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ATP Finals, Sinner e Alcaraz riscaldano i motori prima della finale

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È un pomeriggio di quiete prima della tempesta quello che accoglie Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sul campo centrale dell’Inalpi Arena. Poche ore alla finale, la quinta del loro 2025, eppure l’atmosfera ha la leggerezza concentrata dei grandi riti. Il pubblico che già affolla gli spalti per la finale di doppio approfitta curioso della finestra aperta sui due fenomeni del tennis mondiale: un allenamento che è un vero e proprio trailer di ciò che vedremo più tardi.

Palleggi lunghi, schemi consolidati: la routine che prepara alla guerra

Non c’è spazio per invenzioni. Il menù è quello dei giorni in cui si vuole solo sentire la palla, la corda, il fiato che entra ed esce con regolarità.
Per entrambi, palleggio da fondocampo prolungato, diagonali interminabili, poche variazioni, giusto ciò che serve per misurare il rimbalzo e l’impatto sulla superficie indoor torinese. Poi il capitolo rete: smorzate, chiusure al volo, servizio e volée, tutti quei meccanismi che sul veloce possono decidere tre punti su cinque.

Alcaraz e la caccia al vincente di dritto: l’arma che può rovesciare il tavolo

Carlos insiste a lungo sul suo marchio di fabbrica: dritto incrociato strettissimo, poi lo stesso colpo ma versione lungolinea, come volesse ricordare al campo, prima ancora che all’avversario, la bellezza rude del suo colpo più iconico.
La palla esce pesante, violenta, col rumore pieno di chi non vuole lasciare briciole: un linguaggio che conosciamo bene e che Sinner dovrà decifrare ancora una volta nella finale.

Sinner e il lavoro “alla Sinner”: precisione chirurgica lungo la riga

Dall’altra parte, Jannik rifinisce ciò che negli ultimi mesi è diventato un marchio di solidità: vincenti lungolinea, dritto e rovescio, con quell’economia di gesto che sembra quasi disegnare linee verticali sul campo.
È qui che la sfida si polarizza: incroci larghi e pesanti di Alcaraz contro verticalità e profondità di Sinner. E se ci fosse da dare un consiglio non richiesto solo per gioco, perché certo Jannik non ne ha bisogno, sarebbe quello di evitare il dritto di Alcaraz, ma lo sanno tutti, e soprattutto lo sa lui.

Il finale leggero prima della tensione: autografi, palline e un sorriso per Torino

Quando il lavoro è fatto, l’atmosfera cambia tono: Alcaraz si avvicina al pubblico, autografa palline, scatta foto con i tifosi che già affollano l’Inalpi Arena in attesa della finale di doppio. È una parentesi sorridente, un piccolo rituale di normalità prima del muro di tensione che arriverà più tardi. Da sottolineare anche l’abbraccio tra di due finalisti e i loro team alla fine dell’allenamento di Sinner e prima dell’inizio di quello di Alcaraz. Il messaggio che la rivalità non preclude la stima.