“David Bowie? Antipatico e geloso. Oggi vedo tante imitazioni: Achille Lauro, Maneskin, Rosa Chemical. Non imitano me, ma un’epoca che non si ripeterà, firmati da capo a piedi “: così Ivan Cattaneo
Si è esibito a Lodine, in provincia di Nuoro, ieri, domenica 28 dicembre. Ivan Cattaneo si è raccontato a La Nuova Sardegna a partire da cosa sognava di fare da bambino (“Il pittore. Già a 12-13 anni scartabellavo, dipingevo, ritagliavo, facevo occhi, bocche…”), passando per l’arrivo della passione per la musica (“Verso i 16 anni ho iniziato a suonare la chitarra…”) e fino al suo coming out: “Non si chiamava nemmeno coming out, non esisteva il termine. Lo ho fatto perché era inverosimile non farlo. Ero un personaggio di quel tipo, avevo una coscienza politica su quei temi. Ero il cantante del Fuori, il fronte rivoluzionario omosessuale. Io e Mario Mieli fummo tra i fondatori del movimento gay”.
Poi i ricordi della ‘swinging London’ dove racconta di avere conosciuto David Bowie: “Un pomeriggio a Portobello, doveva incontrarsi con Mark Edwards (produttore, ndr) e io ero con lui. Ancora non era molto famoso. Non ne ho un bel ricordo, molto antipatico. Era geloso che io frequentassi Mark. Grande artista ma umanamente non lo ho mai capito. Meglio Cat Stevens”. Ancora, il successo con Polisex (“Ai tempi non c’erano modelli precisi su amori che oggi definiamo fluidi, lgbt. Non c’era quel tipo di modello che c’è oggi e ho preso in prestito un termine freudiano. Musicalmente è nata con sovrapposizioni di voci che poi Mina ha ripreso per ‘Plurale e singolare'”) e fino alla virata verso il mondo dei reality: “Ho fatto ‘Music farm’ perché non c’erano più programmi di musica. Ne ho un ricordo meraviglioso: c’erano la Bertè, Riccardo Fogli, i Ricchi e Poveri. Il Grande fratello e l’Isola li ho fatti invece per soldi”.
Alla domanda se in giro ci sia un nuovo Ivan Cattaneo, risponde senza dubbi: “Vedo in giro vedo tante imitazioni: Achille Lauro, i Maneskin, Rosa Chemical. Ma loro non è che imitano Ivan Cattaneo, ma quell’epoca che non si ripeterà mai più. Loro sono tutti firmati da capo a piedi, noi ci vestivamo da soli. Forse Lucio Corsi ricorda un po’ me e Camerini. Il resto è solo un fattore di moda”.
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