ru24.pro
Giopirotta
Январь
2020
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31

Lofoten 2019

0

Dopo cinque anni di cicloviaggi forse era giunto il momento di cambiare, non che fossimo stufi di viaggiare con le borse sulla bici, però sai, quando i tuoi genitori si auto-regalano per la pensione un Campster della Pössl (diciamo una versione un filo più economica del famoso California della Volkswagen) e te lo prestano, uno ci pensa!
Tra le tante idee da poter fare con tre settimane di ferie c’erano quelle isole Lofoten che già avevamo cercato di raggiungere nel lontano 2014 in occasione del nostro primo viaggio in bici, meta poi scartata per i costi proibitivi dell’aereo.
Mappa da una parte, foglio excel dall’altra, l’idea condivisa con Maddi è quella di dedicare almeno una decina di giorni sulle isole, che alla fine sono i più facili da programmare visto che tra giri in bici ed escursioni a piedi c’è l’imbarazzo della scelta. Almeno tre giorni ad andare e altrettanti a tornare saranno soltanto di auto visto che Inzago dista dalle Lofoten più di 3000 chilometri. A conti fatti avanza ancora qualche giorno da tenere di scorta per eventuali imprevisti o maltempo, più qualche giorno per visitare qualcosa durante il viaggio.
Copenaghen e Stoccolma sono due città in posizioni perfette per un giorno di break nella lunga risalita e discesa del continente, dopodichè avendo scelto di salire per la Norvegia abbiamo deciso di dedicare un giorno allo Jotunheimen e uno alla zona di Geiranger e Trollstigen.
Per il ritorno invece abbiamo optato di scendere dalla Svezia fermandoci ad Abisko sul Kungsleden e poi vedendo strada facendo cosa ci avrebbe ispirato di più.

København

Partenza serale, la prima notte passata nel macabro autogrill tedesco di Achstetten poco oltre il confine austriaco, un giorno intero di viaggio lungo tutta la Germania sotto il sole cocente e tra mille lavori stradali, un traghetto per la Danimarca ed eccoci finalmente arrivati a Copenaghen!
Il campeggio rimane abbastanza fuori dalla città, enorme, bellissimo, pulito e immerso nel verde, punto di partenza ideale per visitare la capitale in bicicletta il giorno successivo.
Primo impatto con le ciclabili di Copenaghen in una sola parola? Paradiso!
Sarà che è Sabato, sarà che fa caldo, sarà che è una giornata fantastica, sarà che la città è fatta ad arte per essere girata su due ruote e su 40 chilometri ne abbiamo fatti praticamente 39 su pista ciclabile, ma Copenaghen è fighissima.

Girovaghiamo tutto il giorno per il centro tra il porto vecchio di Nyhavn e le sue case colorate, la zona della città libera di Christiania con i suoi profumi da sballo, uno smørrebrød e una birra fresca in riva al canale, una toccata e fuga alla deludente sirenetta e un giro al mercato di Torvehallerne.
Per certe idee e modi di pensare mi sento molto vicino alla cultura nordica, mi piace vedere la gente in bici ferma al semaforo in fila ordinata, vedere cartelli no cash alle vetrine dei negozi, vedere che le ciclabili non sono invase da pedoni o da auto parcheggiate.
Non sono mai stato un sostenitore della mobilità sostenibile a tutti i costi, ma certo è che se da noi si facesse la metà di quello che c’è qui sarebbe già un successo! Si tratta di una questione di cultura, al nord avranno sicuramente tanti altri problemi, perchè come sempre non è tutto rosa e fiori, ma su questo sono avanti anni luce, pochi cazzi.

Jotunheimen

Dalla Danimarca il nostro viaggio verso nord ci porta ad attraversare il ponte Øresund (nota per i malati di serie tv, no, al nostro passaggio non abbiamo visto cadaveri sul confine in mezzo al ponte). Stiamo in Svezia giusto per qualche centinaio di chilometri e proseguiamo verso Oslo per poi tirare dritto fino allo Jotunheimen Nasjonalpark passando anche per Lillehammer, guardando da lontano i luoghi dell’impresa storica di quella mitica staffetta olimpica.
Qualcuno conosce lo Jotunheimen come la terra dei giganti di ghiaccio di Thor, in norvegese infatti significa proprio “casa dei giganti” e si tratta di uno dei tanti parchi nazionali del paese. Al suo interno si trova il monte Galdhøppingen, la vetta più alta del paese con i suoi 2469 metri, e si snoda anche una delle strade panoramiche più famose, la Sognefjellvegen!
Insomma, lasciando perdere discorsi da promozione turistica e amarcord sportivi, arriviamo al campeggio di Bøverdalen e piazziamo il nostro pullmino nel prato, meteo perfetto, nemmeno troppo freddo, si può tranquillamente mangiare fuori, tanto qui fa buio tardi!
Maddi è veramente da tanto tempo che non sale in bicicletta e certamente quello che abbiamo in mente di fare il giorno dopo non è il giro ideale, ma non possiamo lasciarci scappare l’opportunità di percorrere questa strada. Il mattino ci alziamo e fuori c’è una giornata spaziale, sole e caldo, un meteo perfetto che ci accompagna per tutta la salita.
La strada sale in maniera irregolare, ora tira, ora spiana, poi un tratto in contropendenza seguito da un tratto pianeggiante che costeggia uno dei tanti laghetti, poi ancora sale decisa, non è facile prendere il ritmo!

