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Ceramica napoletana: origini e storia

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Ceramica napoletana: origini e storia di questa tradizione artigianale, nel post a cura di Napoli Fans

Quando si parla di Napoli, si pensa subito al mare, al Vesuvio e alla musica. Ma c’è un altro elemento che da secoli racconta l’anima creativa e colorata della città: la ceramica napoletana. Un’arte antica, fatta di mani sapienti, fuoco e colori vivaci, che ancora oggi rappresenta una delle eccellenze dell’artigianato campano e un simbolo del gusto mediterraneo.

Tra maioliche decorate, piastrelle smaltate e oggetti d’arredo dipinti a mano, la ceramica napoletana è una storia di tradizione, passione e maestria artigiana, che ha saputo attraversare i secoli mantenendo intatta la sua bellezza.

Le origini della ceramica napoletana

Le radici della ceramica napoletana affondano nell’antichità. Già ai tempi dei Greci e dei Romani, nelle zone di Cuma, Ischia e Pozzuoli, si producevano vasi, anfore e stoviglie in terracotta.

Queste prime forme di artigianato fittile servivano per la vita quotidiana ma avevano anche una funzione artistica e simbolica, con decorazioni ispirate agli dei e ai miti del mare.

Con il passare dei secoli, l’arte della ceramica si diffuse in tutta la Campania, grazie anche alla ricchezza dei materiali locali — argille di ottima qualità e abbondanza d’acqua — che resero possibile la nascita di botteghe artigiane in tutta la regione. Fu però tra il XVI e il XVII secolo che la ceramica napoletana cominciò a distinguersi per eleganza e originalità.

In questo periodo nacquero le prime botteghe specializzate nella produzione di maioliche smaltate, soprattutto nella zona di Capodimonte e nel centro storico di Napoli.

L’età d’oro: il Settecento e Capodimonte

Il vero splendore della ceramica napoletana arrivò nel Settecento, sotto il regno di Carlo di Borbone, grande appassionato di arte e collezionista di porcellane.

Nel 1743 il sovrano fondò la celebre Real Fabbrica di Porcellane di Capodimonte, all’interno della sua residenza reale, dando vita a una delle manifatture più prestigiose d’Europa.

Le porcellane di Capodimonte si distinsero fin da subito per la qualità del materiale, la delicatezza delle forme e la raffinatezza dei decori.

A differenza delle ceramiche tradizionali, la porcellana di Capodimonte era bianca, liscia e traslucida, realizzata con una miscela di caolino, feldspato e quarzo, cotta ad altissime temperature.

Le opere prodotte in quel periodo erano autentici capolavori d’arte: statuine di dame e cavalieri, pastori, nature morte, servizi da tavola e vasi decorati con motivi floreali e dorature.

Molti di questi pezzi sono oggi custoditi nel Museo di Capodimonte, che conserva una delle più importanti collezioni di porcellane reali del mondo.

L’arte di Capodimonte influenzò profondamente tutta la tradizione ceramica napoletana, diventando un marchio di eleganza e artigianalità riconosciuto a livello internazionale.

La ceramica popolare e le botteghe cittadine

Accanto alla raffinata porcellana destinata alle corti, Napoli continuò a produrre anche una ceramica più popolare, legata alla vita quotidiana e alle feste tradizionali.

Nei vicoli del centro storico e nei quartieri artigiani, come San Gregorio Armeno e i Decumani, le botteghe realizzavano piatti, brocche, mattonelle e presepi in terracotta, decorati con colori vivaci e motivi semplici ma pieni di personalità.

Questa produzione “popolare” divenne parte integrante della cultura partenopea. Le ceramiche venivano usate per arredare le case, rivestire i cortili e abbellire chiese e monasteri.

Molte chiese di Napoli, come Santa Chiara e San Gregorio Armeno, conservano ancora oggi chiostri maiolicati e pavimenti in ceramica, testimonianze di un’arte che univa sacro e quotidiano.

La ceramica napoletana popolare si distingueva per l’uso di colori caldi — giallo zafferano, verde oliva, blu cobalto — e per i soggetti ispirati alla natura e alla vita di tutti i giorni: limoni, pesci, fiori, animali e scene campestri.

