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Morto l’ingegner Giorgio Corbellini, ordinario di Ingegneria elettrica

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PAVIA. E’ morto a 92 anni Giorgio Corbellini, ingegnere e professore ordinario del dipartimento di Ingegneria elettrica dell’università di Pavia. Lascia i figli Umberto,Paola, Giovanni (che vive a Pavia), Maria, i nipoti e il primo pronipote. I funerali saranno celebrati martedì 30 alle 15 nella parrocchia dei santi Carlo e Anna a San Felice di Segrate, dove viveva.

Corbellini si era laureato a Roma in ingegneria elettrotecnica sotto la guida di Arnaldo Angelini (che aveva contribuito grandemente alla ricostruzione della rete elettrica nazionale e poi divenne presidente dell’Enel), poi aveva iniziato a lavorare all’Edison-Volta e alla Riva all’inizio degli anni Sessanta. Nel 1963 diventa ricercatore alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano con Pietro De Pol, e negli anni Settanta arriva a Pavia dove, nel 1980, diventa ordinario di Impianti elettrici al dipartimento di Ingegneria Elettrica che ha diretto anche per alcuni anni.

Grande appassionato di Alessandro Volta, spesso alla fine delle sedute di laurea intratteneva studenti e famiglie con dimostrazioni pratiche degli esperimenti dello scienziato. E fu lui che, per le celebrazioni dei 40 anni della facoltà di ingegneria, rifece fedelmente l’esperimento con cui Volta mostrò il funzionamento della celebre pila a Napoleone. Nel 2009 Corbellini è stato premiato con la medaglia d’oro dell’ateneo: «La portava con orgoglio sulla toga con l’ermellino, in occasione delle lauree dei suoi studenti», raccontano i figli.

La sua ricerca riguardava soprattutto gli impianti elettrici di trasmissione e di distribuzione, la sicurezza elettrica – in particolare negli ospedali – e gli incendi di origine elettrica. Per questa sua competenza nel campo della sicurezza e dell’infortunistica era spesso sentito come consulente in materia di processi penali e civili. Nel 1986 ha fondato lo studio di ingegneria Corbellini, a Segrate, che tra le altre cose ha redatto le specifiche e i capitolati di manutenzione e di conduzione delle opere per la Piastra di Expo 2015 di Milano, l'enorme struttura di base in calcestruzzo su cui è stata costruita tutta l'area dell'Esposizione Universale. «Pur non avendolo avuto come professore, lo ricordo perché a Ingegneria era noto per essere una persona rigorosa, seria, dedita all’università» racconta il rettore Alessandro Reali. «Era apprezzato a livello nazionale come esperto di sicurezza e infortunistica elettrica – spiega Paolo Di Barba, direttore del dipartimento di ingegneria industriale e dell'informazione dell’università di Pavia –. Ha coniugato per tutta la vita una intensa attività professionale e accademica: aveva una personalità non comune, un carattere forte, una grande passione per la disciplina e un grande senso dell’istituzione accademica che con l’esempio cercava di trasmettere a studenti e colleghi». E non disdegnava la cultura letteraria, stupendo talvolta studenti e colleghi con citazioni ed endecasillabi danteschi.

«Era un uomo generoso – ricorda il figlio Umberto – nel tempo, nell’amicizia, nel dare importanza alle cose. Ha potuto fare quello che ha fatto grazie alla presenza di nostra madre, donna straordinaria, che lo ha sempre supportato». Uomo colto, ai suoi laureati Corbellini citava stralci del discorso che Clive Staples Lewis, autore delle Cronache di Narnia e saggista, tenne ai laureati del King’s College di Londra nel 1944: in ogni gruppo umano, spiegava, esistono “cerchie esclusive”, il “giro giusto” di quelli che sembrano saperne sempre una di più, che appaiono in grado di decidere davvero quello a cui gli altri poi inconsapevolmente obbediranno. La smania di entrare nella “cerchia esclusiva”, ammoniva Lewis, può fare di un galantuomo un mascalzone, piegando ogni sua attività all’inseguimento del potere solo per scoprire, ogni volta, che esiste una cerchia ancora più esclusiva. «Li ammoniva sull’esistenza di gerarchie formali e informali sul lavoro citando anche Guerra e pace – racconta il figlio – ma poi li consigliava: se lo scopo del lavoro sarà il lavoro, diceva, vi accorgerete di entrare in una cerchia esclusiva di persone che stanno bene insieme perché amano il lavoro, una cerchia di amicizia come quella descritta da Aristotele, l’amicizia tra buoni, che è sia utile che piacevole ma solo i buoni sanno cos’è. Perché se le persone amano il bene, si trovano insieme verso un bene comune. Mio padre aveva molti amici, dalle guardie giurate al muratore, al grande amministratore della Rai: stavano bene insieme perché amavano il proprio lavoro».