mano, sempre più dando i suoi frutti. Rapetti, con i suoi collaboratori, e Cecchi stanno lavorando in simbiosi modellando la macchina secondo il volere di Chivu. É conseguenza logica che l’alzarsi della pressione porta tutta la squadra a “guadagnare” circa un 5 metri rispetto agli altri anni con, quindi, una linea difensiva più alta.
Il secondo aspetto, in cui si sta vedendo il cambiamento, è legato allo sviluppo del gioco. In tal senso, rispetto al passato, si sta vedendo una maggior verticalizzazione. I giocatori dell’Inter cercano, nello sviluppo, di attaccare in maniera diretta le linee nemiche senza tergiversare con un gioco macchinoso e dispendioso. L’1-0 alla Cremonese, che riprenderemo anche dopo, è il manifesto di quanto detto fino ad ora. Aggressione alta e verticalizzazione per lo scatto di Bonny. La percentuale legata ai passaggi progressivi vede l’Inter passare dal 16°posto dell’anno scorso al 5° di quest’anno, (contando ovviamente le 20 squadre di A), mentre il salto è più ampio (da 17° a 4°), nella percentuale di passaggi effettuati nell’area avversaria.
L’analisi degli interpreti
Nascoste tra le pieghe delle partite ci sono altre indicazioni legate agli interpreti. Non si tratta di buttare qualcuno giù dalla torre, ma di analizzare alcuni aspetti fuoriusciti dalle diverse partite giocate dall’Inter
Akanji, ad esempio, rappresenta oramai un punto fermo che aiuta le idee di Chivu in virtù della sua intelligenza tattica e al suo buon passo in fase di recupero. Il ballottaggio Acerbi-De Vrij sta dimostrando di non avere un vero vincitore. L’olandese, tuttavia, meriterebbe di guadagnare i galloni da titolare per la sua capacità di occupare lo spazio senza avere un riferimento centrale.
A centrocampo si nascondono le indicazioni più interessanti. Le due vittorie più incoraggianti, oltre che più roboanti, della stagione sono coincise con la presenza di Barella come regista e la contemporanea assenza di Calhanoglu. Sarebbe inguisto relegare Chala a riserva, ma Barella sembra più predisposto, secondo le idee di Chivu, al ruolo da mediano. E’ stato lui, infatti, a recuperare di forza la palla da cui è uscito l’1-0 di sabato scorso. Un centrocampo con Barella play e il duo Sucic-Calhanoglu mezz’ali garantirebbe il giusto mix di sostanza e qualità anche nello sviluppo del gioco.
Davanti, invece, la Thu-La non è più sola. Bonny e Pio Esposito si sono dimostrati riserve di valore all’interno dello scacchiere nerazzurro. Tutte e quattro le punte garantiscono uno sviluppo diverso del gioco a seconda degli interpreti e, allo stesso modo, ognuno di loro può giocare con gli altri tre definendo di volta in volta i movimenti del reparto. L’unico vero 9 è Pio, mentre gli altri tre hanno peculiarità che gli permettono di giocare anche come seconda punta. Il più seconda punta è sicuramente Lautaro ma il reparto attaccanti nerazzurro dà la possibilità a Chivu di scegliere ogni volta
Chivu ha messo in luce una capacità nel cambiare senza stravolgere. Sta nascendo una nuova Inter. Il tempo dirà quanto vincente
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