“Cassano tradì un patto e andò sotto la curva, io scesi dalla tribuna di corsa convinto di prenderlo a pugni”: il racconto di Lucarelli
“Presidente, ds, tutti. Mi hanno lasciato solo a combattere. È stato un anno tremendo. A un certo punto non avevamo nemmeno più i soldi per l’acqua o per andare in trasferta”. A parlare è Alessandro Lucarelli, fratello di Cristiano ed ex bandiera del Parma. Il riferimento è proprio al Parma e alla stagione 2014/15, quella del fallimento prima di ripartire dalla Serie D. “Noi ci allenavamo e intanto una gru portava via strutture e materiali della società. Sembrava un film di Fantozzi. Invece era vero: un incubo a occhi aperti”, ha raccontato a La Gazzetta dello Sport.
Lucarelli è stato una bandiera del club ducale ed è rimasto anche dopo il ritiro, fino ad agosto 2025, ricoprendo il ruolo di direttore dell’area prestiti. “Sono stato mandato via senza avere una spiegazione chiara. L’ho trovata una mancanza di rispetto grave, sia per me come persona che per quello che ho rappresentato per la città di Parma”.
Nel 2013/14 – ultimo anno con Tommaso Ghirardi alla presidenza – il Parma arrivò sesto, si qualificò in Europa League ma non la giocò per l’assenza della licenza Uefa. Nel 2014/15 successe di tutto, prima del fallimento. A un certo punto della stagione arrivò Giampietro Manenti, che si presentò con una conferenza stampa che fece il giro del mondo e che ancora oggi è spesso ricordata sui social. “Un pagliaccio. Fece quella conferenza stampa dal nulla, senza essersi presentato a nessuno. Poi venne in spogliatoio con un foglio bianco con scritto “100 milioni“. Dopo due settimane, ci disse che avevano sbagliato Iban a cui mandare i soldi. Io andai in banca e lo chiamai da lì… non sa quante gliene ho dette…”.
Furono mesi in cui Lucarelli ha spiegato di esser rimasto deluso da tanti: società, calciatori, ds. “Più di Ghirardi mi hanno deluso i giocatori che rifiutarono di abbassarsi l’ingaggio. E poi, in città o nelle interviste, facevano quelli innamorati del Parma. Mi fanno schifo. Non serve fare nomi, loro sanno a chi mi riferisco”. Tra questi anche Antonio Cassano: “Quello di Antonio è un caso a parte. Lui scelse di andare via e questo ci sta, ma sbagliò a tradire un patto fatto nello spogliatoio”.
Patto che lo stesso Lucarelli ha deciso di rivelare: “Io avevo proposto alla squadra di aspettare prima di mettere in mora la società. Antonio, invece, fece di testa sua. Alla vigilia di una partita col Cesena andò da un giornale a raccontare tutto. Poi andò sotto la curva a parlare con i tifosi, proprio lui che non aveva mai voluto farlo. Mirante gli urlò “puoi smettere di fare il fenomeno Anto”. Io ero squalificato e scesi dalla tribuna di corsa: andai in spogliatoio convinto di prenderlo a pugni. Per sua fortuna ci separò Luca Bucci, allora preparatore dei portieri. Tempo due giorni e rientrò tutto. Noi ci chiarimmo, ma lui scelse ugualmente di rescindere e andare via”.
L'articolo “Cassano tradì un patto e andò sotto la curva, io scesi dalla tribuna di corsa convinto di prenderlo a pugni”: il racconto di Lucarelli proviene da Il Fatto Quotidiano.