L’Ottocento e il rinnovamento artistico

Con l’arrivo dell’Ottocento, la ceramica napoletana conobbe una fase di rinnovamento e diffusione internazionale.

Molti artisti e maestri artigiani aprirono nuove botteghe, non solo a Capodimonte ma anche nei quartieri di Vomero, Chiaia e Posillipo, reinterpretando la tradizione in chiave moderna.

In questo periodo nacquero le prime scuole d’arte applicata, dove i giovani imparavano le tecniche di modellazione, smaltatura e decorazione.

La ceramica diventò così un ponte tra arte e industria, mantenendo la qualità artigianale ma aprendosi al design e al commercio europeo.

Le esposizioni universali di Londra, Parigi e Vienna contribuirono a rendere famosa nel mondo la “Ceramica di Capodimonte”, sinonimo di lusso e perfezione.

Ancora oggi, il nome Capodimonte è utilizzato come marchio distintivo di porcellane pregiate, prodotte con tecniche tramandate da generazioni.

La ceramica napoletana oggi

Oggi la ceramica napoletana vive una nuova stagione di successo.

Artisti e botteghe storiche, spesso a conduzione familiare, continuano a creare pezzi unici interamente fatti a mano, utilizzando le stesse tecniche di secoli fa ma reinterpretandole in chiave contemporanea.

Tra i laboratori più famosi ci sono quelli di Capodimonte, dove si producono porcellane artistiche e soprammobili decorativi, e quelli della Costiera Amalfitana e di Vietri sul Mare, che pur avendo uno stile proprio, sono strettamente legati alla tradizione napoletana per colori e forme.

Molte botteghe del centro storico di Napoli, come quelle nei dintorni di Piazza San Domenico Maggiore e Via San Biagio dei Librai, offrono ai visitatori oggetti decorati a mano, come piatti, tazze, mattonelle e statuette che raccontano la vita napoletana con ironia e poesia.

Anche il design moderno si è innamorato della ceramica partenopea: oggi si possono trovare lampade, tavoli e complementi d’arredo realizzati in ceramica smaltata, dove la tradizione si fonde con la creatività contemporanea.

Le caratteristiche distintive della ceramica napoletana

Ciò che rende la ceramica napoletana unica è la cura dei dettagli e la vivacità dei colori.

Ogni pezzo è frutto di un lavoro manuale lungo e complesso: l’argilla viene modellata, cotta, smaltata e decorata con pennelli sottilissimi.

I motivi decorativi più comuni rappresentano limoni, mare, pesci, coralli, paesaggi vesuviani e fiori mediterranei.

L’uso dei colori vividi e solari riflette perfettamente la personalità napoletana: allegra, passionale e luminosa.

Anche quando la ceramica viene utilizzata per decorare spazi sacri o edifici storici, conserva sempre un tocco di calore umano e familiarità.

Dove ammirarla a Napoli

Chi visita Napoli può ammirare esempi straordinari di ceramica in molti luoghi storici.

Il Chiostro di Santa Chiara, con i suoi majoliche colorate del XVIII secolo, è uno dei più belli al mondo. Anche il Museo di Capodimonte ospita una vasta collezione di porcellane reali e opere prodotte nella celebre manifattura borbonica.

Per chi ama scoprire l’artigianato locale, vale la pena visitare i laboratori di Capodimonte e del centro storico, dove i maestri artigiani mostrano dal vivo le tecniche di lavorazione.

Molti negozi offrono anche corsi brevi di decorazione su ceramica, perfetti per turisti e curiosi che vogliono vivere un’esperienza autenticamente napoletana.

Conclusioni

La ceramica napoletana è una testimonianza viva della cultura e dell’identità della città. Ogni piastrella, ogni vaso, ogni statuina racconta la storia di un popolo creativo, devoto e amante della bellezza.

Dalle porcellane regali di Capodimonte alle maioliche popolari del centro storico, questa tradizione continua a brillare come una delle espressioni più autentiche dell’artigianato italiano.

E proprio come Napoli, la sua ceramica è colorata, appassionata e piena di vita, capace di trasformare anche un semplice oggetto in un capolavoro eterno.

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