In compenso il panorama intorno è semplicemente qualcosa di strepitoso, ma più si sale e più comincia a tirare un maledetto vento contrario.

Ci fermiamo in uno spiazzo a un paio di chilometri dalla cima per mangiare qualcosa, Maddi è abbastanza provata e decide che può bastare così. Anche per me andrebbe bene fermarmi lì, ma Maddi mi conosce e insiste dicendomi di andare fino in cima che lei si piazza sul sasso a prendere il sole.
Non me lo faccio ripetere due volte, rimonto in sella e conquisto la cima con i ghiacciai che salendo compaiono dietro le montagne più vicine, spettacolo puro!

Una volta ritornati al campo base non è tardissimo, gelato volante e decidiamo di tirare giù il tetto del pullmino e salire fino a Juvasshytta, punto di partenza per le escursioni sul Galdhøppingen a 1840 metri.
La strada è incredibilmente ripida, che i muretti del Trittico spostati proprio! A pensare che inizialmente avevo ipotizzato di salire qui in bici mi viene un colpo.
In cima mettiamo gli scarponi e facciamo un pezzo a piedi sul sentiero fino a raggiungere la neve, niente di che, ma già che eravamo in zona sarebbe stato stupido non venire fin qui ad ammirare questo strano paesaggio lunare.

Geiranger & Trollstigen

La strada per le Lofoten è ancora lunghissima e nel nostro avvicinamento decidiamo di percorrere in auto la strada panoramica che passa dal Geirangerfjord e percorre poi il mitico Trollstigen, una delle strade, a detta di tutti, più belle della Norvegia.
La giornata è ancora perfetta, guidare qui è un piacere per gli occhi e la tentazione di tirare giù la bici è tantissima, dovremo tornarci, è deciso!
Arrivati al passo sopra Geiranger ci buttiamo in picchiata verso il paesino ammirando scorci strepitosi sul fiordo. Una volta arrivati alle prime casette ci troviamo davanti una brutta sorpresa: la nave da crociera ha appena attraccato e il paese sta per essere invaso da un’orda di turisti con cappellino, infradito, macchina fotografica a scatto automatico continuo e senza senso. Insomma, senza nulla togliere a chi fa le vacanze in crociera, quando succedono ste cose a me e Maddi viene il prurito e l’idea di fermarci a mangiare qui ci passa in un secondo!
Tiriamo quindi dritti, altra salita pazzesca con vista sul fiordo, discesa verso il traghettino e poi ancora un po’ di strada fino a Trollstigen, la strada dei troll.

Il panorama è strepitoso, ma la discesa (che io vorrei fare in salita in bici) è una cosa spaziale, tornanti stretti, pendenza in doppia cifra, cascate e pareti verticali, una figata totale!
Soffia un vento pazzesco e in campeggio vola via di tutto, da bici a tavole da surf a noleggio, sarà una serata impegnativa con la tenda del tetto che si muove a ritmo con le folate e il pullmino che balla a destra e sinistra!

Moskenesøya

Dopo un giorno e mezzo di trasferimento verso nord siamo finalmente sul traghetto che da Bodø ci porta sulle Lofoten! Abbiamo fatto davvero un botto di chilometri, ma finalmente siamo arrivati e non vediamo l’ora di esplorare queste isole.
La prima su cui stiamo tre giorni è quella forse più selvaggia e meno urbanizzata, con tutta la parte sud-ovest totalmente wild, senza strade e senza paesini! Per camminare c’è l’imbarazzo della scelta, peccato però che per tre giorni non scende nemmeno una goccia, ma le nuvole sono pochi metri sopra la nostra testa.
Il primo giorno avremmo voluto salire verso il Munkebu Hut, ma la cappa grigia che volteggia sopra le cime delle montagna ci fa cambiare idea, optiamo quindi per un giro in bici verso Fredvang, tanto per assaggiare il clima nordico ed esplorare il nord-est dell’isola. Un giro tranquillo, anche per scaldare le gambe dopo i tanti chilometri di macchina, paesaggi grigi che sicuramente col sole guadagnerebbero un sacco. Arriviamo a Fredvang abbastanza infreddoliti, una fetta di torta e un caffè caldo è quello che ci vuole prima di tornare indietro verso Reine e le sue case dei pescatori, le cosiddette Rorbu, simbolo delle Lofoten.

Il secondo giorno decidiamo che si cammina, ancora il cielo non è dei migliori, ma come ieri non piove mai, in compenso però c’è un’umidità pazzesca che forse è quasi peggio! Dal campeggio mettiamo gli zaini e via verso Å, l’ultimo paesino prima della natura incontaminata.
Appena prima della galleria che porta al villaggio prendiamo il sentiero sulla